Un anno che mi ha permesso di ampliare la mia prospettiva, passando dall’io al noi

Jacopo

Area tematica: Partecipo

Jacopo ha 20 anni e ha recentemente concluso il Servizio Civile regionale, un’opportunità che rientra nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. Ha svolto il suo percorso prestando servizio presso l’Associazione Pubblica Assistenza Croce d’Oro di Ponte a Ema. Ecco il suo racconto.

Jacopo, come sei venuto a conoscenza di questa opportunità?

L’inizio del mio percorso è stato un po’ particolare. Sono venuto a conoscenza di questa opportunità tramite il passaparola fra gli abitanti del mio paese. Quando mi hanno parlato del progetto promosso dalla Croce d’Oro, il bando era appena uscito e io stavo proprio cercando il modo per impegnarmi in un’occasione formativa e di valore. Così mi sono candidato e ho fatto il colloquio. Mi è piaciuto fin da subito il progetto che proponevano.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza in termini di competenze acquisite?

Durante il mio percorso ho potuto apprendere moltissimo e ho anche trovato molto spazio per apportare nuovi servizi, idee, metodologie e idee creative per stringere il rapporto con i cittadini. Dal punto di vista pratico, ho avuto modo di partecipare a vari corsi e formazioni specifiche sulle manovre di pronto soccorso, ad esempio. Di sicuro ho migliorato molto anche le mie abilità di comunicazione e relazione, anche perché ho svolto il servizio con altri volontari (eravamo in 4 in totale) e tutti con caratteri molto diversi, ma abbiamo trovato il modo di confrontarci, sia fra di noi che con gli altri. Abbiamo anche portato nuove proposte di attività all’interno dell’associazione che, per un anno, è stata la nostra seconda casa. All’inizio non è stato facile inserirsi in un’associazione storica e così radicata sul territorio, dove a volte è mancata un po’ la continuità con i nuovi volontari, ma in breve tempo ci siamo conquistati la fiducia delle persone con cui ci siamo trovati a collaborare. Questo è stato possibile perché abbiamo dimostrato agli altri volontari tutta la nostra voglia di fare e l’impegno che ci stavamo mettendo, a partire dalle piccole cose, come la cura degli spazi. Avendo svolto il servizio durante l’emergenza Covid19, ho anche avuto modo di trovarmi a ripensare tante attività, proprio a causa del periodo particolare che stavamo attraversando. Ad esempio, parte delle attività ha riguardato la gestione dei social network, uno strumento che si è dimostrato utile per raggiungere le persone e informarle sulle attività che stavamo portando avanti e sui servizi sul territorio. Un’altra attività che mi ha dato molto è stata la consegna della spesa e dei farmaci, anch’essa legata all’emergenza sanitaria. Insomma, è stato un anno davvero ricco di esperienze, che mi ha permesso di ampliare la mia prospettiva, passando dall’io al noi. Devo dire che questo è stato possibile anche grazie alla realtà in cui ho svolto il servizio, che ci ha dato davvero la possibilità di metterci in gioco e di innovare alcune loro attività, anche attraverso la nostra creatività.

Questo percorso ti è quindi servito per mettere a fuoco le tue aspettative e per farti capire meglio quali sono i tuoi interessi. In che modo è stato possibile?

Sì, devo dire che a me è sempre piaciuto l’ambito sociale e avevo già fatto alcune esperienze, per esempio per promuovere l’inclusione attraverso lo sport per ragazzi in difficoltà. Ma stando lì, attraverso questo percorso ho capito che si può far davvero tanto per gli altri. Le associazioni hanno un ruolo fondamentale, hanno un potenziale che crea valore nella nostra società, spesso molto individualista.
Il Servizio Civile mi ha allargato gli orizzonti anche sul valore dell’impresa sociale, e mi ha fatto mettere a fuoco il fattore umano che può orientare le nostre scelte e apportare valore alla comunità in cui si vive e di cui si fa parte. Questa esperienza mi ha spinto molto a continuare ad esplorare il mondo del sociale, e mi ha fatto capire quali sono i nostri diritti e doveri all’interno della collettività. Io e i miei compagni avevamo una grande voglia di fare e abbiamo riportato l’attenzione sull’associazione che è sempre più un punto di riferimento sul territorio. Questa consapevolezza si è rafforzata anche grazie al progetto a cui ho collaborato: “Giovani si nasce, Volontario si diventa”, che è risultato fra i vincitori del bando “I giovani per il volontariato” (il bando che La Regione Toscana, nell’ambito di Giovanisì, ha promosso per sostenere gli enti del Terzo Settore nella realizzazione di progetti che valorizzassero il protagonismo giovanile).

Grazie a questo bando abbiamo potuto introdurre tante nuove attività, sottolineando anche il valore del cambio generazionale perché sta a noi impegnarci e aiutare l’associazione a stare al passo coi tempi e a reinventarsi, anche attraverso nuove forme di finanziamento. Una delle attività a cui sono più legato si chiama Aperi-Ema: un modo per costruire occasioni di socialità e di aggregazione che ha unito tante persone della nostra comunità, dai bambini ai nonni. Abbiamo voluto concentrare il nostro lavoro sulla comunità, coinvolgendo anche altri volontari, oltre a noi ragazzi inseriti in servizio civile. Un altro esempio che vorrei raccontare riguarda invece l’idea di rivalorizzare lo spazio dell’associazione: abbiamo pensato di rendere più bello e colorato il container che si trova all’interno del giardino degli eventi dell’associazione e per farlo abbiamo coinvolto i bambini e le bambine del nostro paese. Il container, infatti, è diventato un murales colorato, proprio grazie ai loro disegni, ispirati alla domanda: Cosa è per te la felicità?

Alla luce del tuo percorso, consiglieresti ad altri giovani ragazzi e ragazze di fare domanda per il Servizio Civile e vivere questa esperienza?

Sì, assolutamente sì! Io ho avuto modo di confrontarmi anche con i nuovi volontari che hanno preso servizio dopo di me e mi sono messo subito a disposizione per chiarimenti, suggerimenti e informazioni. Il messaggio che vorrei lasciare a loro – e anche a chi deciderà di fare questa esperienza – è che in fondo ogni percorso di servizio civile è parte di una catena che continua, non si spezza. I percorsi di servizio civile sono legati, mi piace pensare che ogni percorso riparta dalla stessa energia lasciata da chi ti ha preceduto.


Intervista pubblicata il 19/05/2021 

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