Studiare e lavorare all'estero, per tornare in Italia con il nostro sapere

Scritto e pubblicato da Katia
Katia - Studio e Formazione

Ammetto che era tanto che desideravo scrivere ed urlare ai giovani che non esiste crisi che non esiste mancanza di lavoro, se si ha voglia di fare e tante idee in testa: dunque quale miglior posto di questo blog per farlo?

Dopo aver trascorso un anno sabbatico “sacrosanto” dopo la Maturità ho deciso di iscrivermi alla Facoltà di Lingue e Mediazione Interculturale di Arezzo.
Simil facoltà esisteva anche a Siena e da senese atipica ho pensato che per maturare avevo bisogno di farlo non tra le mura della città .

Ricordo con orgoglio che un giorno il prof di Cultura Americana ci chiese a tutti noi 60/70 studenti presenti in aula: “Quanti di voi hanno scelto questa facoltà sapendo che carriera vorrà intraprendere?”.

Beh, con orgoglio posso dire che fummo in 2/3 ad alzare la mano e posso dire che di fatti siamo gli unici a ritrovarci dopo quasi 10 anni con un lavoro e per di più a tempo indeterminato!!
Comunque, tornando all’esperienza di vivere da sola, è stata la scelta migliore che potessi aver mai intrapreso : nuove amicizie, nuove concezioni di rispetto, gestioni economiche, fare qualsiasi lavoro (perché ogni LAVORO È DECOROSO e ti aiuta a capire il valore dei soldi e della fatica!!!) perché a casa non ti passano più la paghetta i genitori o i nonni, nuove responsabilità e libertà.

Il secondo anno non contenta ho deciso di trasferirmi a Barcellona per una borsa di studio Erasmus. Arrivata in aeroporto in Spagna mi sono ritrovata “in mutande” poiché mi hanno disperso e ritrovato la valigia dopo una settimana!

E per di più ero sola, senza casa e senza nessuno ad aiutarmi in una città che parlava una lingua antipatica e strana come il catalano. Se ci ripenso… Ma quanti di noi desiderano adesso quello che io ho vissuto? La possibilità di ricominciare da capo, una nuova me, una nuova città, una nuova lingua, un nuovo cielo, nuovi amici. E certamente i primi mesi la solitudine o non avere la spalla giusta per piangere , sono pesanti, ma sono quelli che mi hanno resa la donna forte che mi reputo adesso!

Con l’occasione dell’Erasmus ho fatto anche il Tirocinio obbligatorio sempre all’estero ed ho lavorato in un negozio di moda di un brand famoso a Barcellona.

Era il 2006, anno del boom economico della Spagna, si vedevano sorgere da un giorno all’altro palazzi e strade.. E infatti trovare lavoro è stata una passeggiata: è bastato farsi la “seguritad social” , un colloquio di lavoro con un’agenzia interinale e il giorno dopo fioccavano proposte su proposte dove io avevo l’onore della scelta!!

Altri tempi certamente.

Se posso dare un consiglio fate come me in Erasmus: partite soli e giratevi dall’altra parte e con la bocca chiusa se vedete un italiano! Integratevi nella città e nella gente del posto, nelle loro abitudini e costumi, diventate parte di loro.

È così che si imparano veramente le lingue e che scoprii una nuova me in un’altra dimensione. È certamente più difficile ma poi vedrete che non c’è niente di più bello di poter “rinascere”. Ricordo che mi dissero che quando avrei sognato in spagnolo era il segno che ero entrata definitivamente nella lingua.. Io ci riuscii al 6 mese!!

In tutto questo anno sono riuscita a dare 5 esami, farmi 4 mesi di tirocinio all’estero, fidanzarmi e andare a convivere con uno spagnolo, cambiare 3 case, farmi TAAANTI amici nuovi ed imparare veramente bene la lingua.

Tornata un anno dopo in Italia con un pezzo di cuore (tanti AMIGOS che a distanza di anni ci vediamo e sentiamo frequentemente ) che per sempre rimarrà nella mia BCN, sentivo che avevo bisogno di nuove esperienze lavorative e di imparare meglio una nuova lingua e dunque partii per l’Inghilterra. Purtroppo 2 Erasmus non sono consentiti e dunque partii senza contributi europei.

Stessa storia, nuova vita, nuovo lavoro, nuova lingua. Nuova meravigliosa esperienza!!

Beh, dopo tutta questa presentazione penso che si capiscano bene le mie caratteristiche:

Mi piace lavorare
Mi piacciono le lingue
Mi piacciono le culture
Mi piace viaggiare
Mi piace stare con la gente
Mi piace ascoltare
Mi piace mettermi in gioco
Mi piace trovare soluzioni ai problemi (il famoso quick problem solving)

Ecco perché la scelta della Facoltà di Lingue e Mediazione Interculturale e ecco perché ho un lavoro a tempo indeterminato in un bellissimo castello del Chianti dove organizzo matrimoni di persone di tutto il mondo: negli ultimi 4 anni ho organizzato matrimoni di clienti provenienti da Egitto, Arabia, India, Svizzera, Germania, Olanda, Svezia, Spagna, Francia, Inghilterra, Irlanda, Grecia, Sudafrica, Australia, Stati Uniti d’America, Argentina, Perù, Lussemburgo, Bolivia, Singapore, Malta…

E non c’è niente di più bello di viaggiare in tutto il mondo dalla mia scrivania del “mio” castello.
Beh, mollate casa, partite e datevi da fare senza perdere la retta via.

Questo pezzo sul segreto della felicità di Coelho mi è sempre stato d’ispirazione:

“Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.

Invece di trovare un sant’uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un’attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c’era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.

Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.

Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d’olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio.

Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.

Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?’

Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio che il Saggio gli aveva affidato.

Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.

Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d’arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d’arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.

Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
Ebbene, questo è l’unico consiglio che ho da darti, concluse il più Saggio dei saggi.

Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino”.

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