Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Qui di seguito un’articolo de “La Repubblica” che, attraverso le testimonianze dirette dei giovani che hanno presentato domanda, racconta il bando di Giovanisì scaduto lo scorso 31 marzo per l’insediamento dei giovani imprenditori agricoli.

articolo pubblicato su “La Repubblica” il 05/06/2012

Oltre 630 domande di finanziamento dai giovani che vogliono investire sul futuro partendo dalla terra. I volti e le storie di questi ragazzi, spesso nati e cresciuti in aziende agricole, che hanno voglia di mettersi in gioco. Sono 634 le domande arrivate agli uffici regionali per accedere ai finanziamenti per l’insediamento di giovani agricoltori, previsti dal bando scaduto il 31 marzo del 2012. “Un risultato che non ci aspettavamo – commenta il presidente Enrico Rossi – ma che ci conforta molto sulla bontà del progetto Giovanisì”. Il bando era rivolto ai giovani tra i 18 e i 40 anni che hanno l’intenzione di iniziare l’attività di imprenditore agricolo e prevede sia il premio di primo insediamento sia altri contributi sugli investimenti.

ll bando ha ottenuto particolare successo tra i giovani aspiranti agricoltori delle province di Grosseto, Siena ed Arezzo. Dei richiedenti, il 34% sono giovani tra i 18 e i 25 anni, il 38% tra i 26 e i 34 anni e il 28% tra i 35 e i 40 anni. Il 34% sono donne. Significativo anche il tipo di attività scelta:nel 70% dei casi i finanziamenti serviranno per l’apertura di una nuova impresa agricola, nel 28,70% per agriturismi e il resto per mantenere puliti i boschi. Il 72% delle richieste riguarda imprese agricole individuali, il 27 % invece la costituzione di società di persone o di capitale di nuova costituzione e soltanto l’1% cooperative agricole di conduzione di nuova costituzione.

Il pacchetto giovani consente di accedere a più misure, avendo la certezza del finanziamento e consente quindi di sviluppare un programma di investimento ampio con la possibilità di ricevere non solo un premio (da 20000 a 40000 euro variabile in funzione dell’entità degli investimenti previsti) ma anche contributi (mediamente dal 20 al 60 % a seconda della tipologia di spesa) sugli investimenti ammessi a finanziamento.

Il premio, che sarà erogato successivamente all’avvenuto insediamento, è destinato a coprire parte delle spese per l’avviamento dell’attività e a costituire una sorta di reddito garantito in vista dei tempi necessari per l’eventuale ritorno economico dell’attività.

L’importo minimo degli investimenti ammessi a finanziamento a valere sulle misure attivate con il pacchetto giovani non può essere inferiore a 70.000 euro. L’importo massimo del contributo pubblico concedibile per le misure attivate per beneficiario, escluso il premio per primo insediamento, non può essere superiore a 130.000 euro.  Una volta realizzato il piano aziendale ed ultimate le spese e gli investimenti il beneficiario presenterà una relazione finale relativa agli obiettivi conseguiti nonché la rendicontazione delle spese e degli investimenti effettuati a valere sulle misure attivate.

Le storie raccontate in prima persona 

Mauro Guiducci, 31 anni, Civitella in Val di Chiana.Sta per laurearsi in ingegneria meccanica, proviene da una famiglia di agricoltori e ha deciso di rilevare l’azienda del nonno materno per aprirne una sua.

“Finora”, racconta, “mi sono occupato dell’azienda paterna come coordinatore delle attività delle lavorazioni conto proprio e conto terzi, della conduzione dei terreni coltivati a cereali ed oleaginose e dell’orientamento futuro dell’azienda espandendo la gamma di lavorazioni proponibili ed entrando nel settore movimento terra e pulitura dei canali sempre utilizzando macchine agricole. Nell’azienda che aprirò a breve pevedo di coltivare cereali, oleaginose vigneto ed ortaggi iniziando con una superfice contenuta, ma con l’idea di ampliarla a breve, per questo ho deciso di partecipare al bando di primo insediamento. Gli investimenti che ho previsto riguardano il rifacimento del tetto di un magazzino adibito a ricovero attrezzatura con smaltimneto di copertura in eternit ed istallazione di pannelli fotovoltaici, l’acquisto di una trattrice e di attrezzatura per effettuare le lavorazioni; inoltre ho inserito dei sistemi per l’agricoltura di precisione (guida satellitare). Per il fururo conto di indirizzare l’azienda verso un tipo di agricoltura più virtuosa che richieda meno imput sia in termini energetici che chimico-fitosaniari riducendo le spese ed aumentando la redditività effettunado minime lavorazioni, rotazioni colturali adeguate, utilizzo di sottoprodotti di matrice organica per la fertilizzazione e sviluppando sistemi di agricoltura di precisione tramite guide satellitari automatiche e sistemi di dosaggio variabile di concimi e proditti fitosanitari. Da tre anni inoltre sono fondatore, assieme ad altri 5 amici, di un portale-forum su internet che parla di agricoltura a 360 gradi: www. tractorum. it/forum che ad oggi si stà affermando come uno dei primi in Italia sia come iscritti che come pagine visitate giornalmente”.

Irene Coli, 33 anni, Tavarnelle Val di Pesa. Non cambierebbe il luogo in cui vive con nessun altro al mondo. 

“Vivo qui con il mio compagno, i miei genitori e i miei nonni Gino e Rina, coloro che dal nulla e non possedendo nulla hanno comprato un rudere in pessime condizioni negli anni Sessanta e con tantissimi sacrifici (lavorando anche la notte ) l’hanno rimesso e hanno dato vita al Podere La Piazza, la nostra azienda agricola. Non ho fratelli né sorelle, sono cresciuta qui tra vigne e olivi … e fino a qualche anno fa davo per scontato il fatto di svegliarmi col rumore del trattore o magari di girarmi e vedere il mio nonno nel campo col mio babbo proprio come se fosse la cosa più naturale del mondo, e sinceramente ho sempre fatto altri lavori al di fuori dell’azienda dando una mano solo nei momenti più intensi cioè vendemmia e raccolta olive. Poi sono passati gli anni e ho cominciato a rendermi conto che il mio nonno, che ora ha 88 anni ed è sempre la vera roccia della famiglia, stava iniziando a preoccuparsi delle sorti della sua terra, guardando con aria preoccupata al fatto che una donna a lavorare nel campo…. mah !!! Abbiamo iniziato a parlare spesso di queste cose ed ho iniziato a comprendere che non è così scontato girarsi e vedere vigne coltivate e olivi potati, e che è arrivato il momento di smettere di guardare e basta ma cominciare a muoversi attivamente per far sopravvivere lo spirito dei miei nonni. Così sotto la guida della Coldiretti ho iniziato a fare un po’ di corsi, e con l’aiuto del mio babbo mi sono avvicinata alla vita agricola fino a farmi un’idea precisa di come vorrei che questa nostra azienda progredisse. Chiaramente ci sono tanti lavori da fare e ambienti da ristrutturare, questo economicamente mi aveva un po’ scoraggiato, poi in Coldiretti ci hanno parlato del bando del Premio Giovani che sarebbe un’ottima opportunità che mi viene data per iniziare la mia nuova vita in agricoltura e mantenere vive le terre del mio nonno… dimostrandogli che anche una donna nel campo ce la può fare!”.

Michele Malacarne, 25 anni, Pontedera.Lui rappresenta la quarta generazione impegnata nel lavoro della terra.

Si è diplomato nel 2006 alla scuola Agraria di Pisa. “La mia passione verso i macchinari e la terra con gli anni è aumentata sempre di più Appena terminati gli studi sono entrato a tempo pieno nell’azienda di famiglia. Dopo essermi consultato con mio padre, ho deciso di aprire un’attività agricola in proprio, cercando dei terreni da condurre in affitto. All’inizio ho deciso di coltivare le culture tradizionali come cereali, oleaginose e erbai, ma ho dovuto integrare con una parte ad ortaggi perché la superficie che momentaneamente sono riuscito a reperire non è sufficiente. La produzione orticola che riuscirò a ricavare cercherò di valorizzarla con la vendita a km 0.Il mio obiettivo è arrivare, quando riuscirò a reperire altro terreno in conduzione, a creare una filiera sui cereali ed oleaginose con un prodotto al 100% locale e non come sono strutturati attualmente i bandi, i quali permettono all’industria di trasformazione, se è capofila, di acquistare il 50 per cemto del prodotto al di fuori della filiera. Un altro scoglio per chi come me ha iniziato, è l’accesso al credito presso gli istituti bancari che spesso viene negato o necessita di firme a garanzia”.

Daniela Cantini, 39 anni, Colle Val d’Elsa. Per un anno è rientrata nei criteri di età fissati dal bando, per questo si è detta “o adesso o mai più” e si è buttata nell’avventura. 

“Sono diplomata Perito Aziendale e Corrispondente in Lingue Estere. Io e mio marito abbiamo avuto per 5 anni un bar nel centro storico di Colle. Abbiamo poi fatto la scelta di avere dei bambini e quindi l’incompatibilità della maternità con un lavoro che impegna anche 16 ora al giorno, ci ha convinto a lasciare. Abbiamo 2 bimbi: uno ha 3 anni e mezzo e l’altro 1 anno e mezzo. L’azienda agricola che ci accingiamo a ristrutturare è quella di mio padre (Azienda Agricola Cantini Silvano) che l’ha avviata oltre 30 anni fa, inizialmente come allevamento di conigli poi riconvertito in allevamento di selvaggina (fagiani, quaglie, starne, pernici). Adesso io e mio marito vorremmo iniziare in parallelo anche l’allevamento di polli, tacchini, faraone. Nelle nostre zone scarseggiano i produttori di carne bianca e ultimamente ci sono state richieste da parte di privati ma anche enti pubblici che ci richiedono questo tipo di prodotti. Il grosso ostacolo alla vendita di carne bianca è che non ci sono nelle vicinanze mattatoi abilitati alla macellazione dei volatili. Fino a qualche tempo fa, ne esisteva uno a Montespertoli ma credo che non ci sia più. Adesso il mattatoio più vicino è a Cortona, quasi 200 km tra andata e ritorno. E oltre alla distanza c’è anche il piccolo problema che dovremmo andare con un mezzo che trasporta l’animale vivo, e ritornare con un’altro mezzo refrigerato che lo riporta “pulito”. Ciò vuol dire 2 persone che perdono 1 giorno intero tra viaggio e attesa per la macellazione, 2 mezzi di trasporto diversi, il costo della benzina e quello per la macellazione. Quanto dovrebbe costare questo pollo? Quindi ci siamo rifiutati di sottostare a queste logiche di mercato e abbiamo deciso di dar vita a questo progetto che vedrà la ristrutturazione di un capannone agricolo al cui interno verranno realizzati diversi spazi che lo renderanno polifunzionale. Ci sarà un mattatoio aziendale, un locale per la vendita diretta dei nostri prodotti, una cucina attrezzata per la ristorazione e uno spazio per la somministrazione di cibi e bevande. All’esterno ci sarà tanto verde per i bambini e spazio per fare merende. L’allevamento di pollame e selvaggina potrà diventare anche momento di cultura per le scuole vicine che vorranno far conoscere questa realtà agli studenti (fattoria didattica). La ristrutturazione cercherà di seguire criteri di buon utilizzo delle risorse naturali: eliminazione dell’utilizzo del gas metano grazie all’istallazione di impianti fotovoltaici, recupero acque reflue e piovane per l’irrigazione di orti, giardini e… cassette dei bagni”.

 fonte notizia www.repubblica.it