Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Articolo di Samuele Bartoliniwww.intoscana.it

Si è chiuso il viaggio del presidente della Regione Enrico Rossi all’ascolto dei giovani toscani. Sul piatto la proposta per l’ingresso al lavoro nella pubblica amministrazione e in sanità

Una chiusura coi fiocchi quella di Giovanisì in tour. Un’altra sala piena di ragazzi dopo Prato, Siena e Livorno. Con tante domande e tante speranze in attesa di essere realizzate soprattutto sul fronte formazione e avviamento al lavoro.

Il viaggio del presidente della Regione Enrico Rossi all’ascolto dei giovani toscani si è chiuso sabato scorso, 24 gennaio, all’Istituto degli Innocenti di Firenze. Il botta e risposta è stata l’occasione buona per tirare le somme e guardare al futuro.

Io a Giovanisì non rinuncio – ha esordito il presidente -. Insieme all’attrazione degli investimenti in Toscana, è uno dei progetti cruciali per il mio programma”. E il progetto regionale continuerà – ha assicurato – anche dopo le elezioni di maggio.

Il viaggio a tappe del presidente – sette in tutto con il capoluogo di regione – ha permesso di mettere l’orecchio e raccogliere bisogni ed esigenze dei giovani toscani. A Forte dei Marmi gli artigiani chiesero un aiuto economico per la trasmissione di impresa ai tirocinanti. E la Regione adesso paga per intero i 500 euro da pagare al giovane che vuole imparare un mestiere. A Siena gli studenti lanciarono l’allarme sul diritto allo studio. E la Regione ha riconfermato l’impegno per il 2015 rispetto all’anno scorso quando investì 60 milioni per sostenere il costo di 13mila borse di studio. Ma quest’anno potrebbe esserci qualche soldo in più.

Rossi però ha guardato oltre. “Io ho una proposta per la pubblica amministrazione e per la sanità. Ne ho parlato con la ministra Madìa. Se mandiamo in pensione con il metodo della pre-Fornero 3 lavoratori che hanno 65 anni, si può procedere all’assunzione di un giovane”.

E mettendo in fila entrate ed uscite i conti tornerebbero. Non ci sarebbe nessun aggravio per le casse dello Stato. Almeno secondo quanto calcola l’Irpet, l’autorevole istituto di programmazione economica regionale. E se lo dice l’Irpet, forse si può fare.