Rapporto 2015 sulla disabilità in Toscana: dal percorso scolastico al ‘Dopo di Noi’
Data e ora: Pubblicato il: 17 Dicembre 2015 16:07
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Il primo Rapporto regionale sulla disabilità si basa su un approccio integrale alla disabilità, che rimette al centro la persona nella sua globalità e l’ambiente con il quale si confronta, e affronta il tema articolandolo nelle varie fasi della vita di una persona disabile, per ognuna delle quali viene descritta e analizzata la situazione attuale, gli aspetti positivi e le criticità. Un approccio che prende spunto dalle indicazioni dei due documenti ufficiali che hanno ribadito l’impegno prioritario di fornire risposte eque ed efficaci ai bisogni delle persone con disabilità: si tratta dell’International classification of functioning, disability and health (ICF) redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, redatta il 13 dicembre 2006 e ratificata dall’Italia con la legge 18/2009.
Ma vediamo in sintesi il rapporto redatto dall’Osservatorio sociale regionale.
Quanti sono i disabili in Toscana?
L’indagine campionaria ISTAT stima in 203.253 le persone con limitazioni funzionali di sei anni e più non ospitate in istituti che vivono in Toscana. INAIL quantifica in 66.262 i soggetti titolari di rendite dirette a seguito di infortunio sul lavoro o malattia professionale. INPS indica pari a 98.631 i beneficiari di indennità di accompagnamento agli invalidi totali. ARS Toscana stima in 75.105 i soggetti disabili con 65 anni e più non ospitati in residenze assistenziali. L’indagine annuale effettuata dalla Direzione Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale della Regione Toscana quantifica nel 2013 in 73.547 i soggetti con età inferiore a 65 anni conosciuti dai servizi pubblici, di cui 9.806 nuovi ingressi nell’anno considerato.
Il contesto scolastico: gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)
Anche in ambito scolastico è stata sperimentata negli ultimi anni una riformulazione del concetto di svantaggio, in passato legato quasi esclusivamente agli alunni certificati ai sensi della legge 104/1992 e oggi invece comprendente anche gli studenti con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e quelli con altre difficoltà educative e apprenditive. Il concetto di BES rappresenta una macro-categoria che ingloba sia gli ambiti di svantaggio già precedentemente riconosciuti (disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento) sia altri, afferenti a tutte le situazioni problematiche dell’alunno che possono causargli permanentemente o temporaneamente delle difficoltà educative e apprenditive.
A metà 2015 gli alunni con disabilità in Toscana erano 12.696, mentre i posti di sostegno 6.348. Gli alunni DSA erano nel 2013 in Toscana 6.671, pari al l’1,65% del totale. Per loro, come per gli altri alunni con difficoltà educative ed apprenditive, non è prevista l’assegnazione del docente di sostegno ma la predisposizione di un Piano Didattico Personalizzato che preveda l’uso di misure compensative e/o dispensative per il conseguimento degli obiettivi della classe.
L’inserimento lavorativo di persone con disabilità
L’accesso al mondo del lavoro da parte delle persone con disabilità è regolato in Italia dalla Legge 68/1999 sul Collocamento mirato. In Toscana nel 2014 il numero di iscritti al Servizio ha toccato quasi 36 mila unità, un dato in crescita del 16,2% rispetto al 2008, segnale di una maggiore partecipazione alla vita civile e lavorativa e di una migliore conoscenza delle opportunità offerte dai Centri per l’impiego. Sempre nel 2014 il numero di avviamenti attivati dal Collocamento mirato in regione è stato pari a 1.455 unità, mentre le cessazioni sono state 1.099. Il numero relativamente ridotto di assunzioni rispetto allo stock di iscritti al Servizio è da ricondurre al fatto che non tutti gli utenti risultano effettivamente attivi nella ricerca del lavoro, ma al contempo è da sottolineare come la crisi economica abbia impattato negativamente sul numero di posti di lavoro riservati per legge ai lavoratori con disabilità.
L’approfondimento dell’OSR sul Collocamento mirato ha messo in luce alcune buone pratiche del servizio rivolte, tra le altre cose, a favorire l’inserimento di categorie maggiormente a rischio di esclusione lavorativa: i lavoratori con disabilità psichiche e i giovani disabili in uscita dal percorso scolastico. In particolare, il Collocamento mirato persegue la collaborazione a rete con altri soggetti istituzionali e del Terzo Settore, operando sia nei confronti dei lavoratori che delle imprese.
Ahaccanto ai servizi del Collocamento mirato, in Toscana il progetto regionale ‘Giovanisì’, nel solo 2014, ha attivato tirocini per 1.151 giovani con disabilità, mentre progetti legati all’agricoltura sociale, a partire dal 2012, nno consentito l’inserimento lavorativo di 362 lavoratori disabili all’interno di 53 aziende agricole localizzate su tutto il territorio toscano.
Il distacco dalla famiglia di origine: vita indipendente, durante e dopo di noi
Sul territorio regionale numerosi interventi sono messi in campo, sia da soggetti istituzionali che del Terzo Settore, rivolti a favorire l’autonomia di persone con disabilità, anche finalizzati a preparare il passaggio al Dopo di noi. Tali interventi possono riguardare principalmente l’autonomia abitativa, l’integrazione lavorativa, attività sportive e/o ludiche, soggiorni vacanza e altre attività svolte anche all’interno dei centri diurni.
L’indagine dell’OSR ha consentito di analizzare gli interventi volti a favorire l’inserimento delle persone con disabilità all’interno di appartamenti progettati per piccoli gruppi di persone e strutturati intorno alla gestione delle attività quotidiane, con l’obiettivo di potenziare l’autonomia dei soggetti e la dimensione comunitaria del vivere con altre persone.
Uno dei modelli che si sta affermando negli ultimi anni per la gestione di questa tipologia di azione è quello della Fondazione di Partecipazione (FdP), ente che presenta un elevato grado di flessibilità e capacità di coniugare l’ interesse pubblico sociale aggregando diverse tipologie di soggetti (pubblici, privati e del Terzo settore) portatori di specifiche competenze e risorse. La mission della FdP viene tutelata dalla presenza, all’interno dei suoi organi di governo e vigilanza, dei familiari degli utenti e delle associazioni che si occupano di disabilità. Il patrimonio abitativo delle FdP può essere concesso in uso da istituzioni pubbliche o essere donato dalle famiglie delle persone con disabilità, spesso attraverso il ricorso allo strumento giuridico del Trust. Le Fondazioni di Partecipazione, attraverso la “clausola di solidarietà”, consentono l’accesso ai propri percorsi anche a persone con disabilità che possono contribuire solo in parte a sostenerne i costi. Alcuni percorsi offrono la possibilità di avviare un percorso graduale di distacco dalla famiglia di origine, attraverso periodi organizzati all’interno di Comunità alloggio e Gruppi appartamento.
La non autosufficienza in età anziana
I non autosufficienti in età anziana in Toscana sono quantificati in maniera difforme dalle varie fonti disponibili: ISTAT ne rileva 169.441, INAIL 46.411, INPS 80.623 e, infine, ARS Toscana 75.105. Il rilevante numero dei non autosufficienti è destinato a crescere nei prossimi decenni. Le risorse complessivamente destinate ai servizi e alle prestazioni dei soggetti con disabilità in età anziana presenti in Toscana sfiorano un miliardo e 200 milioni di euro. L’analisi di alcuni indicatori relativi alle prestazioni fornite nel periodo 2005-2012 mostra un quadro caratterizzato da luci ed ombre, ossia da servizi che si sono sviluppati e altri che invece hanno visto leggermente regredire gli indici relativi. Ad esempio secondo Irpet (2015) i posti letto per anziani sono aumentati sia in valore assoluto (da 9.946 a 12.280) che come quota degli over 75 (dal 2,5% al 2,7%), mentre la percentuale di anziani trattati con assistenza domiciliare è passata dal 2,1 al 2,0 pur restando mediamente pari a 22 le ore per utente. L’intero quadro deve tuttavia essere valutato contestualmente all’aumento dei soggetti anziani e dei non autosufficienti, nonché della crisi economica che ha reso ancor più stringenti i vincoli di bilancio della pubblica amministrazione.
Accessibilità di edifici e spazi pubblici e mobilità di persone con disabilità
Pur in presenza di norme volte all’eliminazione di barriere architettoniche all’interno di spazi ed edifici pubblici, anche in Toscana la situazione relativa all’accessibilità di edifici, spazi e servizi da parte di persone con disabilità resta ancora critica. Al 2014, un’indagine rivela che tra i 166 Comuni toscani che hanno risposto sono appena 66 gli enti che si sono già dotati del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), mentre per altri 22 il documento è in corso di elaborazione. Appare evidente come la normativa sui PEBA sia, ancora oggi, in larga parte disattesa.
Problematiche risultano altresì evidenti in riferimento alla mobilità pubblica anche se sono in corso lavori per migliorare l’accessibilità: ad oggi il 40% dei treni circolanti in Toscana risulta accessibile a viaggiatori con disabilità (con l’obiettivo di portare tale quota al 75%), mentre sono 33 le stazioni ferroviarie dotate di ausili e/o personale destinato all’assistenza ai viaggiatori con disabilità, a fronte di 142 stazioni che non presentano i requisiti minimi per l’accessibilità. I dati mostrano comunque che, nonostante le difficoltà richiamate, nei primi 10 mesi del 2014 i viaggi dei clienti disabili che richiedono il servizio con carrello elevatore sui treni regionali sono aumentati del 43% su base annua, raggiungendo i 5 mila per l’intero anno 2014.
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Comunicato stampa di Lorenza Pampaloni, Toscana Notizie