Trasformare una passione in attività di sensibilizzazione
Silvia
Intervista a Silvia Mehmood, 29 anni, beneficiaria del Servizio Civile regionale, opportunità promossa dalla Regione Toscana nell’ambito del progetto Giovanisì. L’intervista, a cura di Gianluca Testa di intoscana.it, è stata realizzata nel corso della seconda tappa di “Giovanisì in tour” con il Presidente Eugenio Giani, alla quale hanno partecipato i giovani ragazzi e ragazze inseriti in progetti di Servizio Civile presso le Botteghe della salute e le aziende sanitarie toscane.
Silvia, tu svolgi il Servizio Civile nella Bottega Aima di Firenze. Aima è l’Associazione Italiana Malati di Alzheimer. Sei arrivata in Toscana per motivi di studio e qui svolgi il Servizio Civile, con un approccio dedicato e un investimento soprattutto sui social network. Poi so anche di un’iniziativa particolare di cui ti sei fatta promotrice e che vorrei che dopo tu ci raccontassi.
Sì, io faccio il Servizio Civile all’Aima. Come Bottega ci occupiamo di fare informazione in tempo reale sulla campagna vaccinale sui social, di far le prenotazioni ai vaccini e di fare in generale informazione rispetto ai servizi della regione. Per quanto riguarda più prettamente l’Aima, la nostra sede si trova all’interno di una RSA, quindi, per motivi di sicurezza della struttura, siamo state costrette a lavorare in smart working per tanto tempo. E questo ci ha messo nella condizione di reinventarci, ed è stata una grandissima opportunità, perché abbiamo trasformato una passione – quella del cinema – in un’attività che sensibilizzasse e promuovesse l’informazione rispetto al tema delle demenze e dell’Alzheimer. Bisogna ringraziare la mia cara operatrice di progetto, la dottoressa Mariangela Caputo, perché è lei che ci ha trasmesso il bisogno di creare una comunità sensibile, che faccia da rete intorno alle famiglie che convivono con questa malattia.
E quindi, che cosa è in breve questo progetto Cinema Alzheimer? In pratica, noi volontarie Aima di tutta la regione ci incontriamo ogni settimana, virtualmente, e discutiamo di un film sull’Alzheimer. Lo facciamo sui nostri social, dando così la possibilità a chi ci segue di raccontare le sue storie e condividere anche le sue riflessioni e considerazioni.
E infatti mi sono scritta nella mia agenda personale un commento che ci ha fatto uno studente universitario dopo aver visto un film da noi indicato, che secondo me spiega bene perché c’è bisogno di programmi che sensibilizzino. E lui dice: viviamo in una società che non lascia spazio alle fragilità, alla debolezza, non considerando invece l’incredibile saggezza, ricchezza e senso di umanità che può trasmettere una persona anche nei suoi momenti di maggiore fragilità.
È una frase che a me ha colpito molto. Sono assolutamente contenta di questa esperienza e se mi dovessero chiedere: “La suggerisci”? Direi di sì!
Intervista pubblicata il 14/05/2021