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Il tirocinio mi ha aiutato a capire qual è la mia strada

Gabriele - Tirocini

Intervista ad Gabriele Puliti, 27 anni, beneficiario di un tirocinio curriculare, opportunità promossa dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì, intervenuto alla tappa di “Giovanisì in tour, il progetto raccontato dai giovani toscani” dedicata alle #StoriePossibili tra formazione e lavoro che si è svolta nell’ambito della Fiera Toscana del Lavoro, promossa dalla Regione Toscana e ARTI – Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego. A cura di Davide De Crescenzo, Direttore di Intoscana.it

Gabriele tu hai svolto un tirocinio curriculare, opportunità promossa nell’ambito di Giovanisì il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, in un’azienda che sviluppa software e servizi informatici. Il tuo tirocinio è andato talmente bene che ti hanno proposto di restare in azienda, ma tu hai deciso di rifiutare l’offerta. Raccontaci come è andata.

Ho sempre avuto due passioni: la fisica e l’informatica. Durante il mio percorso di studi alla facoltà di Fisica ho capito che questa per me poteva essere soltanto una passione, non poteva diventare il mio lavoro, anche perché dopo tre anni mi ero annoiato. Quindi ho deciso di ricominciare da zero e fare informatica. Dopo altri tre anni di studi però mi sono annoiato anche di quella. Ho capito che l’unico modo che avevo per capire qual era il percorso giusto per me era fare un tirocinio in azienda. Volevo capire se il problema era l’università o proprio gli ambiti che avevo scelto nel mio percorso…

Il tirocinio mi ha fatto capire che quella dell’informatica non era soltanto una passione ma quello che volevo fare nella vita

Quindi grazie a Giovanisì hai iniziato un tirocinio in azienda…

Il tirocinio mi ha fatto capire che quella dell’informatica non era soltanto una passione ma quello che volevo fare nella vita. Prima del tirocinio avevo le idee molto confuse, poi ho capito che quella poteva essere la mia strada.

Ti hanno proposto poi di rimanere a lavorare in azienda, ma tu hai rifiutato. Ci racconti come mai?

Un mese prima della fine del tirocinio mi hanno proposto di rimanere ma i software su cui stavamo lavorando e il settore in cui ci muovevamo non mi stimolavano. In poche parole mi annoiavo. Avevo invece capito che mi piaceva programmare e sviluppare progetti miei sull’intelligenza artificiale e quindi volevo seguire questo mio progetto. Grazie a questo mio impegno sono stato contattato da diverse aziende e infine sono diventato responsabile di settore in una di queste, in cui lavoro attualmente.

Quindi il tirocinio ti è servito per capire com’era il mondo del lavoro collegato al tuo ambito di studi?

Sì, esatto. Spesso facendo l’università non ci si rende conto di cosa si va a fare concretamente in azienda, di quale sia il lavoro e se ci piace realmente. Ad esempio una cosa che ho trovato molto diversa da come l’avevo immaginata all’università è che il mio è un settore molto dinamico, in cui si cambia spesso, si impara continuamente e si studiano cose sempre diverse. L’università è molto più statica. E questo me lo ha fatto capire il tirocinio curriculare che ho svolto grazie al progetto Giovanisì.

 

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