Chiara / #giovanisi+

Un progetto tra arte contemporanea e paesaggio industriale

Chiara - Giovanisi+

Giovanisì vuol dire anche cultura. Chiara Bettazzi è l’ ideatrice e direttrice del progetto TAI (Tuscan Art Industry) 2018, uno dei vincitori del bando “Toscanacontemporanea2018”, promosso dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì (macroarea: Giovanisì +).
Noi di Accènti, il progetto di storytelling di Giovanisì, l’abbiamo intervistata per farci raccontare come è andata la sua esperienza.

Il progetto ha partecipato al bando ToscanaContemporanea2018, che si inserisce nell’ambito di Giovanisì. Come sei venuta a conoscenza di questa opportunità?

Conosco il bando da diversi anni e questo è il quarto anno che vi partecipo. Si tratta, infatti, di una delle opportunità più significative, legate all’arte contemporanea, che finanzia progetti artistici sul territorio. Grazie a questa il progetto è riuscito a crescere.

Quando e come nasce il progetto TAI (Tuscan Art Industry)?

Il progetto nasce nel 2015, e rappresenta l’estensione del mio lavoro artistico, che è maturato negli anni attraverso il mio studio SC17, che si trova dal 2005 all’interno di un ex Lanificio Tessile, oggi trasformato in polo culturale dedicato alla promozione della cultura contemporanea e sede di diverse realtà creative. Ed è proprio all’interno di SC17 che nascono tutte le progettazioni legate al rapporto tra paesaggio industriale e arte contemporanea. La mia quotidianità è caratterizzata da sempre, da un contatto assiduo e costante con gli edifici industriali. Dopo l’esperienza della riattivazione della Corte di Via Genova (ex lanificio tessile Bini) sentivo l’esigenza di realizzare un progetto capace di far dialogare l’arte contemporanea con il territorio pratese, in modo particolare con lo spazio urbano contraddistinto dal tessile. L’idea era quella di invitare artisti, curatori e studiosi a riflettere sul paesaggio industriale. Ed è quello che sto facendo con il TAI e gli altri progetti collegati a questo, come per esempio, la mappatura del patrimonio industriale e l’orto in fabbrica.

Quali sono le novità dell’edizione TAI 2018?

Le novità sono essenzialmente due. La prima è legata al tema scelto quest’anno: il rapporto fra il paesaggio, quindi la natura e l’architettura industriale. La seconda, invece, è rappresentata dal progetto “Artista in fabbrica”, che ha visto il coinvolgimento di 60 studenti del liceo artistico “Umberto Brunelleschi” di Montemurlo.

Proprio in merito al progetto “Artista in fabbrica”, ci puoi spiegare di che cosa si tratta e in che modo sono stati coinvolti i ragazzi?

Il progetto è nato in collaborazione con il liceo artistico di Montemurlo e con il Comune di Montemurlo, contraddistinto da una forte presenza di fabbriche tessili ancora oggi attive a livello internazionale. L’idea era appunto quella di coinvolgere gli studenti e le industrie per incentivare un dialogo tra la creatività insita nel processo artistico e la creatività che contraddistingue l’innovazione tecnologico/produttiva che molte aziende del territorio di Montemurlo stanno portando avanti da anni.

Il progetto Toscanacontemporea è, da un punto di vista culturale, una delle opportunità più significative presenti in Toscana.

In fin dei conti, credo che il mondo di un’artista non sia molto differente da quello di un industriale: entrambi, infatti, pur operando nei rispettivi campi, sono portati a sperimentare in continuazione. Per tale motivo si è scelto di organizzare un laboratorio di tre giorni in collaborazione con la fabbrica TRAFI, che ha spiegato ai ragazzi l’uso innovativo dei colori naturali per tinteggiare i prodotti tessili, invitando gli stessi alunni a creare le loro opere utilizzando le medesime procedure industriali. Le creatività dei ragazzi sono state poi esposte all’interno di un’altra azienda, la LUILOR, la quale ha trasformato per l’occasione la sua sede in un vero e proprio luogo espositivo.

I ragazzi, però, non hanno solo partecipato ai laboratori ed esposto le opere da loro create, ma hanno partecipato attivamente anche, in generale, all’organizzazione del TAI 2018, vero?

Sì, mi sembrava interessante coinvolgere gli studenti a 360° nell’organizzazione dell’evento e, per tale, i giovani hanno contribuito anche all’allestimento della mostra organizzata negli spazi di Corte Genova. In generale, la scelta di coinvolgere gli studenti è stata molto positiva: i ragazzi si sono divertiti molto e gli insegnanti sono stati contenti delle attività svolte.

Quali sono i progetti del TAI per il futuro?

Il progetto continuerà sulla linea che si è prefissato: valorizzare il territorio e portare avanti la riflessione sull’arte contemporanea e l’archeologia industriale. A distanza di tre anni dalla sua fondazione, però, sento l’esigenza di trasformare il TAI da evento circoscritto di un mese, a progetto annuale. Negli ultimi tempi sono molti gli studenti (liceali e universitari) che collaborano con noi o comunque mostrano interesse per il nostro progetto. Per tale motivo la mia intenzione è quella di creare un archivio legato ai progetti che con SC17 porto avanti, quindi un archiviazione di tutte le documentazioni effettuate durante il progetto TAI e gli altri progetti in modo tale da offrire la possibilità a chi lo desidera di attingere ai nostri studi, alle nostre ricerche e eventualmente collaborare. Vorrei inoltre creare un progetto di ricerca attiva, organizzando workshop, seminari e corsi rivolti soprattutto alle nuove generazioni. L’obiettivo, quindi, è quello di fare del TAI un vero e proprio centro permanente dedicato allo studio del paesaggio industriale attraverso i linguaggi contemporanei in cui varie figure professionali possono interrogarsi, confrontarsi creando progetti di ricerca condivisi.

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