Federico Pierattini / #giovanisi+

L'impegno del mondo cooperativo durante l'emergenza

Federico Pierattini - Giovanisi+

Federico Pierattini ci racconta come Confocooperative Toscana, tra i soggetti parte del Tavolo Giovani, principale strumento di partecipazione del progetto Giovanisì, abbia cambiato il proprio quotidiano negli ultimi mesi e come il mondo cooperativo, anche in questo momento difficile, non si sia mai fermato, continuando ad essere un punto di riferimento per la comunità

Federico, l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha costretto molti a cambiare il proprio quotidiano negli ultimi mesi. Voi come avete riorganizzato le vostre attività?

Come penso in tantissimi, ci siamo dovuti adeguare al periodo particolare che stiamo vivendo. All’interno del nostro ufficio ci siamo divisi in turni per presidiare l’apertura e continuare a dare servizio a tutte le nostre associate ed ai nostri volontari di servizio civile, io sono stato praticamente sempre operativo dall’ufficio. In alcuni momenti ho messo da parte alcune attività che svolgevo quotidianamente, andando a farne altre come l’assistenza alle cooperative per tutti gli aspetti che riguardavano la riapertura dei loro servizi. Mi sono dedicato anche alla fornitura e allo smistamento delle mascherine chirurgiche nel periodo in cui non si riuscivano a trovare sul mercato. Infatti, come Confcooperative Toscana, abbiamo fornito nei primi giorni di aprile un milione di mascherine per tutti gli operatori delle nostre cooperative. Questo per sostenere il personale, in particolare quello delle realtà dedite all’assistenza e alla cura delle persone fragili, ma anche quello impegnato nei servizi di igiene urbana e nel settore agroalimentare e consentire loro di garantire in sicurezza la continuità dei servizi nel pieno dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. 670mila mascherine sono state destinate alle cooperative toscane mentre 330mila mascherine sono state destinate alle realtà più colpite della Lombardia. Questo per dire che non ci siamo mai fermati ed abbiamo cercato di essere punto di riferimento anche in questo periodo molto difficile, con l’augurio e la speranza di tornare tutti a svolgere in pieno quello che facevamo prima.

Come Confcooperative Toscana, avete da sempre puntato molta attenzione sul Servizio Civile regionale, opportunità promossa nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. Cosa ti ha colpito di più dei giovani volontari in questa fase di emergenza e come sono cambiate le loro attività?

Per prima cosa voglio ringraziare tutti i nostri volontari per la collaborazione e pazienza dimostrata. Non sono stati momenti semplici, perché siamo sempre stati abituati a vivere le attività al loro fianco e questo cambiamento improvviso ci ha portato a modificare le nostre routine.  Mi ha colpito molto il loro legame con le loro sedi, operatori e noi referenti, e questo lo abbiamo voluto condividere anche sui nostri canali social, mettendo una loro foto o video e un breve racconto di come stavano vivendo questa situazione. Il bello è stato anche ricevere tantissime chiamate e messaggi dai volontari che scalpitano per poter rientrare in servizio per dare una mano alla loro comunità, anche se in certi momenti non è stato facile far capire che le pratiche per il riavvio non dipendevano esclusivamente da noi.

Il mondo cooperativo non si è fermato grazie al lavoro dei singoli cooperatori a rischio contagio e di tutte le unioni territoriali

Dai primi di maggio abbiamo potuto far iniziare di nuovo solo alcuni ragazzi, di cui solo uno operativo “sul campo”, mentre tutti gli altri sono operativi “da remoto” quindi da casa con i vari dispositivi. Questo perché i nostri progetti prevedono moltissimi ambiti dislocati in tutto il territorio regionale, partendo dai servizi per infanzia 0-6 passando alle residenze per anziani e disabili ed anche i centri diurni, o alcune sedi dove si svolge il trasporto socio-sanitario ed infine gli sportelli delle segreterie delle cooperative, e non tutte le sedi al momento sono tornate operative come prima. Abbiamo dovuto riprogrammare le restanti ore di formazione generale agli otto volontari rientrati in servizio, tramite una piattaforma dove oltre alla videoconferenza potevamo condividere materiale, visionare video e molto altro. Abbiamo riproposto i moduli che restavano da svolgere in maniera alternativa, e grazie alla collaborazione dei colleghi (per organizzazione della piattaforma) e dei ragazzi siamo riusciti ad ottenere un buon risultato finale. L’augurio adesso è di rimettere in gioco gli altri volontari nelle prossime settimane.

Negli ultimi mesi sicuramente la cooperazione ha ricoperto un ruolo chiave e fondamentale, soprattutto in aiuto dei cittadini più bisognosi, tra cui anche i giovani. Quali sono state, secondo te, le cose positive emerse in questo periodo e quali sono le buone pratiche da prendere come esempio anche per il futuro?

La cosa più importante è che il mondo cooperativo, anche in questo momento difficile e duro non si è fermato, questo grazie a tutto il lavoro svolto dai singoli cooperatori a rischio di contagio e da tutte le nostre unioni territoriali. Basti pensare che ogni giorno hanno garantito a noi cittadini i servizi di assistenza sociale, servizi di pulizia e sanificazione, servizi di logistica del trasporto e di tutto il settore agroalimentare e della pesca, servizi di distribuzione e consumo alimentare e quelli del credito. E’ anche grazie a loro che il nostro territorio, con alcune difficoltà, sta cercando di andare avanti e superare tutti i problemi. Fra le buone pratiche da utilizzare per il futuro c’è sicuramente l’utilizzo dello smart working, se viene utilizzato da tutti correttamente. Questo strumento può essere utile per ottimizzare il tempo famiglia-lavoro, diminuire gli spostamenti casa-lavoro e questo dovrebbe portare ad un minor inquinamento ambientale. C’è sicuramente da non sottovalutare che il mondo sta cambiando, anche grazie a questi nuovi modi di lavorare, e per questo i giovani di oggi dovranno essere da subito pronti a tale rivoluzione (saper utilizzare un computer ed i suoi programmi principali e non solo saper far funzionare il proprio smartphone). Sottolineo anche la bontà e collaborazione che ogni cittadino ha cercato nel proprio piccolo di dare con un contributo alla propria comunità, come ad esempio le raccolte fondi per i vari ospedali, o donando beni di prima necessità a chi ne aveva veramente bisogno.

 

Intervista pubblicata il 13 Maggio 2020

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