Riccardo Andreini / #giovanisi+

Una gara da pensare e vincere insieme

Riccardo Andreini - Giovanisi+

Riccardo Andreini è il Responsabile Settore Formazione, Progettazione e Servizi Territoriali del Cesvot – Centro Servizi Volontariato Toscana,  fra i soggetti parte del Tavolo Giovani, principale strumento di partecipazione del progetto Giovanisì. In questa intervista ci spiega come stanno portando avanti le proprie attività nei giorni segnati dalle disposizioni di contenimento del Covid-19, come la solidarietà non si sia mai fermata, nonostante tutto, e quanti – spesso giovani – nelle loro uniformi associative siano impegnati ad aiutare i più bisognosi.

Riccardo, in questi giorni segnati dalle disposizioni di contenimento della pandemia Covid19, come state ripensando le vostre attività di formazione e non solo?

Abbiamo provveduto immediatamente a riprogrammare tutte le attività in relazione al nuovo contesto che si è creato. Per quanto riguarda l’attività formativa abbiamo riproposto in modalità on line alcuni percorsi che erano già in programma. In modo particolare abbiamo proposto una serie di seminari in modalità webinar anche con il supporto di CSVnet (Coordinamento dei centri di Servizio) che ha messo a disposizione alcune piattaforme per e-learning. Considerando il contesto di cui parlavo sopra in alcuni casi abbiamo lasciato alcuni temi già calendarizzati (come per esempio “Riconoscere e gestione i conflitti nel terzo settore” oppure “Giovani, volontariato e nuove forme di partecipazione e impegno solidale”) in altri abbiamo ricalibrato i temi in relazione all’emergenza Covid19 (come per esempio “La disabilità e le catastrofi: garantire i diritti in tempi d’emergenza” oppure “la normativa sulla sicurezza per il terzo settore” in ambito Coronavirus).
Poi abbiamo proposto una serie di webinar sulle tematiche d’attualità (come per esempio “Le novità del decreto Cura Italia per il terzo settore”, “L’attuazione della Riforma del terzo settore alla luce delle recenti disposizioni Covid19”) e ripensato sempre in chiave on line anche i corsi di formazione.

A tal proposito è significativa l’esperienza del Corso per Progettisti che vede coinvolti 24 volontari in un percorso completamente virtuale sia per i lavori in aula che per quelli in gruppo e per le simulazioni progettuali. Lo stesso per il corso, completamente on line, sui social che ha visto l’adesione di quasi 100 volontari.
Accanto a questa attività formativa siamo riusciti a garantire il servizio di consulenza che al momento viene svolto a distanza e che oltre a garantire una copertura su tutte le tematiche già previste (amministrative, fiscali, contabili, organizzative, previdenziali, assicurative, ecc.) si è aperto anche a tutte le questioni legate alla gestione dell’emergenza.

Vedere tanti volontari, spesso molto giovani, ci ha riconsegnato un Paese fatto di relazioni significative, piccole attenzioni, gesti di gentilezza

Un altro servizio importante è quello legato alla campagna “La solidarietà non si ferma” che ha visto il nostro sito dedicare una sezione alla promozione di tutti i servizi che il terzo settore ha messo in campo in periodo di emergenza facilitandone la fruizione da parte dei cittadini e allo stesso tempo facilitando il matching tra associazioni e cittadini (spesso giovani) intenzionati ad offrire il loro tempo e le loro competenze al servizio della collettività.
Sul nostro sito è comunque possibile avere un quadro completo di tutti i servizi attualmente attivi.

Come Cesvot, avete da sempre favorito il protagonismo giovanile, anche attraverso bandi ad hoc, come ad esempio “Giovani protagonisti per le comunità locali” del 2019, promosso nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. Come stanno vivendo questo momento di emergenza i giovani volontari e quanto è importante il loro ruolo nel superare questa situazione emergenziale?

I progetti promossi all’interno del bando “Giovani protagonisti per le comunità locali” e che erano tutti nel pieno delle loro attività (la conclusione era prevista per 31 luglio 2020) sono stati sospesi. Grazie però alla proroga concessa che sposta la conclusione al 31 dicembre 2020 tutte le associazioni e con loro i tanti giovani al momento coinvolti in modo positivo e significativo stanno già lavorando alla riprogrammazione delle attività. Sicuramente non è venuto meno l’entusiasmo e l’apporto che i giovani hanno dato fin d’ora ai progetti sarà determinante, in termini di creatività ed originalità, per ripensare agli stessi progetti e concluderli nel modo migliore trasformando questo periodi di crisi in una opportunità di crescita e di rinnovamento. A tal proposito dobbiamo segnalare che i giovani risultano presenti ed attivi nei tanti servizi che il terzo settore ha avviato in questo periodo di gestione dell’emergenza, in alcuni casi sono stati proprio loro ad animare azioni di prossimità risultate determinanti nell’alleviare il disagio di tanti nostri concittadini, soprattutto i più anziani e i più fragili.  Anche nella fase post emergenziale sarà importante non disperdere questo patrimonio di energie convogliandole in quella che sarà una grande operazione di ricostruzione non solo materiale ma anche di relazioni e stili di vita: promuovere e qualificare il ruolo dei giovani nell’associazionismo toscano significherà dare forza e ruolo ad una generazione nuova perché sia capace di rinnovare la proposta del terzo settore, la sua capacità di radicamento sul territorio nonché di facilitare il ricambio generazionale all’interno delle stesse organizzazioni

In questo momento particolarmente difficile, gli enti del terzo settore ricoprono un ruolo importante, soprattutto nel continuare, ora più che mai, ad aiutare le persone bisognose. Possiamo dire che la solidarietà non si ferma e non si è mai fermata? Ci sono degli aspetti positivi emersi in questa fase che potremo prendere come modello quando tutto sarà finito?

Sicuramente la solidarietà non si ferma perché al di là di quello che possiamo pensare o vedere è parte integrante della stessa costituzione umana. Anzi i periodi più oscuri e più difficili sono sempre stati illuminati da esperienze di profonda umanità e prossimità. Il Terzo settore ha dimostrato non solo tutta la sua vitalità (di idee, di azioni, di relazioni, di intuizioni, di provocazioni), ma anche la densità di valori e senso della vita che ci offre nel suo semplice e silenzioso svolgersi quotidiano. Vedere tanti volontari – spesso molto giovani – nelle loro uniformi associative o semplicemente nei loro abiti quotidiani, organizzati oppure disponibili al momento e nelle situazioni non programmate, ci ha riconsegnato un Paese che è fatto di relazioni significative, piccole attenzioni, gesti di gentilezza, sguardi di affetto, sorrisi abbozzati, cenni di complicità. Ecco forse, e lo spero, questa pandemia ci dà la possibilità di vivere in un Paese che sia più comunità e dove ognuno di noi riscopra l’importanza dell’altro e che se non siamo uniti, al di là del dato anagrafico o di provenienza culturale, tutto diventa più difficile, la scelta tra un’eterna corsa ad ostacoli oppure una gara da pensare e vincere insieme.

 

Intervista pubblicata il 20 Aprile 2020

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