Davide, Andrea, Anna, Dariana, Lapo, Martina, Amanda e Mario / #serviziocivile

Otto volontari in sette episodi

Davide, Andrea, Anna, Dariana, Lapo, Martina, Amanda e Mario - Servizio civile

Storia tratta dal secondo numero di “TXT  Young” e scritta da Davide, Andrea, Anna, Dariana, Lapo, Martina, Amanda e Mario, beneficiari  della misura Servizio Civile regionale del progetto Giovanisì.

ARTICOLO 21

L’esperienza dei dodici mesi ci ha arricchiti e muniti di forza e idee per il futuro

È la sera del 24 novembre. Era tanto che non ci trovavamo più tutti insieme, e lo facciamo oggi per scrivere del nostro anno, che finisce a giorni. Lavoriamo per il progetto del servizio civile “Aiuto allo studio nell’ambito dell’esecuzione penale” presso il Polo Universitario Penitenziario dell’Università di Firenze. Vi esponiamo la nostra storia in sette episodi, ripercorrendo il nostro percorso, le nostre esperienze, e rivelandovi i nostri progetti futuri.

Episodio 0 – Pilot

Vedo gli altri sette volontari per la prima volta. Mi fa felice sapere di caricarmi di una responsabilità così grande, quella di occuparmi della carriera accademica degli studenti detenuti al carcere di Prato. Ricevo le prime indicazioni sull’anno che verrà. Ci dicono cosa fare, si concentrano sulle cose che dobbiamo evitare. “Non date i vostri contatti, non scambiatevi i numeri, non chiamate le famiglie dei detenuti”. Tra i dubbi su come timbrare il badge, su dove passare la pausa pranzo, sui compiti da svolgere, passiamo tanto tempo in gruppo, pronti a condividere il percorso del servizio civile.

Episodio 1 – Anarchy in via Alfani

Passiamo il tempo in ufficio di via Alfani. Ci occupiamo dell’archivio dei dati degli studenti. Guardiamo in ogni cassetto, per capire cosa c’è in ufficio. Per capire anche come mettere insieme i dati che abbiamo a disposizione in una lista di nomi che sia definitiva: creiamo, per la prima volta nella storia del PUP, una lista degli studenti passati per il Polo in questi quattordici anni dalla sua nascita. Nel frattempo, fra di noi, si inizia a creare un bel gruppo. Siamo senza un referente fisso, senza un capo che ci faccia da riferimento. Portiamo avanti il lavoro comunque con grandissima efficienza, alimentandoci ognuno con la motivazione dell’altro.

Episodio 2 – Un gennaio a-fresco

Il primo ingresso in un posto che ci pare fisicamente e psicologicamente lontano.

Grande emozione. Attenzione ai dettagli. Il tentativo di studiare i detenuti, perché sappiamo che li seguiremo per mesi, con la consapevolezza di venire a nostra volta studiati, perché siamo “stranieri”, ma anche perché in pochissimo tempo non lo saremmo stati più. Ci assale il senso di smarrimento nei corridoi bianchi infiniti, scanditi dalle sbarre dipinte di blu, dove come unico segno di orientamento abbiamo i quadri dipinti ad affresco sulle pareti.

Episodio 3 – Paura e delirio a Dogaia

Prima entrata autonoma. Alle nove entriamo in carcere, siamo in due. Adrenalina a mille: ripassiamo le regole, gli oggetti da lasciare nell’armadietto, ci tastiamo ossessivamente le tasche alla ricerca di qualunque cosa anche solo vagamente sospetta. Passiamo il primo blocco, ci danno il pass. Passiamo il secondo blocco, entriamo in Alta Sicurezza. Facce. Tante facce e poche parole. L’imbarazzo si taglia con il coltello. Ci si scambiano poche parole mentre passiamo la maggior parte del tempo a scrutarci, in una sorta di rispettoso rituale animale. In Media Sicurezza, invece, gli studenti si affollano intorno a noi. Ci fanno domande. Uno di loro ci indica un numero di telefono: è tuo questo? Io sbianco. Riconosco quel foglio e mi ritorna in mente la lista dei contatti di tutti noi volontari, dei collaboratori del Polo, dei nostri superiori, assemblata pochi giorni prima. Incespico. Balbetto. Prendo tempo. Sì, no, aspetta… Mi pare di sì. Scusa un attimo, eh. Panico. Dubbio. Rabbia. Disillusione. Salta fuori che è proprio la lista super mega iper segreta dei contatti, salta fuori che ce l’hanno tutti, salta fuori che è appesa sulla bacheca della sezione. “Mi raccomando, non portate mai i vostri contatti dentro”.

Episodio 4 – Melanzana e castigo

“C’era un caldo insopportabile in quegli ultimi giorni di aprile. Era oramai pomeriggio quando una giovane uscì dalla misera stanza che fungeva da aula studio nel carcere D. e, scesa in strada, s’incamminò lentamente, come fosse indecisa, in direzione del ponte P”. (citazione da Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij)

Sono luoghi governati da leggi naturali sconosciute ai più. Il problema per noi non è violare una regola, ma violarla senza sapere di farlo. Senza sapere che questa regola esiste. Questo succede più spesso di quanto si immagini, in un luogo dove non c’è un confine tra formale e informale. L’esperienza kafkiana dell’accusa senza sapere il motivo che l’ha scaturita è piuttosto comune se i riferimenti normativi sono quanto meno nebbiosi. E allora capita che qualcuno ti fa una gentilezza, accetti un dono e sovrappensiero te ne vai tranquillo e beato. Nessuno dice niente, nessuno rimprovera, ma una settimana dopo ti ritrovi a dover dare spiegazioni.

Episodio 5 – Il Cigno Nero

Siamo a marzo, si laurea un detenuto che abbiamo avuto il piacere di seguire. Non è la prima (e non sarà neanche l’ultima) laurea che affrontiamo nel nostro anno, ma è la prima a Dogaia. La prima in carcere.

Fino all’ultimo speravamo di poter fargli discutere la tesi fuori, a Firenze, ma nulla. L’autorizzazione non arriva. Intanto invece ci arrivano per posta dalla sua terra dolci tipici, bottiglie di vino e bomboniere. Raccogliamo tutto questo ben di Dio e carichiamo la macchina. Siamo carichi anche noi. Arriviamo davanti a Dogaia, al blocco d’ingresso il vino, ovviamente, non lo fanno entrare.

Quello che non ci potevamo aspettare era che non facessero entrare noi. “Voi non avete l’autorizzazione”. Impossibile, visto che eravamo entrati fino al giorno prima e avevamo organizzato ogni ingresso. Due ore di attesa. Alla fine siamo dentro. Lui discute, viene proclamato, grandi soddisfazioni. Tutti a far buon viso a cattivo gioco: perché il giorno dopo partono le polemiche. Troppe foto, troppo contatto fra noi e i detenuti, troppe amicizie. Eccole: le regole nascoste. Decidono di bloccarci gli ingressi per venti giorni. In punizione noi, ma soprattutto loro. Il laureato viene trasferito. Non ci sono motivi per tenerlo qui. È il cigno nero del carcere.

Episodio 6 – Articolo 21

Alla fine del blocco torniamo a lavorare. Portiamo avanti pratiche, organizziamo esami, cerchiamo sostegno fra di noi, perché ogni passo è diventato difficile. La nostra motivazione cala, la fiducia nel sistema è crollata. Però nella difesa del diritto allo studio noi crediamo ancora.

Abbiamo allora deciso di continuare su questa strada, consci di tutte le difficoltà cui andiamo incontro; prima fra tutte l’operare in un ambiente formato da una molteplicità di attori che spesso comunicano male tra loro.

Nasce così il progetto Articolo 21. Il nostro obiettivo è quello di porci come collante tra le varie figure che operano all’interno del carcere e di seguire i detenuti in un percorso riabilitativo continuo, seguendo tre pilastri: ricerca, formazione e reinserimento sociolavorativo.

La ricerca mira dare un contributo alla letteratura scientifica, che sappia supportare e guidare le azioni della nostra cooperativa. Tramite la formazione ci proponiamo come supporto esterno all’attività del Polo Universitario Penitenziario, ponendoci in un ideale di continuità con esso per migliorarne l’efficacia. Vogliamo offrire sia una formazione professionale ad hoc per i detenuti, finalizzata al reinserimento lavorativo, sia un’assistenza agli studi per gli operatori di Polizia Penitenziaria. Con il reinserimento socio-lavorativo, vogliamo essere referenti dei detenuti presso le aziende, facendo così da tramite tra detenuti e società.

Questo progetto, forse ambizioso ma sicuramente utile, è il risultato concreto di quello che il servizio civile ha saputo darci. L’esperienza dei dodici mesi ci ha arricchiti e muniti di forza e idee per il futuro.

Pensiamo di essere un esempio di come si possa andare oltre al compenso di 433,80 euro e sfruttare al massimo le occasioni che il servizio civile offre e gli strumenti che l’Unifi ci ha messo a disposizione, ad esempio accompagnandoci nel percorso di Impresa Campus e nella costruzione di un’impresa sociale.

Scopri le opportunità di Giovanisì per Servizio Civile regionale.

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