Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

A oggi, in Toscana, sono 24: associano un centinaio di istituti scolastici (in prevalenza tecnici e professionali), circa 200 imprese oltre a 60 agenzie formative e associazioni di categoria, enti locali, poli di innovazione, università e organismi del terzo settore. Sono i Poli Tecnico Professionali (PTP) e su questi (“luoghi formativi di apprendimento in situazione”, secondo la dizione ufficiale) la Regione Toscana “punta molte carte – sintetizza l’assessore Emmanuele Bobbio – per dare una risposta concreta all’inaccettabile ritardo nella costruzione di un sistema educativo professionalizzante capace di aiutare i giovani a trovare lavoro”.

I PTP toscani operano, oggi, su 6 fra le filiere indicate nella normativa nazionale: 8 nel turismo e 6 nella meccanica, 5 nell’agribusinnes e 3 nella moda, 1 nella nautica e 1 nell’agribusinnes legato al turismo. 4 i PTP in ciascuna delle province di Arezzo, Pisa e Livorno; 3 in quella di Firenze; 2 per ognuna delle province di Prato, Siena e Pistoia; un Polo a Massa-Carrara, uno a Lucca e uno a Grosseto.

Sui Poli, in particolare sui modelli organizzativi di questa nuova tipologia formativa, a Firenze si è tenuto un incontro nazionale “voluto dalla Regione Toscana anche per fare il punto – precisa Emmanuele Bobbio che, a Roma, coordina i suoi colleghi assessori regionali all’Istruzione – su quanto si sta facendo in tutta Italia per dare una risposta al malessere di quei giovani che hanno smesso di studiare dopo la media e non hanno né una qualifica professionale né frequentano corsi formativi”.

In Italia la percentuale di questi “dispersi” si attesta attorno al 18% (17,6% in Toscana) mentre l’obiettivo stabilito dall’Europa nell’ambito della strategia “2020” dovrebbe fermarsi al 10%. “Una vera e propria emorragia – ha scritto recentemente la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome in un documento sul sistema educativo professionalizzante – con costi sociali altissimi, stimati da Confindustria in 32,6 miliardi l’anno, cioè quasi 2 punti di PIL”.

Da notare – sempre secondo il documento delle Regioni – che il 73% dei dispersi complessivi, in tutta Italia, proviene proprio dall’area tecnico-professionale (rispetto al 9,4% di insuccessi – cioè di bocciati – nei licei, qui si registra il 28,2%): sono, in particolare, gli Istituti Professionali a essere l’anello più debole del sistema (con più di 50 mila studenti dispersi rispetto agli iscritti di cinque anni fa). “Ecco spiegata la necessità – commenta Bobbio – di un riordino dell’offerta tecnico professionale affinché possa diventare vera e credibile opportunità di sviluppo”.

Nell’ambito di tale riordino i Poli Tecnico-Professionali occupano un ruolo rilevante: fondati sulla interconnessione tra filiera formativa e imprese, condividono risorse pubbliche e private; la competenza sulla loro programmazione è affidata alle Regioni e sono costituiti attraverso accordi di rete tra almeno due istituti tecnici e/o professionali, due imprese, un organismo di formazione professionale, un ITS.

9 le filiere produttive definite a livello nazionale nelle linee guida: agribusinnes, costruzioni e abitare, energia, ict mediatico/audiovisivo, meccanica, sanità, moda, trasporti e logistica, turismo e beni culturali.

La Regione Toscana ha istituito un “gruppo di pilotaggio” – con Ufficio Scolastico Regionale, Indire e Irpet – per coordinare le attività sperimentali in materia di Poli Tecnico Professionali.

Comunicato stampa di Mauro Banchini, Toscana Notizie