Una macchina fotografica per raccontare una città
Jacopo
Riflettere sul rapporto tra cultura orientale e la città di Prato attraverso le immagini fotografiche. Jacopo Valentini è un giovane fotografo che ha partecipato al progetto “La Via della Cina”, realizzato dallo studio Dry Photo Arte Contemporanea di Prato, uno dei vincitori del bando “Toscanacontemporanea2018”, promosso dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì.
Come sei venuto a conoscenza del progetto “La Via della Cina”, realizzato dallo studio Dry Photo Arte Contemporanea di Prato e finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì attraverso il bando “Toscanacontemporanea2018”?
Ho saputo dell’esistenza del bando da alcuni colleghi fotografi. Successivamente alla segnalazione, mi sono informato sul progetto e sono stato colpito positivamente non solo dall’argomento proposto, ma anche dal fatto che il progetto era promosso da una realtà importante quale Dry Photo e vedeva il coinvolgimento del Museo Pecci, dove, lo scorso novembre, è stata presentata la campagna fotografica.
Attraverso il progetto “La Via della Cina” è stato chiesto a 4 giovani fotografi toscani, tra i quali tu, di raccontare la città di Prato e il suo rapporto con la comunità cinese. Ci puoi descrivere la tua esperienza?
Il progetto si proponeva di raccontare, attraverso la fotografia, una particolare zona di Prato: il Macrolotto 0. Ci è stato quindi chiesto di lavorare a stretto contatto con la realtà del quartiere, contraddistinta dalla presenza capillare di cittadini di origine cinese. ma, dati anche i miei interessi artistici, ho deciso di allargare lo sguardo all’intera città.
Ho scelto come tema quello del “lavoro”, cercando di riflettere sulla contaminazione tra cultura asiatica e occidentale, e cercando di riflettere non solo sulla migrazione cinese in età contemporanea, ma anche sui legami (culturali e commerciali) tra Prato e Oriente nel passato, concentrandomi in particolare sulla figura del mercante pratese Francesco Datini, che, durante il corso del XIV secolo, commerciò attivamente anche con i paesi asiatici.
Parlaci del tuo background: che studi hai fatto e da cosa nasce la tua passione per la fotografia?
Mi sono laureato in architettura presso l’Accademia di Mendrisio, in Svizzera, però non ho mai esercitato la professione. Durante gli anni universitari ho seguito un Master in fotografia alla Iuav di Venezia e, successivamente, ho deciso di dedicarmi a questa forma artistica, facendone la mia professione. In generale, mi considero un fotografo di landscape, ma in un’accezione ben diversa rispetto alla concezione classica.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Attualmente sto lavorando a un progetto sull’abitare che verrà sviluppato in collaborazione con con l’associazione culturale Viafarini a Milano. Inoltre, per tornare a parlare de “La Via della Cina”, l’8 gennaio sarò a Roma, insieme agli altri colleghi che hanno partecipato alla campagna fotografica, per presentare il progetto al Macro – Museo d’Arte Contemporanea di Roma.