Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani


Quattro giovani ‘cervelli‘, quattro percorsi professionali diversi, una stessa idea di futuro professionale: “lavorare in qualunque città d’Europa dove sia possibile continuare l’attività di ricerca”.

Giacomo, Martino, Sagar e Ana Sousa sono quattro tra i quattrocento giovani ricercatori impegnati nel programma “Marie Curie” che si sono ritrovati nei giorni scorsi al Palaffari di Firenze, per confrontarsi nell’ambito della conferenza “On the last lap of horizon 2020“, promossa da Regione Toscana e Commissione europea. Le loro storie sono state scelte come un campione simbolico dei ricercatori presenti a Firenze. I ragazzi hanno potuto raccontarle alla stampa e a un interlocutore speciale, la vicepresidente della Regione Toscana Stella Targetti.

“Questi giovani – ha commentato la vicepresidente, che ha anche la delega all’istruzione – impressionano per la determinazione e l’entusiasmo con cui affrontano il loro cammino di ricerca. Sono consapevoli delle difficoltà che li attendono, e proprio per questo hanno deciso di arricchire il più possibile il proprio bagaglio professionale. Basta parlare di cervelli in fuga. La mobilità dei nostri ricercatori è necessaria, la questione è lavorare affinché il nostro Paese e la nostra regione siano più attraenti per tutti i ricercatori europei. Per questo come Regione Toscana parteciperemo con una nostra proposta alla prima call dell’azione cofound del programma Marie Curie prevista nel 2014”.

I quattro ricercatori hanno intorno a trent’anni. Ma il loro curriculum di esperienze internazionali è già lunghissimo. “Circa sei anni fa ho provato a affacciarmi sul mercato del lavoro – racconta Giacomo Bacci, da Cecina, laureato in ingegneria delle telecomunicazioni – ma senza risultati. Così ho deciso di proseguire il cammino di ricerca e grazie a borse di studio come la Marie Curie mi è stato possibile. Questo percorso finisce a marzo: si avvicina quindi un momento decisivo per il mio futuro professionale”. Il progetto cui Giacomo si sta dedicando tra l’Università di Princeton e quella di Pisa riguarda lo studio e lo sviluppo di tecniche innovative per i futuri standard di comunicazione cellulare. Sono tecniche che dovrebbero servire a alimentare la rete di comunicazione tra cellulari vicini, al fine, per esempio, di diminuire la dispersione di potenza e allungare, a parità di utilizzo, la vita delle batterie.

Anche Martino Calamai, biologo, è toscano, ma per alimentare il suo equipaggiamento professionale è stato molti anni lontano, prima a Cambridge, per il dottorato, poi a Parigi. La sua borsa di studio “Marie Curie” lo ha riportato in patria al Laboratorio europeo di spettroscopia non lineare, presso l’università di Firenze. La sua ricerca è orientata a studiare i meccanismi che sono alla base del morbo di Alzheimer attraverso tecnologie innovative di biofotonica. Martino sta finendo la sua borsa di studio ma con la consapevolezza di poter continuare il suo lavoro. “Sono fortunato, è come se avessi vinto alla Lotteria” esclama. In realtà si è guadagnato il posto di lavoro vincendo un concorso al Cnr. “Sono convinto – aggiunge – che nella ricerca la Toscana, e in particolare Firenze potrebbero avere un’attrattiva speciale. Quando un giovane ricercatore deve scegliere dove continuare i suoi studi è chiaro che prioritaria è il valore dell’istituto. Ma, a parità di scelta, conta poi il potere attrattivo del luogo: e su questo Firenze non ha eguali”.

Sagar Shashidhar Manoli è indiano, ma ha scelto l’Europa per studiare. Prima Stoccolma, poi Losanna, ora Firenze, presso il dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell’università. Laureato in ingegneria biotecnologica, Sagar studia le cellule tumorali, in particolare il tumore del pancreas. Il futuro? Vorrebbe che il suo lavoro potesse proseguire ben oltre la borsa di studio. In qualunque luogo. Lo accompagna tanta passione e la consapevolezza del valore di ciò di cui si sta occupando.

Infine Ana Sousa Manso viene da Lisbona. Specializzata in biotecnologia medica, sta conducendo le sue ricerche all’ospedale le Scotte di Siena e l’ospedale di Leicester. Si occupa di batteri, in particolare dello pneumococco. In perfetto italiano Ana ci spiega la filosofia di fondo che la accomuna a tanti altri colleghi. “Specie nei Paesi del sud Europa come il mio ci si lamenta per i cervelli in fuga. Ma noi non stiamo scappando. Noi ci muoviamo per crescere, andiamo nei posti dove è possibile imparare cose diverse. Io non so dove lavorerò, ma so già che potrebbe essere in qualunque parte del mio continente”.

 

Comunicato stampa di Massimo Orlandi, Toscana Notizie