Crederci oltre ogni limite
Michele
Michele Citti ha 37 anni ed è laureato in Ingegneria aerospaziale. Anche grazie al bando Creazione di impresa – Microcredito, una misura promossa dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì, ha aperto a Lucca TH.E srl, uno studio di progettazione che opera nel campo dell’ingegneria meccanica e industriale. Lo abbiamo intervistato per conoscere la sua storia.
Michele, come è nata la tua idea imprenditoriale? Hai sempre voluto metterti in proprio?
Nasco ingegnere e ho lavorato per tanto tempo come dipendente in aziende del mondo automotive. Poi a un certo punto ho capito che non volevo più stare in aziende così rigide, volevo fare qualcosa in autonomia, dettando io le modalità di lavoro. Così, ho fatto la libera professione per un anno e poi con il mio ex socio abbiamo deciso di aprire la TH.E srl, per ampliare i campi di applicazione attraverso l’inserimento di ulteriori risorse che andassero a sviluppare competenze specifiche già parte del proprio background. La nostra è una società di servizi, per i primi 5 anni è stata una start up innovativa, perché ci siamo impegnati in progetti innovativi di ricerca e sviluppo e poi passo dopo passo siamo diventi una società. Nasciamo dal settore automotive e tra i nostri clienti ci sono il mondo delle corse, lavoriamo dalle due alle quattro ruote e abbiamo varie collaborazioni attive, sia con case molto famose che con altre anche meno note. Col tempo, ci siamo interrogati anche su che direzione puntare. Mi chiedevo: solo automotive? In questo ambito i progetti non sono costanti, spesso ci sono picchi di lavoro, poi però la commessa finisce e ci sono periodi più scarichi. Ma in questo modo non vedevo crescita, non vedevo innovazione. E quindi, essendo a Lucca, abbiamo iniziato a orientarci e collaborare con il mondo del tissue e anche con il settore oil&gas, che richiede competenze molto variegate al riguardo. Oltre a tutto questo, ci sono sempre commesse anche spot, per altre collaborazioni, per esempio con aziende che operano in automazione e nello sviluppo di idee meccaniche.
Hai anche attivato molti tirocini non curriculari presso l’azienda, usufruendo quindi anche di un’altra opportunità del progetto Giovanisì. Ci racconti in che modo?
Sì, esatto. Il primo ragazzo che è entrato con noi in tirocinio risale ormai a 3 o 4 anni fa, il suo stage si è poi trasformato in apprendistato e poi in contratto a tempo indeterminato. Molto spesso i giovani che abbiamo inserito in stage li abbiamo fatti salire e rimanere con noi come apprendistato. Per noi è fondamentale formare il personale e poi rafforzare e far crescere le competenze di chi si aggiunge al nostro team, sempre tenendo conto del nostro modello e delle nostre metodologie. Le nuove figure cerchiamo sempre di responsabilizzarle. A dire la verità vorremmo poter prendere molti più ragazzi con noi.
Tornando al “fare impresa”, come sei venuto a conoscenza del bando Creazione di impresa- Microcredito promosso da Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani?
Nel 2015 abbiamo iniziato il bando, pur mantenendo p.iva. Eravamo inesperti, ci siamo affidati a un commercialista e lui ci ha saputo anche indirizzare verso il mondo delle start up, ho curato io la stesura del progetto e mi sono immerso nella pratica per il bando. Poi negli anni sono diventato super esperto di start up! Ne ho aperte anche altre. Il bando ci ha permesso di ottenere alcune delle nostre attrezzature e i software necessari, spesso molto costosi – un software arriva ad avere un costo licenza anche oltre i 20.000 €. Col bando abbiamo quindi potuto ottenere una parte di quello che ci serviva per poter arrivare al nostro obiettivo, oltre a garantirci il supporto necessario nella fase di avvio.
Alla luce della tua esperienza, qual è la sfida più grande per un giovane aspirante imprenditore che volesse decidere di mettersi in proprio?
La sfida più grande? Beh, fare impresa non è facile, soprattutto in Italia. Se non hai uno sponsor alle spalle la fatica è tanta! Uno dei più grossi dispiaceri nel fare impresa è che poi in realtà in Italia si tende ancora tanto – troppo – a privilegiare le aziende che hanno già una forza economica. Molte volte, infatti, sono sempre e solo le grandi aziende che prendono i soldi e poi provano a sviluppare al loro interno una start up.
Indipendentemente dalle capacità, quindi, è importante avere tantissima voglia e crederci oltre ogni limite. Soprattutto all’inizio è molto frequente voler mollare tutto perché le condizioni non sempre sono così facili, per cui può prendere un po’ di sconforto. Noi abbiamo dovuto reinventarci, sempre però affermando la nostra specificità.
Fare impresa è totalizzante, trovare il tempo per spaziare in altri settori non è sempre facile, ma i vari mondi dell’ingegneria possono però integrarsi. Alla fine, legandosi a un’idea, quella diventa un po’ la tua vita.
Intervista pubblicata il 02/09/21