Luca, Mira, Tamara e Aurora / #serviziocivile

La grandezza di Alessandro

Luca, Mira, Tamara e Aurora - Servizio civile

Sceneggiatura scritta da Benedetta Lenci della Scuola di Cinema ”Anna Magnani’ di Prato per il percorso “Accenti 2014”  e liberamente ispirata al racconto sull’esperienza di Luca Cipriani, Mira Giromini, Tamara Pelliccia e Aurora Zannetti (Servizio Civile)

[int. studio casa luigi – giorno]

LUIGI, (60 anni, stempiato, occhiali rotondi, gilet su camicia con cravatta) è seduto alla scrivania dello studio nel suo appartamento. Alle sue spalle la finestra con una  poltrona di pelle consunta posta di lato.  All’altro lato della scrivania, su una sedia ridicolmente bassa, sta seduto TOMMASO, (quattordici anni, capelli lisci corti, polo e pantaloni di cotone) con i gomiti al tavolo e la testa mollemente appoggiata sul palmo delle mani.

Davanti al ragazzo, sul piano del tavolo, un libro che lui sfoglia distrattamente.

LUIGI(enfatico)
… non esitò a definire un Ares epifanico. In poco più di due lustri eresse un immensurabile impero sotto il suo dominio, dalla Penisola Ellenica alla Valle dell’Indo, in ciò in realtà disattendendo gli insegnamenti del suo precettore, l’inclito peripatetico. Valoroso combattente..

Mentre parla, Luigi posa gli occhi su Tommaso e vede che il ragazzino sta fissando qualcosa dietro le sue spalle. Volta la testa verso la finestra. Si accorge che l’attenzione del ragazzo è catturata da uno striscione pubblicitario che viene issato sulla facciata del palazzo opposto al suo. Su di esso si legge la scritta, a caratteri cubitali, “La notte dell’avventura. Sculture viventi a Pietrasanta”.

Luigi, stizzito, riporta lo sguardo su Tommaso.

LUIGI
Tommaso, di chi stavamo parlando?

Il ragazzino ha uno scatto della testa, come chi si risveglia all’improvviso.

TOMMASO
Professore… ecco, sì, si parlava del peripa… del … insomma via, di uno che…

LUIGI
(interrompe tagliente Tommaso)
Di uno che?? E’ da un’ora che ti  parlo di Alessandro Magno e tu mi dici di uno che? Basta!!! Tu non mi ascolti! Tu divaghi! Tu…

Luigi si alza in piedi di scatto e chiude il libro del ragazzo con un gesto brusco.

LUIGI (CONT.)
Ci rinuncio. L’insegnamento non fa più per me. Le lezioni sono terminate, interrotte, precluse! Per sempre. Vai a casa!

Il ragazzino lo guarda incredulo.

Il professore è in piedi di fronte a lui, con il braccio sinistro steso e il dito indice a indicare la porta. All’anulare brillano due fedi gemelle. Trema.
Tommaso raccoglie libro e quaderno che infila nello zaino.

TOMMASO (timidamente)

Professore…. ma io come faccio senza di lei?

LUIGI
(imperioso)
Vai!

Tommaso esce dalla porta di ingresso dell’appartamento, afflitto.
Luigi è ancora in piedi al suo posto, tremante d’indignazione.

[Int. studio casa luigi – notte]

La stanza è immersa nel buio, illuminata fiocamente dalle luci dei lampioni della piazza antistante. Luigi è seduto sulla poltrona di fronte alla finestra. Sta dormendo. L’uomo ha un sussulto involontario dei nervi e si sveglia. Si guarda intorno confuso, si alza ed esce dalla stanza. Entra in camera e si getta vestito sul letto senza sfarlo.

[int. bar della piazza – giorno]

Tre ragazze sono sedute a un tavolino del bar: AURORA (23 anni, bionda e piccolina, vestita semplicemente), MIRA (24 anni, mora, massa di capelli ricci, occhiali) e TAMARA (25 anni, alta, capelli corti, maglietta scollata). Parlano eccitate davanti a dei cappuccini fumanti.

AURORA
Sì, sì, stanotte me lo sono sognato! Roba da matti. Sono fusa!

MIRA
scuote la testa e poi estrae dei libri da una voluminosa borsa.

MIRA
Pensiamo alle cose serie. Questi sono da leggere. Cioè, io li ho già letti.

La ragazza estrae dalla borsa altri volumi.

MIRA
E poi, anche questi….

TAMARA
Mira, non hai bisogno di leggere tutto. Tu SAI già tutto. Calmati. Ci siamo quasi.

[int. studio casa luigi – giorno]
Luigi è seduto alla sua scrivania. Sfoglia nervosamente un’agenda. Cancella i soli appuntamenti segnati, che sono tutti a nome di Tommaso. Poi prende in mano una foto incorniciata che tiene sulla scrivania e la fissa.
E’ di lui con la moglie, il giorno del matrimonio. Luigi è in piedi a braccia incrociate sul petto, felice, e guarda il fotografo. La moglie è rivolta verso di lui, il volto preso di profilo mostra un’espressione dolce e la mano della donna accarezza il volto del marito.
Luigi dolente posa la foto a faccia in giù sul tavolo.

[int. bar della piazza – giorno / continuazione scena 3]

LUCA (25 anni, molto alto e magro, polo e jeans) entra trafelato dalla porta sulla piazza. Si precipita al tavolino dove sono sedute le amiche.

LUCA
Ragazze, ce l’ho fatta! Il Ganci ci fa il trasporto!

Le ragazze sono entusiaste.

MIRA
(alzando la mano)
E vai! Ci siamo!
Tutti insieme battono il cinque. Luca è il più euforico di tutti e nella foga del momento rovescia una tazza sul tavolo. Il cappuccino si spande dappertutto.

TAMARA
(scherzosa)
Ma sei un cialtrone!
Tutti si precipitano a rimediare il danno, ridendo sonoramente.

[est. bar della piazza – giorno]
Luigi cammina diretto verso il bar. E’ serio e imbronciato.
Dalla porta del bar escono i quattro ragazzi. Stanno scherzando tra loro.
Pochi passi prima di incrociare Luigi, Luca, che è alla testa del gruppo, si volta verso le ragazze.

LUCA
(ridendo)
Ma ve lo immaginate! Sarà grandioso!
Luca allarga le braccia e, senza volerlo, urta Luigi.

LUCA
(premuroso)
Oddio scusi. Mi dispiace.

Luigi, torvo, guarda malevolo il ragazzo, senza dire niente. Poi passa oltre.
Mentre entra dentro il bar, sente una delle ragazze che commenta allegramente.

TAMARA
(ironica)
Ma sei proprio un cialtrone!
Luigi apre la porta del bar e si volta, un’espressione disgustata sul volto.
Vede i quattro ragazzi che si prendono a braccetto.

AURORA
La banda dei cialtroni!

[int. museo dei bozzetti – giorno]
Luca, Mira, Tamara e Aurora sono seduti intorno a un largo tavolo ingombro di carte, fotografie, libri e appunti.

Aurora sta mostrando degli schizzi fatti a mano su grandi fogli di cartone. Sono rappresentazioni della piazza principale secondo diverse viste prospettiche, ognuna con evidenziata la luce dei fari dell’illuminazione pubblica che colpisce il centro della piazza, dove spicca una grande X, alta come metà del palazzo di fronte.

AURORA
Secondo me va messo con la schiena verso la chiesa.

LUCA
Sì, così la pubblica lo centra meglio.

MIRA
Per me va bene. Però ci mettiamo anche i fari colorati, no? Direi quattro, dai quattro angoli.

TAMARA
Certo. Ce li danno i Pink Floyd. Qualcosa gli avanzerà da un concerto, no?

MIRA
Ok. Riduciamo?
Tutti e quattro scoppiano a ridere.

[int. studio casa luigi – notte]

Luigi è seduto sulla poltrona davanti alla finestra.
Fissa abulico l’esterno.
Sulla scrivania accanto a lui c’è un vassoio con un piatto sporco di cibo e un bicchiere vuoto.

SQUILLA il telefono. Luigi non si muove e si abbandona ancora di più contro lo schienale.

[int. bar della piazza – giorno]

Luigi entra nel bar.

Vede i quattro ragazzi del giorno prima seduti intorno a un tavolino, che parlano e ridono.

Li ascolta mentre si dirige verso il bancone.

LUCA
Fumo! Ci serve!

AURORA
Non lo so, Luca. Ma poi, dove si trova?
Luigi è appoggiato al bancone e sta guardando e ascoltando i ragazzi.

TAMARA
Lo so io. C’è un amico di mio fratello che è appena tornato da Amsterdam. Lui ci potrebbe aiutare.

MIRA (interrompendo Tamara)
E allora chiamiamolo, no?

LUCA (alzandosi)
Andiamo, è tardi.

I ragazzi si alzano e si avviano verso l’uscita.

AURORA
Mah, non sono mica tanto convinta. Ma poi, scusa Tamara, che c’entra Amsterdam?

TAMARA
Lavorava nel cinema. Lo usano. E lui sa dove trovarlo.

MIRA
(aprendo la porta del bar)
E chiamiamolo!

TAMARA
No, ora no. Il giorno lavora e ci si può parlare solo di sera.

I quattro ragazzi escono dal bar.  Luigi è ancora con lo sguardo fisso sulla porta. Poi si volta verso il barista.

BARISTA
Caffè?

LUIGI
(annuendo)
Io non li capisco…. Forse non li ho mai capiti.

Il barista gli pone la tazzina davanti e scrolla le spalle.

[int. studio casa luigi – giorno]

Luigi è seduto sulla poltrona davanti alla finestra del suo studio, quando SUONA il campanello della porta di ingresso.

L’uomo si alza con un sospiro e va ad aprire.

Si trova davanti la MADRE DI TOMMASO (quarantacinque anni, capello a caschetto, camicia di seta e gonna dritta) con accanto, giusto un passo indietro, Tommaso.

madre di tommaso

Buongiorno professore. Scusi l’intrusione, ma abbiamo bisogno di parlarle.

luigi

Prego. Ciao Tommaso.

Luigi precede la donna e il ragazzo nello studio e indica alla signora la sedia di fronte alla scrivania.

La donna si siede composta e lancia uno sguardo severo al figlio che le si è messo accanto, in piedi.

Luigi si siede dietro la scrivania e guarda madre e figlio con aria stanca.

MADRE DI TOMMASO

Professore, Tommaso ha bisogno di lei. Il suo rendimento scolastico non procede … troppo bene e ha bisogno di migliorarsi molto.

La donna si volta verso Tommaso, che annuisce vistosamente con la testa, poi riporta lo sguardo su Luigi.

MADRE DI TOMMASO (CONT.)

La sua timidezza lo limita un po’, ma la cosa importante è che lui ha capito che deve impegnarsi.

( rivolta al figlio)

Vero, Tommaso?

Di nuovo, Tommaso annuisce con la testa.

luigi

Signora, capisco bene il suo punto di vista. Ma io non sono più in grado di aiutare suo figlio.

MADRE DI TOMMASO

Ma professore, non lo dica! Proprio lei, con la sua esperienza, la sua fama. Mio marito e io abbiamo di lei grande fiducia!

luigi

Grazie Signora. In effetti, ho dedicato la mia vita all’insegnamento. Ma ora…. Questi ragazzi non li riconosco più. E’ tutto così diverso. O forse sono io a essere diverso.

madre di tommaso

Ma, professore. Non capisco. Andava tutto bene. E’ forse qualcosa che ha fatto Tommaso?

luigi

Signora, Tommaso… Devo ammettere che ha un’indole sognatrice. E io ho altri metodi. E poca pazienza.

Madre di tommaso

(rivolta al figlio)

Lo sapevo. Te l’ho detto mille volte che bisogna impegnarsi! La vita non è una passeggiata: rigore ci vuole!

La donna si alza, visibilmente contrariata, ma controllando il suo disappunto.

MADRE DI TOMMASO (CONT.)
Va bene, professore, ho capito perfettamente. Di più non posso fare. (rivolta a Tommaso, sibilante)
Tommaso se la caverà da solo, se ci riesce. (rivolta a Luigi)
Arrivederci.

La donna si avvia verso la porta di ingresso, preceduta da  Luigi che si affretta per farle strada. Dietro di loro Tommaso è avvilito. Luigi apre il portone di ingresso e porge la mano alla donna. Mentre la donna esce sul pianerottolo, Tommaso raccoglie tutte le sue forze e si rivolge accorato al professore.

TOMMASO
Professore, la prego, mi ascolti. Io voglio stare attento. Davvero, lo giuro. Ma poi… in mente mi vengono così tante cose che mi distraggo. E’ che le cose di scuola, la storia, il greco, il latino, sono così… vecchie. Mi sembrano finte.

LUIGI (amaro)
Oramai anche a me.

TOMMASO
Ma sono mai esistite? Io la ascolto e subito mi scordo tutto. E giovedì c’è il compito di storia. Lo capisce? C’ho il compito!

LUIGI
Tu cerca di fare del tuo meglio. Il problema, Tommaso, è che siamo troppo distanti. Ciao, ti auguro buona fortuna. Tommaso, affranto, rimane muto davanti a Luigi, che chiude lentamente la porta.

[int. studio casa luigi – giorno]
Luigi è seduto sulla poltrona e sta leggendo un grosso libro, quando sente alcune persone che, in piazza, stanno parlando a voce alta, gridando e ridendo proprio sotto la sua finestra.

LUCA(voce off)
MA DOVE VAI?

MIRA (voce off)
Più a destra, A DESTRAAAA!

AURORA (voce off)
Eh, che modi!

LUCA (voce off)
GUARDA CHE SONO TRE METRI, NO TRE PASSI!

Luigi, disturbato, si affaccia alla finestra e vede che sotto di lui, in mezzo alla piazza, tre ragazze e un ragazzo stanno prendendo delle misure e segnando delle croci per terra con un gesso. Sono i giovani incontrati al bar le mattine precedenti.

Luca si posiziona a piedi uniti sopra una grande croce bianca e declama ad alta voce, agitando enfaticamente le braccia.

LUCA
IO VI RENDO LA GLORIA CHE MERITATE!

Le ragazze gli lanciano addosso i gessetti e gli stracci che hanno in mano, mentre Luca fa dei versacci con la bocca.

TAMARA
BRAVO, MA BRAVO, BIS! BIS!

I ragazzi ridono e applaudono divertiti.  Luigi li guarda indignato.

LUIGI
SCUSATE SIGNORI! VI SAREBBE POSSIBILE PARLARE SENZA URLARE? SEMBRA CHE NON FACCIATE ALTRO!

I ragazzi si zittiscono e guardano verso Luigi, stupiti.

LUIGI
Bene. Molto bene! Il silenzio è ciò che preferisco.

Luca si avvicina alla finestra dell’anziano.

LUCA
Ci scusi se l’abbiamo disturbata. Non volevamo. Scusi.

Per tutta risposta Luigi chiude la finestra di scatto.

Lascia la stanza a passi rapidi e nervosi.

[int. studio casa luigi – notte]
Luigi è seduto alla solita poltrona, addormentato. All’improvviso dalla piazza proviene un forte rullo di tamburi e una musica possente. Il buio della notte è rischiarato da grossi fari lampeggianti, la cui luce si riflette su un denso fumo bianco che sale verso l’alto.

Luigi frastornato si affaccia alla finestra.

Una statua bianca gigantesca lo fissa dal centro della piazza, faccia a faccia.

La statua, colossale, è inginocchiata verso gli astanti, con un braccio alzato a esortarne l’attenzione. La statua è circondata da persone che la stanno guardando con grande attenzione. La statua attacca a parlare, con voce amplificata.

STATUA
Uomini e donne, miei prodi, ascoltatemi. Io, Alessandro di Macedonia, ho cose importanti da dirvi!

Il rullo dei tamburi è sincronizzato con le parole della statua e accentua la sua potenza nelle pause del discorso. Luigi è ipnotizzato dalle parole e della musica che sente.

Il volto della statua è reso secondo tre piani prospettici che si incontrano all’altezza degli occhi e il gioco di luci su di essi li rende vivi.

STATUA
Per secoli i bardi hanno cantato la mia fama e declamato le mie abilità. Ma la mia vera forza, quella che mi ha reso invincibile, sono stati i miei uomini, SIETE STATI VOI, che avete conquistato mondi lontanissimi. A loro, a voi, io mi inginocchio.

Pausa.

STATUA (CONT.)
IO VI RENDO LA GLORIA CHE MERITATE. E’ la stata la forza della vostra unione che ha conquistato il mondo, ha reso possibile ciò che era impensabile, ciò che potevano solo gli dei.

Le persone presenti nella piazza sono tutte attorno alla statua. Le luci della pubblica illuminazione sono spente, ad eccezione di quelle che illuminano lo spettacolo.

STATUA
Ascoltatemi. Il mio corpo è ormai polvere, persa nella notte dei tempi. Ma le nostre imprese sono vive, hanno superato i secoli e l’oblio degli uomini, per renderci immortali. Continuate così, nell’unione dei diversi.  Conciliate le menti e le usanze. Creerete nuovi imperi e nuovi mondi che scavalcheranno la storia. Ricordate sempre ciò che oggi vi dico: ALESSANDRO IL GRANDE, ALESSANDRO MAGNO, È IL VOSTRO SCHIAVO!

La statua viene illuminata per intero da una fortissima luce bianca che la stacca ancora di più dallo sfondo scuro della notte. Poi, lentamente la luce si affievolisce insieme alla musica e al rullo dei tamburi che si spengono gradualmente come se si stessero allontanando.

Molte persone applaudono, altre si allontanano, altre ancora si raggruppano per parlare.
Luigi si accorge che sono presenti anche i ragazzi del bar e che uno di loro ha ripreso lo spettacolo con una videocamera. Mentre la folla si disperde, Luigi rimane pensieroso alla finestra.

[int. bar della piazza – giorno]
Luigi appoggia la tazzina del caffè sul bancone, lascia un euro sul piano e si volta per andarsene.

LUIGI  (al barista)
Ciao Mario, buona giornata.

Luigi esce dal bar.

[est. piazza di pietrasanta – giorno]
Un camion con un braccio meccanico ha imbragato e sollevato la statua dal centro della piazza e si dirige a passo d’uomo verso la strada più vicina.
Accanto al camion cammina Luca, attentissimo alla statua e al percorso che stanno facendo.
Luigi, appena uscito dal bar, vede alla sua destra il camion con la statua e il ragazzo a fianco.
Dopo un attimo di esitazione si muove e, con passo affrettato, raggiunge il mezzo e si mette a parlare con il ragazzo.

[int. studio casa luigi – giorno]
Luigi è di spalle alla scrivania con la cornetta del telefono all’orecchio e fissa la finestra.

Sta guardando la statua che, impacchettata, è ormai un puntino lontano in fondo a via XX Settembre, la strada che si diparte dall’angolo della piazza.

LUIGI
Non fare domande. Ti aspetto alle tre, qui da me. Devo farti vedere una cosa.

[int. museo dei bozzetti – giorno]
Luigi e Tommaso salgono gli scalini di accesso al Museo.
Arrivano davanti a una porta con su scritto “Regione Toscana. Progetto Accenti. Servizio Civile”, ed entrano.
All’interno della stanza li stanno aspettando i quattro ragazzi del bar.
Luca si alza e li saluta.

LUCA
Buongiorno, professore. Benvenuti. Io sono Luca e loro sono Mira, Tamara e Aurora. Tu sei Tommaso?

Luigi stringe le mani dei ragazzi, sorridendo.
Tommaso è intimidito.

LUCA (CONT.)
Accomodatevi, prego. Tommaso, il professore ci ha detto che hai un compito importante sulla civiltà greca. Noi abbiamo un mucchio di roba sulla Grecia, sai? Ti va di cominciare con un video?

Mira avvia il video sullo schermo del computer che è sul tavolo, mentre Aurora tira fuori un DVD su Alessandro Magno e alcuni romanzi.

Tommaso li guarda affascinato, poi si volta verso Luigi che annuisce.

LUIGI
Questi ragazzi mi hanno colpito. E fatto riflettere. Loro, ti possono aiutare.

[Int. studio casa luigi – giorno]
Luigi sta leggendo un libro illustrato sulla congiura contro Cesare. Sul tavolo ha DVD di film commerciali e di romanzi ambientati nell’antica Roma.

Suona il campanello della porta. Luigi, allegro, va ad aprire.

Si trova davanti Tommaso, raggiante, che gli mostra un foglio protocollo ripiegato sul quale spicca un 8 scritto di rosso.

 

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