Elena e Andrea / #casa

Casa nostra

Scritta da Elena
Elena e Andrea - Casa

Non ricordo come venimmo a conoscenza dell’esistenza del bando.  L’unica cosa che ricordo era che Andrea, il mio ragazzo, lavorava full time da lunedì a venerdì e in pausa pranzo mangiava a casa mia, coi miei genitori.

Tutti i giorni.Ricordo l’imbarazzo che provava, nonostante stessimo insieme da più di 8 anni, nel pranzare con i suoceri perché di tornare a casa non se ne parlava. Troppo lontano. Praticamente le 2 ore di pausa le avrebbe passate in macchina. E quanti soldi avrebbe speso in benzina, in tagliandi ogni tot chilometri?

E poi in testa ci frullava in mente solo una cosa: abbiamo bisogno di un posto tutto nostro, un posto dove poter tornare, rilassarci, stare insieme. Un posto solo per noi due. E per caso, senza che stessimo cercando niente di concreto, il bando Giovanisì si materializzò. La richiesta per il bando andava presentata entro il 21 dicembre ma potevano accedere solo le giovani coppie in cui uno dei due avesse compiuto 25 anni. Andrea è nato il 23 dicembre e per soli due giorni di anni ne aveva ancora 24.

“Aspettiamo il bando successivo” gli dissi, io che di anni ne ho uno in meno di lui.

E invece il bando successivo ci sorprese e ci spaventò allo stesso tempo. Per la prima volta il bando era stato esteso a chi aveva compiuto 18 anni e non più 25. Ampliare il raggio di sette anni, avrebbe voluto dire più richieste ricevute dalla Regione e più persone con cui condividere un posto in graduatoria.

E così iniziammo la preparazione di tutti i documenti richiesti, la certificazione Isee, controllammo 10, 20, 50 volte. Doveva essere tutto corretto. Avremmo riscritto almeno 2 volte ogni foglio, per paura di non essere leggibili, di essere rifiutati. La busta era bella pesante e, prima di spedirla per raccomandata, la baciammo scaramanticamente.  Da quel momento si alternarono giorni di castelli in aria a giorni di profonda paura. Io non lavoravo ed il contratto di Andrea era in scadenza.

“E se non te lo rinnovano, come faremo?” – “Ce la faremo, un modo lo troveremo, i nostri nonni hanno vissuto la guerra, hanno sfamato famiglie numerose. Ce la faremo anche noi.”

E La graduatoria uscì.

Era infinita.

Chissà se…

…pagina 1…niente …pagina 2 nemmeno…3…4…5…

“Amore eccoci!”

Quasi in fondo, ma eravamo dentro. Ce l’avevamo fatta. C’eravamo riusciti, eravamo stati scelti! Un abbraccio, di quelli forti e pieni di speranze e di paure. Decidemmo di festeggiare con una pizza la sera stessa.

Da quel giorno in avanti, la vita sembrò andare tutta in discesa, come se l’attesa di quella graduatoria ci avesse fatto sbloccare una serie di eventi, come in quei videogiochi che piacciono tanto ad Andrea. Il suo contratto in scadenza trasformato a tempo indeterminato, una chiamata per un lavoro stagionale per me.

Trovare casa è stato semplice, abbiamo scelto la seconda che abbiamo visto. Siamo sempre stati un po’ impulsivi, ma quando non smetti di pensarci, vuol dire che è LEI. Tempo 3 giorni e il contratto era stato firmato. Su 450 euro di affitto, il contributo GiovaniSì era di 250 euro, erogati in bonifici semestrali anticipati. Volture su volture delle utenze, scatoloni, viaggi in macchina, su e giù per 3 piani di scale. Che fatica, ma di quella buona, quella che stanca il corpo ma non l’anima.

Il 20 settembre abbiamo passato la prima notte insieme, nella nostra nuova casa.

Ci abbiamo vissuto due anni, ha visto un sacco di amici, tante risate ma anche molte lacrime da parte mia, quando Andrea a causa di un incidente è stato due settimane in ospedale. La nostra casa, il nostro letto, erano vuoti, mi sentivo persa. Niente di grave, era stato investito sulle strisce e nell’impatto si era rotto l’omero sinistro. Io, appena uscivo da lavoro mi precipitavo da lui, anche solo per dargli la buona notte. Poi tornavo a casa. Vuota, desolata, spenta. Così mi buttavo nel letto e tra le lacrime mi addormentavo. Finalmente si decisero ad operarlo e a dimetterlo; e anche se con qualche difficoltà, la casa si riaccese di vita e di speranza.

Ma mancava qualcosa, ci sentivamo incompleti. Decidemmo di sposarci nel giorno dell’anniversario successivo, il 14 febbraio 2015. Sarebbero stati 10 anni insieme. San Valentino, sembrava proprio una cosa da film.  E fu così che dopo mesi di preparativi la nostra casina divenne la casa dello sposo e della sposa. Ci siamo preparati in due stanze diverse, senza mai vederci. L’unica a sapere di entrambi era lei, la nostra casa.

Siamo stati fortunati e qualche mese dopo abbiamo trovato un’altra casa, da comprare e da ristrutturare. E la nostra casina nel frattempo è stata rimessa a nuovo; pronta ad accogliere altre persone, per poter costruire altri ricordi nel cuore di nuova gente, per essere quella che è stata per noi.

L’abbiamo salutata il pomeriggio del 18 settembre 2015, perché la sera stessa abbiamo dormito, per terra, sul materasso di casa nuova.

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