Serena / #tirocini

Two is better than one

Scritto e pubblicato da Serena
Serena - Tirocini

Il sogno di una vita, la tanto sospirata laurea, si era appena realizzato. Non che cambiasse molto a livello pratico, si diceva. “Cosa pensi di fare con una laurea in filosofia? Disoccupata eri, disoccupata rimarrai”.

Inutile dire che spesso ci si circonda di persone non proprio simpatiche.

E così, mentre gli amici si regalavano macchine nuove, viaggi, feste a go go, il giorno dopo la discussione della tesi io entrai al Centro per l’impiego della mia città, Viareggio. Avevo sempre lavoricchiato, ma trovando tutto da sola: qualche lezioncina, un po’ di lavori di immagine nelle fiere o nei locali. Dopo essere dichiarata ufficialmente disoccupata, in uno dei colloqui di routine, mi parlano della possibilità di effettuare un tirocinio retribuito presso un’azienda o un ente che io potevo trovare.

L’idea di un’esperienza nuova non mi dispiaceva affatto, tantomeno la possibilità di mettere qualche euro da parte e tenermi occupata facendo qualcosa di concreto.
Mi misi subito all’opera e, grazie alle voci di conoscenze, dopo pochi giorni scoprii che una fondazione importante nella mia zona cercava stagisti per organizzare gli eventi della stagione estiva. Mi presentai al colloquio, andò bene e tornai al centro per l’impiego per attivare la convenzione che dava a me ed alla fondazione un po’ di respiro economico e la possibilità di fare qualcosa.

I tre mesi che seguirono furono molto intensi, sia per il tipo di lavoro dalle grandi responsabilità, a cui non ero di sicuro abituata, sia per le persone con cui ebbi la possibilità di entrare in contatto: non riesco a dimenticare l’incontro con il Procuratore Nazionale Antimafia in carica l’estate scorsa, Pietro Grasso; le sue parole, dirette a noi giovani; la stretta di mano commossa ed i ringraziamenti per tutto ciò che faceva per noi.

Purtroppo come spesso accade, dopo il periodo formativo, per motivi di bilancio, non fu possibile entrare a far parte del team di lavoro della fondazione.
Dopo appena un mese, venuta a conoscenza di una selezione per l’attivazione di un tirocinio presso un comune limitrofo (anch’esso grazie alla Regione Toscana e Giovanisì), decido di partecipare alla selezione. Dopo un mese e mezzo di attesa, finalmente i risultati: non mi ero piazzata così male, tra l’ottavo ed il dodicesimo posto (a seconda degli uffici) su quasi duecento domande. Ma, si sa, il primo posto è quello del vincitore. E tutti gli altri sono i perdenti.

Quando non ci pensavo neanche più, a luglio di quest’anno, è arrivata una telefonata dall’ufficio personale dell’ente pubblico: finalmente era il mio turno (e stavo entrando alla seconda “mandata”)!
Da tre mesi sono entrata come tirocinante nell’Ufficio Turismo; le responsabilità sono tante, ma altrettante le soddisfazioni. Ho perfezionato la gestione degli eventi, ho appreso procedure burocratiche altrimenti incomprensibili (eh sì, spesso la burocrazia sembra parlare una lingua straniera) e sto imparando nozioni amministrative di cui ignoravo l’esistenza.

Per altri tre mesi il mio percorso mi porterà in quell’ufficio; so di non poter essere assunta a fine tirocinio (negli enti pubblici, si sa, si accede tramite concorso… e di concorsi, per il momento, non ce ne sono). So anche che non è il lavoro per cui ho studiato per anni.

Ma sto acquisendo conoscenze, mi sto sentendo parte della “cosa pubblica”, sto continuando a mettere da parte quei soldini necessari ai miei piccoli grandi progetti.

Per sei mesi ho la certezza di un lavoro.

Sento di poter dire la mia e di poter fare qualcosa di concreto.

Per alcuni non sarà molto.

Per me è già tanto.

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