Un coworking a misura d'artista
Virginia
Entrare in contatto con altri artisti e al contempo lavorare in un ambiente stimolante e in continua evoluzione. Virginia è una dei tanti giovani che ha beneficiato del bando voucher per coworking, bando promosso dalla Regione Toscana nell’ambito di Giovanisì (e finanziato con POR FSE 2014/2020) riuscendo a trovare uno spazio dove portare avanti i suoi progetti ed esprimere la propria creatività.
Noi di Accènti, il progetto di storytelling di Giovanisì, l’abbiamo intervistata per farci raccontare come è andata la sua esperienza.
Raccontaci il tuo background (che studi hai svolto, il tuo lavoro attuale) e come sei venuta a conoscenza del bando voucher per coworking.
Sono classe 1981, nata a Fiesole (Firenze) e, dopo il diploma scientifico, mi sono diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed ho conseguito vari master sull’educazione.
Poi ho collaborato con istituzioni italiane e estere per la cultura e l’arte contemporanea, per mostre, performance e workshop, come il Man di Nuoro, il CCC Strozzina di Firenze, il Museo Pecci di Prato, il Mac di Lissone in Italia, la Kunsthalle di Berna e il CACT di Bellinzona in Svizzera, HH Art space e l’Istituto di cultura italiano di New Delhi, il Mog Museum a Goa e Gram Art Project (MP), in India.
Ho partecipato ad alcune Biennali, tra cui Manifesta12 a Palermo – tra gli eventi collaterali – e vinto svariati premi istituzionali come il Premio Movin Up del Mibact, la Biennale di Monza nel 2015 e il Concorso internazionale per artisti per la realizzazione di un’opera permanente per Palazzo di Giustizia di Firenze nel 2017. Per questo concorso mi sono decisa ad aprire la partita iva. Non avevo uno studio perché lavorando con progetti site specific, spesso o lavoravo da casa – che usavo anche come magazzino ed archivio delle opere – oppure partecipavo a residenze artistiche in giro per il mondo. Mi segnalò il bando coworking Tessa Moroder, di Lottozero, e vinto il voucher da febbraio scorso sono con loro in uno studio multidiscilplinare.
Lavorare con altre figure professionali mi ha permesso di sviluppare competenze trasversali, di confrontarmi con altre metodologie di lavoro e trovare nuove soluzioni
Quanto è importante avere uno spazio di coworking per un giovane professionista che vuole portare avanti i propri progetti? Anche in un ottica di condivisione e di scambio con gli altri coworker.
Per me è stato molto importante in questa fase, proprio per un riconoscimento del mio ruolo di artista, come figura professionale trasversale che si occupa della produzione sia di opere materiali che immateriali: dalla realizzazione innovativa di manufatti alla progettazione di luoghi pubblici, attraverso l’interazione con altri professionisti delle arti applicate e dell’arte visiva.
L’esperienza di avere uno studio, per di più condiviso e stabile nella propria città è stata molto importante. Mi ha permesso di ricevere molte persone ed stringere nuovi rapporti di lavoro, sono nate collaborazioni inaspettate ed anche amicizia con le altre coworkers.
Lavorare con altre figure professionali nel settore creativo – dalla moda al tessile, dal design alla grafica – mi ha permesso di sviluppare competenze trasversali, di confrontarmi con altre metodologie di lavoro e trovare nuove soluzioni. Inoltre uno spazio come quello di Lottozero ha proprio una funzione di rivitalizzazione del quartiere. Uno spazio di ricerca per talenti emergenti, mi ha permesso di sviluppare una ricerca condivisa e momenti di apertura all’esterno con restituzioni del lavoro realizzato nella forma di presentazioni pubbliche, mostre, performance, workshop.
Progetti futuri riguardo al tuo lavoro?
Nell’immediato sto coordinando, insieme all’artista Stefano Boccalini, un tavolo su etica ed arte contemporanea al Museo Mambo di Bologna, preparando le opere per Artefiera di Bologna a febbraio ed una performance nello spazio pubblico.
Altri progetti sono quelli di aprirmi a nuove collaborazioni trasversali anche con altre discipline.