Non c'è due senza tre

Scritto da Sonia
Sonia - Servizio civile, Tirocini

Quando mi capita di imbattermi in iniziative targate Giovanisì non posso che immedesimarmi e pensare alle esperienze che, sotto il segno di questo maxi cappello, ho portato avanti anche io, nel 2014 e nel 2015.

Penso al mio anno (6 mesi + 6 mesi) come addetta stampa (tirocinante) in un ente pubblico toscano e a quando, ai gemellati tedeschi in visita sul territorio, qualcuno mi ha presentata come “Young Yes Girl”. Una definizione che, a primo impatto, suscitò un po’ di perplessità (perchè immagino che sia potuto suonare un po’ ambiguo) ma che poi venne applaudita come “a good practice in job training”. Un’affermazione che mi sento di condividere perché, grazie a quell’esperienza, non solo ho potuto affinare le mie competenze nel campo della comunicazione, ma ho avuto la possibilità di essere integrata in un ufficio che, passo dopo passo, ho sentito sempre più mio. Con tutto ciò che ne deriva: dalla partecipazione attiva alle varie attività alle mie proposte e iniziative (spesso accolte), dagli spazi di autonomia alla fiducia nella condivisione (e nell’affidamento) di “compiti” di vario tipo. Il tutto, ovviamente, anche grazie a chi in quella struttura ci lavora a pieno titolo e che non mi ha mai fatto percepire la differenza di ruolo, ma mi ha sempre trattata come “risorsa da coltivare”. Alla faccia di chi crede che tirocinio equivalga a fare fotocopie!

Ad essersi arricchito è anche il mio bagaglio umano e relazionale

Ma “GiovaneSì” lo ero stata già un anno prima, nel 2014, in veste di  volontaria di Servizio Civile regionale. Mi occupavo di attività di comunicazione e di sensibilizzazione (nelle scuole e nelle università) per conto di un’associazione di volontariato (ero integrata nei suoi uffici di coordinamento regionale). Quello fu il mio primo confronto con una realtà lavorativa no profit, che mi ha aperto una finestra sul mondo del volontariato e mi ha aiutata a percepirne il valore (specie nell’affiancamento dei vari livelli di governo nell’erogazione di servizi di pubblica utilità).

E pensare che, prima di sperimentarlo, ero un po’ scettica verso un programma  che prevedeva una formazione di 6 mesi almeno (nel caso dei tirocini) fino a 12 mesi (nel caso del Servizio Civile)! Non tanto per la tempistica in sé quanto perchè, secondo me, il punto di criticità stava nel fatto di legittimare l’ente ospitante a favorire il ricambio annuale delle presenze/risorse (perchè nessuno gli vieta di proseguire su questa strada all’infinito, con la conseguenza di non spingere all’assunzione post formazione ma a puntare su una nuova persona da formare…e via con il circolo vizioso!). Ed in effetti continuo a credere che questo dovrebbe essere un fattore di distorsione su cui riflettere.

Ma, al di là di questo e delle competenze “pratiche” (che senza dubbio esperienze di questo tipo ti consentono di acquisire), in questi due anni  ad essersi arricchito è anche il mio bagaglio umano e relazionale. Infatti, non solo ho stretto legami di amicizia che continuo a portarmi dietro, ma ho avuto anche modo di conoscere realtà e acquisire contatti che mi sono tornati utili, in chiave lavorativa, una volta ultimato il mio “biennio formativo”.

E, per chiudere il cerchio, nell’estate 2016 ho partecipato ad una call regionale e sono stata selezionata come Social media reporter per un evento Giovanisì, che si è tenuto ad ottobre. Non c’è due senza tre, pare.

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