Pannelli solari e lezioni di tromba
Stefano
«Essere autonomo vuol dire avere un lavoro e potere abitare da solo senza chiedere aiuto a nessuno. Autonomia vuol dire utilizzare al massimo un’abilità o una risorsa. Se qualcuno è autonomo, sfrutta al meglio ogni situazione».
La musica era al volume giusto per non sentire neppure una parola della persona che avevi di fronte. Niente. Ho visto la bocca di Stefano muoversi, ed ero quasi sicura che ne uscissero delle parole, ma non riuscivo a sentire nient’altro che i toni dolci di Coldplay. Ho pensato che se mi impegnavo con tutta me stessa l’avrei potuto sentire. Invece, no. Niente da fare.
Probabilmente vuoi perché era stufo di urlare per farsi sentire, vuoi perché aveva notato i miei cenni di confusione più che di assenso, ha chiamato la cameriera e le ha domandato di abbassare la musica.
«Meglio?», mi ha chiesto, non appena è stata abbassata la musica.
«Meglio», ho detto tirando su la mia penna.
Stefano ha studiato chimica per molti anni. Anche quando era bambino, sognava gli isotopi e l’idrogeno e i legami covalenti. Okay, scherzo, ma ha iniziato a studiare chimica alle superiori e non ha mai smesso. Stefano ha frequentato un Istituto Tecnico a Prato, una città dedita ed immersa nell’industria tessile. Dal momento che la tintoria è cruciale nella produzione tessile, l’Istituto Tecnico fornisce chimici preparati per sostenere e mantenere tale industria.
Dopo il diploma, Stefano ha deciso di continuare a studiare chimica all’Università. Ha frequentato l’Università a Firenze, e, dopo la triennale, ha continuato ad abitare a Firenze per la laurea specialistica in chimica fisica. Dopo la laurea, ha sostenuto l’esame di Stato, l’ha passato, e poi ha cominciato la mitica ricerca di lavoro. Non è riuscito a trovare neppure un lavoretto. Ha cercato per mesi, ma la crisi non l’ha aiutato a trovare neppure un posticino. Quindi ha deciso di riprendere a studiare.
Riprendere a studiare, comunque, voleva dire pagarsi tre anni di dottorato. E senza un lavoro, pagare per fare il dottorato non è un compito molto facile. Ha fatto domanda per il dottorato di chimica e ingegneria all’Università degli studi di Firenze ed è stato accettato.
Ci sono circa venti posti per il dottorato di chimica, ma solo la metà sono posizioni retribuite.
Queste posizioni retribuite sono possibili grazie alle Borse Pegaso dalla Regione Toscana.
I professori generalmente sostengono gli studenti che conoscono bene, tutti quelli che hanno fatto la tesi con loro, e con cui vogliono continuare a collaborare per ricevere fondi regionali. Il professore di Stefano era appena andato in pensione. Era solo. Non c’era nessuno che poteva mettere una parola buona per la sua candidatura. Quindi, ha fatto domanda e ha atteso con ansia una risposta dalla Regione Toscana. Alla fine, è arrivato undicesimo. Solamente dieci persone hanno ricevuto la borsa di studio. Era preoccupato. Non c’era modo di permettersi altri tre anni d’università senza lavorare allo stesso tempo. Ha così deciso di mandare proposte ad altri gruppi di ricerca e continuare a cercare lavoro. E poi uno dei borsisti Pegaso si è ritirato.
«Ci sono due tipi principali dei panelli solari: uno che genera elettricità e uno che genera acqua calda», ha spiegato Stefano. Il soggetto di studio delle attuali borse Pegaso in chimica è quello dell’energia rinnovabile. La ricerca di Stefano si occupa di energia solare. Stefano sta lavorando per migliorare le capacità assorbenti dei panelli che generano acqua calda. Questi tipi di panelli solari sono usati su scala industriale, e devono essere più efficienti ed efficaci possibile per creare un sistema di energia sostenibile e rinnovabile.
«Ma non studio sempre», ha detto Stefano con un sorriso. «Sono anche un musicista».
Chimico di giorno e musicista di notte, Stefano suona la tromba. Ha iniziato a prendere lezioni di musica quando aveva cinque anni. Per i primi tre anni, tutti i bambini stanno in una stanza e apprendono la musica giocando. Stefano ha iniziato a suonare la tromba dall’età di otto anni.
«Ero fisicamente un po’ troppo piccolo per suonare la tromba all’inizio – ha detto -, ma potevo riuscirci. Ho preso lezioni per anni, e mi sono diplomato dalla scuola di musica quando avevo diciannove anni». Da quando ha finito la scuola di musica, l’amore di Stefano per la tromba è cresciuto, e suona con tanti gruppi per pubblici completamente diversi. Con il gruppo Myfair quintet suona musica classica per i balli in maschera e musica degli inizi del ’900 per vari eventi di danza tradizionale. Fa parte anche di un gruppo di sette musicisti giovani – tre alla tromba, tre al trombone, e uno alla tuba. Il gruppo si chiama Settimino Fiorentino. Questo gruppo è sperimentale, ha un vasto repertorio e suona generi diversi. Sì, sono su YouTube. Prova a cercarli che sono interessanti.
Fra suonare per miliardi di gruppi musicali e migliorare l’efficienza dei panelli solari, Stefano, in qualche modo, trova anche il tempo di dare lezioni di tromba. Il suo studente più giovane è il piccolo Niccolò che ha solamente sette anni, e il suo studente più anziano è Mario che ha 80 anni. Dare lezioni è un’opportunità per Stefano di condividere con gli altri il suo amore per la musica, stabilendo legami con persone di tutte le età e abilità attraverso il sacro vincolo della tromba.
Stefano ha ancora due anni di dottorato da fare, ma quando finisce, vorrebbe proseguire la sua carriera di ricercatore.
«C’è qualcosa di diverso ogni giorno – ha detto – che aiuta a tener vivo l’interesse». Ci sono anche opportunità lavorative in altri settori per i chimici, e Stefano potrebbe anche insegnare chimica o matematica alle scuole medie o superiori in tutta Italia. Il suo amore, comunque, è la ricerca, e spera che i suoi studi gli diano l’opportunità di continuare a fare ciò che ama, sia in laboratorio che sul palco.
Questa storia è pubblicata anche su “Accenti – autonomi racconti di Giovanisì”, il volume che raccoglie 30 storie di beneficiari del progetto Giovanisì della Regione Toscana raccontate da giovani scrittori toscani
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