Ampliare i propri orizzonti
Alessia
Teoria e pratica, ovvero formarsi per accrescere le competenze necessarie per immettersi nel mondo del lavoro. Alessia è una pluribeneficiaria del progetto regionale per l’autonomia dei giovani: attualmente lavora in uno spazio coworking grazie al bando voucher per coworkers, ma è stata anche beneficiaria di un Voucher per l’Alta Formazione in Italia e di un Assegno di ricerca, tutte misure promosse dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì grazie alle risorse del POR FSE 2014-2020. La beneficiaria è intervenuta anche in occasione della tappa di Firenze di “Giovanisì in tour, il progetto raccontato dai giovani toscani”.
Alessia, sei un architetto e hai scelto di entrare a lavorare in uno spazio di coworking: quanto ha inciso sulla tua scelta professionale la possibilità di usufruire dei voucher per coworkers promossi dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì?
Sicuramente un buon 70%, perché nell’ambito della libera professione affittare una postazione in uno spazio di coworking incide non poco da un punto di vista economico e aver avuto accesso al voucher è stata una sicurezza per me. Quindi, pur avendo già riflettuto sull’eventualità di entrare a lavorare in uno spazio coworking, la scoperta dei voucher regionali di Giovanisì è stato sicuramente un incentivo.
Negli ultimi anni hai portato avanti progetti sul tema dell’abitare collaborativo. Al momento, invece, di che cosa ti stai occupando?
Sto continuando a lavorare sempre in quell’ambito ma in maniera più allargata, nel senso che al momento mi occupo di progettazione collaborativa in senso più ampio, il che vuol dire non solo progettare abitazioni, ma anche luoghi e spazi diversi tra loro. In questo mi ha aiutato molto l’essere entrata in un coworking, perché ho scoperto altri ambiti per mettere in pratica le mie competenze.
Quanto e come è cambiato il tuo lavoro dopo essere entrata in uno spazio di coworking?
Tantissimo. Io sono entrata all’interno di uno spazio perché ero interessata a “fare rete”, come si dice in gergo. E devo dire che questa aspettativa è stata ampiamente ripagata. In un ambiente come il coworking hai davvero la possibilità di incrociare persone che lavorano in ambiti diversi dal tuo ma sotto certi punti di vista conciliabili. Quindi puoi ampliare i tuoi orizzonti, ibridare il tuo lavoro e accrescere anche le tue competenze professionali.
Data la tua esperienza, consiglieresti a un tuo amico architetto o a un libero professionista di entrare a lavorare in uno spazio di coworking?
Assolutamente sì, e in realtà l’ho già fatto. Penso che lavorare all’interno di un coworking sia un’esperienza importante per un giovane professionista e il modello lavorativo che offre è molto attuale.
Il tuo rapporto con Giovanisì, però, non si esaurisce con il bando per coworkers. Tu, infatti, sei una pluribeneficiaria del progetto regionale per l’autonomia dei giovani, avendo usufruito anche di un Voucher per l’Alta Formazione in Italia, grazie al quale hai frequentato un Master. Ci racconti di questa esperienza?
Già qualche anno prima avevo visto il Master in Rigenerazione Urbana e Innovazione Sociale organizzato dall’Università Iuav di Venezia e quando ho scoperto i voucher di Giovanisì ne ho approfittato per iscrivermi e richiedere il finanziamento. L’esperienza è stata molto positiva perché ha rispettato le mie aspettative: quelle di un master fatto non solo di lezioni teoriche frontali, ma anche di un confronto continuo con diverse realtà e professionalità, che mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con tecnici, ricercatori e innovatori. Insomma, si è trattato un percorso molto variegato e l’ho apprezzato proprio per questo.
Ma non è finita qui, perché successivamente al Master hai beneficiato anche di un Assegno di Ricerca, altra opportunità che rientra nell’ambito di Giovanisì, presso l’Università di Firenze. A quale progetto hai collaborato?
Sto collaborando al progetto P.I.S.T.A. (Progetto Inclusivo e Sviluppo di Tecnologie per gli spazi di Assistenza nel percorso materno-infantile), che vede anche il coinvolgimento di due realtà esterne: l’Ospedale di Grosseto e la Start-up “DU IT”, che oltretutto si è da poco spostata nel coworking dove lavoro. Il progetto prevede una parte di ricerca relativa agli spazi per la nascita e una parte legata invece alla prototipazione e validazione di un sistema o ambiente ospedaliero basato su di un approccio multisensoriale al percorso nascita. Quello che mi piace è il carattere ibrido del progetto e sopratutto il dialogo, che considero molto proficuo, tra un ente di ricerca quale l’Università di Firenze, un ente sanitario e una vera e propria azienda.
Intervista effettuata il 20/2/2019