Un patrimonio da valorizzare: l'archivio storico dell'Accademia dei Georgofili

Scritto e pubblicato da Ilaria
Ilaria - Studio e Formazione

Lavorare all’Accademia dei Georgofili è stata un’esperienza entusiasmante e allo stesso tempo sorprendente. Durante gli anni del dottorato di ricerca in storia medievale, e per alcune esperienze di lavoro, ho avuto modo di frequentare alcuni dei più importanti archivi storici della Toscana, ma non mi immaginavo che l’Accademia conservasse un materiale così vasto e così interessante. Conoscevo solo a grandi linee l’attività dei Georgofili. Sapevo che, fin dalla data della sua fondazione, i soci dell’Accademia si occupano di studiare e promuovere l’agricoltura, attraverso la ricerca scientifica.

Una volta iniziato il lavoro di indicizzazione informatica di una parte della collana degli ‘Atti dei Georgofili’, ho avuto modo di constatare l’importanza dell’Accademia anche come istituzione culturale e di comprendere il ruolo che essa ebbe nella Storia italiana. Nata nel 1753, per iniziativa di alcuni scienziati botanici fiorentini, essa riunì uomini di scienze e di lettere, oltre ad alcuni intellettuali di prim’ordine, membri della classe dirigente cittadina. A partire dalla sua istituzione, l’Accademia divenne il luogo in cui presentare i progressi della ricerca scientifica e della tecnologia, oltre che sede in cui elaborare e discutere progetti di riforma della società. I Georgofili, infatti, si occuparono anche di politica, economia, ordinamenti giuridici, istruzione, sanità e assistenza alle classi meno agiate. Tali studi trovarono un terreno fertile nel fervore culturale della Firenze sette – ottocentesca e dettero impulso ad una prolifica attività editoriale.

Il mio incarico presso questa istituzione, ha previsto l’indicizzazione dei titoli dei testi editi nella collezione gli ‘Atti dei Georgofili’, dal 1791 al 1903, al fine di creare una maschera di ricerca, consultabile sul sito dell’Accademia. L’obiettivo del mio lavoro è stato quello di creare un catalogo digitale, in maniera tale da rendere questo materiale accessibile ad un amplissimo bacino di utenza. La fruizione di un archivio storico, infatti, costituisce uno degli aspetti fondamentali di valorizzazione del patrimonio archivistico e librario di un ente. I volumi degli Atti raccolgono una serie innumerevole di scritti inerenti ai più diversi settori del sapere umano e che, nella loro totalità, possono essere considerati come una vera e propria panoramica di storia della scienza. Lo svolgimento della digitalizzazione prevedeva, inoltre, che io lavorassi a stretto contatto con i responsabili scientifici del progetto e con un programmatore informatico.

All’interno di questa équipe, ho potuto avvalermi della competenza di ognuno per affrontare le diverse problematiche che l’indicizzazione, di volta in volta, ci poneva: le bibliotecarie dell’Accademia, le dottoresse Lucia Bigliazzi e Luciana Bigliazzi, hanno saputo indirizzarmi nella catalogazione bibliografica del materiale schedato, mentre il programmatore, Giovanni Salucci, mi ha aiutato a comprendere le esigenze di organizzazione dei dati per la visualizzazione finale nella maschera di ricerca. Inoltre, in veste di storici, io e il Prof. Paolo Nanni ci siamo posti il problema di quali informazioni desumere dai testi, per rendere sintetica e funzionale la ricerca. In questo contesto, dunque, ho imparato ad analizzare, da vari punti di vista, le problematiche che si presentavano man mano che il lavoro progrediva, avvalendomi dell’esperienza di figure professionali diverse.

Un unico grande rammarico: che progetti simili, che permettono di impiegare l’entusiasmo e le competenze dei giovani nella valorizzazione e nella conservazione del patrimonio culturale italiano, siano demandate all’iniziativa della Regione Toscana e non rappresentino un normale sbocco lavorativo.

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