Letizia / #serviziocivile

Original mix

Scritto dai ragazzi della scuola di scrittura no profit “Porto delle Storie”
Letizia - Servizio civile

Oddio che stanchezza, martedì mattina, fa freddo, son tutta raffreddata e mi tocca rituffarmi in un liceo, anche se in panni ben diversi. Ormai ho dato la mia parola a quei due della Macramè, sono in ritardo e forse è meglio che parta.

Mancano pochi Passi alla porta della 4° B… Insieme a me, altri ragazzi sono pronti a testimoniare le loro esperienze. Entriamo, nei loro occhi prevale lo stupore. Sicuramente saranno due ore lunghe e pallose, poveri ragazzi. Spero che non mi tocchi quel gruppetto là in fondo.

Il tempo di separarmi dal mio caldo cappottone e già sono destinata a raggiungere tre graziosi e assonnati fanciulli. Mi siedo e inizio a raccontare. Fortunatamente sono ben disposti ad ascoltarmi. Che dire: “Ho iniziato facendo un anno di servizio civile per la cooperativa Il Cenacolo, presso il centro di accoglienza per rifugiati Paci alle Piagge. Sapete chi sono i rifugiati?”

Vedo le loro facce perplesse… “Un rifugiato è una persona che per varie condizioni politiche o sociali, non ha la protezione dello stato e quindi, decide di scappare dal proprio paese.” Continuo dicendo: “dopo essermi laureata in gestione e mediazione dei conflitti mi distaccai dalla cooperativa Il Cenacolo e iniziai a lavorare in una palestra.”

Noto con piacere che le loro penne scorrono veloci sul blocchetto degli appunti, mi fermo per farli concludere il discorso iniziato. Sono costretta a ricominciare velocemente perché il tempo vola. “A maggio 2012, fui richiamata dal centro Paci perché c’era la possibilità di fare il Servizio Civile Regionale, mentre allo stesso tempo mi ero iscritta ai corsi per la laurea magistrale in relazioni internazionali e contemporaneamente continuavo a lavorare in palestra.

Arrivata al centro Paci vicino a Careggi, mi sono sentita spiazzata. C’erano 130 persone veramente disagiate ed io ero pronta ad aiutarli. Inizialmente mi occupai dell’area alloggio e dell’area lavoro, cioè suddivisioni interne del centro. Di norma avrei dovuto lavorare 30 ore settimanali, ma ci stavo sempre di più perché mi ero appassionata a questa povera gente bisognosa. Tutta questa fatica mi fruttava solamente 433€ al mese. Arrivata l’estate finì il periodo del mio lavoro nel centro, ma venni richiamata per le sostituzioni in portineria. Ad ottobre finì anche questo incarico e iniziai a concentrarmi sulla mia laurea magistrale, aspettando l’anno nuovo per altre occasioni.

Sento una voce che mi chiama, sono quei due di Macramè, in tempo. L’ora è stata più gradevole del previsto. Pagine piene di appunti! Mi chiedo con che coraggio si possa generalizzare il fatto che i ragazzi italiani non abbiano voglia di fare niente.

Ripensandoci, mi accorgo di aver beneficiato inconsapevolmente del progetto Giovanisì. Sinceramente lo consiglio, perché se si trova qualcosa che piace, si crea una rete di esperienza e di interessi molto ampia, che facilitano nell’entrata del mondo del lavoro. Questa l’ho detta proprio bene, vero?

* Testo scritto dai ragazzi della scuola di scrittura no profit “Porto delle Storie” per il percorso “Accenti 2014” , realizzato in collaborazione con Giovanisì.

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