Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Secondo un’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del lavoro, per molte aziende reperire manodopera è un problema. In particolare, a riscontrare maggiori difficoltà sono le imprese artigiane.
Qui di seguito potete leggere l’approfondimento fatto da “Il Sole 24 ore”.

Rapporto Excelsior: addetti spesso non reperibili per le Pmi artigiane – Sarti e borsettieri in testa.

Di Paolo Vannini pubblicato su “Il Sole 24 ore” il 30/11/2011 (scarica l’articolo in pdf)

Reperire manodopera resta un problema per diverse aziende. Le difficoltà si sono sensibilmente ridotte negli ultimi anni, ma in alcuni settori permangono forti criticità. É quanto dice l’indagine Excelsior sulle imprese del settore privato con almeno un dipendente, realizzata da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro. La quota di assunzioni di difficile reperimento nel 2010 si era assestata a un livello intorno al 27,1% mentre nel 2011 è scesa fino al 22%, ed è in linea con il dato nazionale. La quota dì imprese toscane che ha in programma dì assumere personale nel corso dell’anno 2ou sale al 23,4%, per un totale di oltre 6omila assunzioni previste, ma il saldo occupazionale tra entrate ed uscite resta negativo per 3.750 unità (tasso di variazione del -0,5%). A riscontrare maggiori difficoltà nel reperire risorse umane sono le imprese artigiane, anche perché il reperimento di personale passa attraverso canali meno sofisticati rispetto alle grandi imprese strutturate. Nel mondo dell’artigianato la percentuale dì assunzioni di difficile reperimento supera il 30%. Una quota che addirittura si alza ancora, fino a giungere al 34,8%, quando sì considerano le figure dirigenziali, fra le professioni “high skill”, in particolare a causa della complessità delle procedure di reperimento. E molto alta, infine, anche la percentuale di difficoltà nel trovare operai specializzati, che raggiunge il 28,6%. In particolare le imprese trovano troppi ostacoli nel reperire lavoratori artigiani nel comparto moda. Alcune cifre sono impressionanti: la percentuale di difficoltà per le assunzioni di sarti è addirittura del 66,1% e del 53,3% per valigiai e borsettieri, mentre non sono basse neppure quelle inerenti gli idraulici (43,5%) e gli attrezzisti di macchine utensili (43,6%).

«Dopo tanti tentativi ho smesso di cercare: la mia è una piccola azienda, non avrei certo potuto offrire chissà quanti posti dì lavoro, ma qualche posto sicuramente si. E, invece, è impossibile trovare manodopera specializzata». Chi parla cosi è Paolo Brogi, fiorentino trapiantato a Livorno, 45 anni e da 20 titolare di un’azienda di piccole dimensioni, la 2B pelletteria. Lui è un piccolo caso emblematico delle percentuali appena snocciolate. Nell’era della crisi del lavoro, c’è chi, da anni, lo offrirebbe e non trova risposte adeguate. «Nel nostro settore – spiega ancora Brogi – c’è bisogno di esperienza e bisogna saper fare un po’ di tutto, cucire e fare il modello. In tutti questi anni ho sempre trovato soltanto persone da formare. Manca proprio la mano del lavoro artigiano, e non solo nel settore della pelletteria».

Insomma alcuni mestieri stanno scomparendo, e il caso dell’azienda di Livorno è qui a confermarlo. Con un’aggravante, la forte precarietà. «Purtroppo le ditte che offrono lavoro precario lo fanno perché così hanno minori costi e possono reggere meglio la concorrenza. Ci adeguiamo al modello cinese, è avvilente ma è così. I costi nella pelletteria, fra Italia e Cina e India, sono di uno a dieci». Il risultato è che cresce il precariato, molte persone lavorano senza che l’azienda versi i contributi e senza crearsi una prospettiva futura.
I rimedi possibili? «Dobbiamo impegnarsi seriamente a far capire che bisogna consumare quei prodotti e servizi che si basano sulla tutela del diritto -risponde Brogi -. Se un prodotto costa meno lo si acquista e basta- A cosa c’è dietro, non ci pensa quasi nessuno».