Giulia Bartolini / #giovanisi+

Nell'emergenza la lotta alle mafie non si ferma

Giulia Bartolini - Giovanisi+

Dall’osservatorio di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, tra i soggetti parte del Tavolo Giovani, principale strumento di partecipazione del progetto Giovanisì, Giulia Bartolini ci racconta come abbiano ripensato alle proprie attività in questi giorni segnati dall’emergenza sanitaria, sia per continuare ad informare e sensibilizzare sulla importanza della educazione alla legalità, soprattutto tra i più giovani, sia per continuare a “mantenere e generare speranza”.

Giulia, in questi giorni segnati dall’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ci racconti come avete ripensato le vostre attività? Proprio in questo periodo (il 21 marzo) si è celebrata la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, come Libera non avete voluto mancare a questo importante appuntamento.

Libera è una famiglia, vivere momenti di comunità è fondamentale ed è uno dei punti di forza della nostra azione e della nostra rete. In questo periodo, molte associazioni si sono trovate limitate o bloccate nel proprio agire quotidiano, chi come noi lavora nella promozione sociale, in mezzo alle persone, nelle scuole, ovviamente non può che progettare, organizzare ed essere pronto per le fasi ancora più dure.
In questo periodo c’è stato il “21 Marzo” che avremmo dovuto celebrare in una manifestazione nazionale a Palermo, il compleanno dei 25 anni di Libera, il 25 aprile, il 1 maggio e il 9 maggio, Festa dell’Europa. Date culturalmente importanti che servono per coniugare memoria ed impegno e ricordare, soprattutto ai più giovani, che la storia permette di attualizzare le vicende passate, individuando quelle che oggi possono essere considerate le sfide e le problematiche da affrontare. Abbiamo cercato di vivere questi momenti come comunità, Libera ha lanciato delle campagne social e si è tenuta attiva per ogni circostanza, vi consiglio a tal proposito di seguire il nuovo progetto editoriale “La Via Libera” e il nuovo format “Belle Facce” in onda sulla pagina Instagram di Libera Contro le mafie.

Continueremo a lavorare tra i più giovani per dare alternative e stimolare il senso di comunità e amore per il proprio territorio

Libera Toscana continua il suo lavoro, tra segreterie, coordinamenti e momenti formativi, (Online) è stato fatto un video corale per il 21 marzo che trovate nella nostra pagina FB, insieme alle foto dei nostri volontari che dedicano un fiore alle tante vittime di mafia. Abbiamo fatto una call per sentire il discorso di Don Luigi Ciotti ed è stato emozionante, vedere quanto avevamo bisogno di essere vicini, in quel giorno, come ogni anno. Abbiamo anche promosso un piccolo progetto di solidarietà che si chiama “Una bottega per amica”. La Bottega di Libera Terra, a Firenze, che vende i prodotti provenienti dai beni confiscati alle mafie, è chiusa, abbiamo trovato un modo per non rimanere fermi, inermi e per stare vicino a chi sta vivendo un momento di estrema difficoltà economica. Fuori dalla saracinesca ci sono due cassette colorate, tutti i giorni mettiamo fuori dei prodotti, grazie anche a donazioni online, e gli abitanti del quartiere possono lasciare qualcosa o prendere se ne hanno bisogno. Credo sia importante, in questo momento, sentirci addosso la responsabilità di mantenere e generare speranza.

Come Libera, avete partecipato attivamente al percorso “Youth Worker di nuova generazione”, promosso da Giovanisì,  il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, dove al centro della riflessione c’era la figura dello youth worker. Quali sono le principali difficoltà che si trovano ad affrontare ora gli youth worker?

Questa è una domanda difficile, perché il lavoro dello youth worker è sensibile e fortemente connesso alla relazione, all’incontro con i giovani: deve fare da ponte, da connettore tra loro e il mondo adulto, deve promuovere lo sviluppo delle loro competenze, la loro partecipazione alla vita sociale e politica. Capite bene che questo compito, senza la prossimità, tramite un monitor o attuando tutte le norme di distanza sociale, diventa complicato. Penso agli incontri che noi facciamo nella nostra sede, dove ci ritroviamo seduti l’uno accanto all’altro in un cerchio, penso all’animazione d’ambiente nelle scuole, ai viaggi, agli scambi europei: dovremmo trovare un modo per sviluppare tutto questo senza perderne l’efficacia, l’efficacia dell’educazione non formale, del contatto. Sarà importante mettere al centro del dibattito attuale quelle figure professionali che non possono svolgere bene il loro lavoro a distanza, che hanno bisogno di un contatto visivo, della prossimità.
L’associazione di cui sono presidente, Le Discipline, braccio operativo di Libera Toscana, ha diversi progetti di cittadinanza attiva con i giovani, con minori stranieri, con scuole e università, ma anche con gli adulti. Progetti di formazione e di autoformazione. Abbiamo cercato di fare tesoro di questo momento per ristrutturarci, riorganizzarsi e dare spazi a nuove progettazioni.
E’ stato importante mantenere attiva l’attenzione sui temi che ci sono cari tramite azioni social provando a stimolare riflessioni, dando piccoli compiti quotidiani, provando a fare dei laboratori con metodologie nuove. Abbiamo parlato di libri, di vittime di mafia, di politica e di Europa: a tal proposito abbiamo fatto una campagna parlando di ambiente (foto e selfie con origami di carta riciclata) e creato un format video che è andato online il 9 maggio, fatto insieme alla rete nazionale di associazioni di cui facciamo parte, che si chiama EuropeOnAir e che cerca di sviluppare vari temi connessi all’Europa in modo semplice e diretto per i giovani.

In un momento così complicato, in cui molte persone si trovano in difficoltà, ora più che mai è molto importante continuare a puntare l’attenzione sull’educazione alla legalità, anche e soprattutto tra i giovani. Come possiamo continuare a farlo e quali sono le sfide che dovremo affrontare quando l’emergenza sanitaria sarà finita?

Le epidemie rappresentano un forte interesse per gli affari criminali. Sono molti i settori in cui le mafie operano e in mancanza dei business più conosciuti, bloccati anche quelli dal Coronavirus, ci sono buone possibilità che le cosche criminali si reinventino o rafforzino i lori affari in altri settori: come per esempio l’emergenza mascherine o altri prodotti mancanti e in forte richiesta. La criminalità organizzata di stampo mafioso da sempre specula sui bisogni, sulle necessità e su questi, creano profitto. Pensiamo a tutte le persone che a fine emergenza si ritroveranno senza lavoro e non parlo solo dell’economia legale, parlo del lavoro sommerso, di lavoratori irregolari, totalmente in nero o che vivono nell’illegalità. Quelli che a fine epidemia non potranno godere degli ammortizzatori messi a disposizione. Persone al limite della povertà che potrebbero trovare soluzioni altrove. E’ lì che la mafia cercherà di trovare manodopera, fornendo anche prestiti con un conseguente aumento dell’usura. Immagino che queste saranno le sfide. Noi dovremmo continuare a mantenere l’attenzione alta, viva, non lasciare che la pandemia ci renda ciechi, inconsapevoli. Continueremo a lavorare per informare, per sensibilizzare alle nuove forme d’illegalità, la dove ci saranno, soprattutto tra i più giovani, per dare alternative, per stimolare loro il senso di comunità, di amore per il proprio territorio. Ricordiamoci, che il reddito delle mafie è fatto anche dal silenzio.

 

Intervista pubblicata l’11 Maggio 2020

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