La Salute, la territorialità, la relazione #storiepossibili / #serviziocivile

La Salute, la territorialità, la relazione #storiepossibili

Scritto e pubblicato da Michele
La Salute, la territorialità, la relazione #storiepossibili - Servizio civile

Il mio servizio civile rientrava nel progetto “Botteghe della Salute”
Dopo aver studiato anni nel settore della Salute, intesa come nel progetto, secondo la definizione ormai mantra “non l’assenza di malattie ma il completo benessere… OMS 1948” non fui selezionato all’inizio.
Fui preso in seconda battuta in un comune a 40km dal mio. Questo mi portava a fare circa 1h di macchina al giorno, ma poco male: iniziava la mia avventura con un esperienza bellissima.
Di per sé il progetto era avveniristico e forse poco compreso dalla popolazione: servizi per la salute (anche abitativa) fuori ufficio e fuori orario, in frazioni spesso lontane dai centri principali.
In pratica, d’estate, pomeriggi arroventati ad aspettare il nulla, o a spiegare il funzionamento dell’ora importante sistema tessera sanitaria (con la pandemia e tutto è stato necessario ripensare al sistema e forse la popolazione è stata costretta ad usare questo lambiccoso sistema?), tutto questo, nei mesi estivi, con 40°C.
Ma non è questo il punto.
Siamo stati mandati anche per uffici ad imparare il funzionamento di una macchina complessa come quella di una Pubblica Amministrazione, e si è visto che lo stereotipo dell’impiegato comunale svogliato è assolutamente sbagliato.
Abbiamo fatto gli sportellisti, conosciuto situazioni del “sociale” variegate e spesso difficili. Questo, almeno a me, ha insegnato il potere e il valore dell’empatia e della comprensione, così come quello del dialogo, della trasparenza e dello scambio.
Poi, il 7 ottobre 2019 la fine di tutto: diagnosi di un incidente oncologico che mi costringe a fare molte assenze. Sopravvivo intero senza danni (ricorderò sempre le parole del primario che mi operò: sei cascato dal trentesimo piano e ti sei rotto un ditino del piede).
Poi la chiamata, dall’ANCI, soggetto promotore:
“pronto sig. Michele”
“Si”
“sono dell’ANCI e ho visto che hai superato le assenze per malattia… potresti fare le dimissioni? Sennò bisogna mandarti una raccomandata”
“ma non c’è altro modo? perchè dovrei dare le dimissioni?”
“eh si però sennò bisogna mandarti la raccomandata, ma l’importante è la salute”
L’importante è la salute: incredibile come questa Salute di cui ho partecipato, facendo la Bottega.
Come di tanti dicorsi e belle parole spese nella presentazione del progetto, in pompa magna, tutto si riduce ad un’inezia. Una raccomandata.
“Ma l’importante è la salute”
Ecco qua, il triste epilogo di un Servizio Civile che ritengo essere una delle esperienze più belle della mia vita, che consiglio a tutti, specie i grandi estimatori del desueto servizio militare, che di certo non insegna l’empatia e la comprensione che serve nel pubblico.
“una raccomandata” che non voleva essere spedita, e mi ha costretto a dimettermi, forse un’inerzia di un servizio e di un organismo che si professa dal lato dei cittadini, ma che in questo caso ha toppato e malissimo.
Ringrazio anche i miei colleghi, con cui ho condiviso momenti meravigliosi.
Ringrazio l’ente che mi ha ospitato, che ha capito il valore di questo progetto.
Non ringrazio l’ANCI.