Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

“Studiare non è mai tempo buttato via – dice il presidente Rossi a più di duecento giovani dell’ultimo anno delle scuole superiori riuniti al ‘Dire e fare’ di Lucca, la rassegna della pubblica amministrazione che sa innovarsi – Ti rimane per sempre e serve a te”. “All’istruzione non si può rinunciare” sottolinea più volte. “Ma non sviliamo il lavoro manuale – aggiunge poi -, che è il lavoro invece che dovremmo rispettare di più. Non teniamolo fuori dal piedistallo”.

Un consiglio? “Non dite no ad un’offerta, anche se non è proprio la vostra scarpa. L’importante a volte è cominciare, poi il mondo gira. L’importante è combattere lo sfruttamento e non fare concessioni a chi, ad esempio, utilizza giovani stagisti per risparmiare su un contratto da apprendistato”.

E’ stata una mattina tutta con i giovani quella di oggi del presidente della Toscana Enrico Rossi. Un incontro giocato molto sull’informalità: una chiacchierata in piedi, giù dal palco, davanti a quindici file di sedie tutte occupate, in una sala gremita da oltre duecento ragazzi e ragazze delle scuole della città, qualcuno anche in piedi. Un’iniziativa in collaborazione con l’Ufficio scolastico toscano.

Un’ora e mezzo abbondante per dire e spiegare le opportunità del progetto Giovanisì che la Regione ha messo in piedi per dare una prima risposta, in divenire, ai problemi dei giovani, per aiutarli “a spiccare il volo, uscire di casa e rendersi autonomi”. Ma un’ora e mezza anche (e soprattutto) per ascoltare, con le domande di ragazzi abituati a parlarsi su facebook e per sms scritte per l’occasione su tanti post it colorati, gialli e fucsia, appicciccati via via su una grande bacheca, vera e non virtuale.

“Chi di voi andrà all’università?” chiede per rompere il ghiaccio il conduttore, il giovane giornalista lucchese Giulio Sensi. Poco più della metà alza la mano. Sul grande schermo scorre intanto un video con interviste ad altro coetanei. Cosa ti ha lasciato l’esperienza del liceo? Cosa ti ha insegnato la scuola e qual è la scuola perfetta? Non tutti la pensano allo stesso modo e c’è chi è anche deluso dai cinque anni di studio.

“Ai miei tempi – racconta Rossi – a 25 anni si era considerati adulti (o quasi), mentre oggi in Italia si è giovani fino a 35 anni: il primo problema da affrontare è questo. Il 30 per cento di chi ha più di trent’anni in Toscana continua a stare a casa con i genitori. Altrove, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania all’Inghilterra, non è così. Ma non si può dare la colpa solo ai ragazzi. A voi possiamo chiedere un po’ più di coraggio, ma lo Stato e i privati dovrebbero fare di più e investire di più. Il progetto che abbiamo messo in campo non è ‘la’ risposta, ma una risposta”.

I ragazzi ascoltano, qualcuno si appunta qualcosa. Altri chinano la testa e scrivono altre domande sui post-it. Si parla del servizio civile, si parla di borse di studio e del diritto allo studio universitario (80 milioni di euro spesi ogni anno dalla Regione), si parla di stage e tirocini. Sono 14 mila ogni anno in Toscana. Adesso, grazie al progetto regionale, sono finalmente retribuiti e 500 sono quelli già attivati, in pochi mesi: 200 euro ce li mette la Regione, almeno altrettanti (ma possono essere anche di più) sono chiesti all’azienda. Tirocini e stage per chi ha finito l’università ma anche per chi si è fermato alle scuole superiori, tirocini anche in agricoltura. “L’importante – ricorda Rossi – è che al lavoro si accompagni la formazione”.”Non si può assumere – chiarisce – uno stagista come cassiere per un supermercato”. “Lo facciamo grazie anche ai contributi europei – continua Rossi – Non credete dunque a chi vi dice che l’Unione europea non serve a nulla. E’ invece il vostro (e nostro) futuro”.

Le domande intanto proseguono. “Secondo lei, quanti di noi tra cinque anni avranno un lavoro stabile?”. In Toscana non trova lavoro un giovane su quattro, è la risposta, in Italia un po’ di più, il 30 per cento. “Ma dobbiamo seguirà la passione o la strada imboccata con il corso di studi?” chiede un altro studente. Passione e ragione devono bilanciarsi a vicenda, dice Rossi, ma senza passione si rischia di andare poco lontano. Il presidente racconta i suoi dubbi dopo la laurea in filosofia. “Volevo provare a fare l’assistente all’Università, ma c’era appena stata la stabilizzazione e posti non ce n’erano. Ho fatto una domanda per una cattedra da insegnante al provveditorato di Lecco. Ho iniziato anche a scrivere su un giornale locale. Poi mi è stata offerta la possibilità di fare il vice sindaco a Pontedera ed ho scelto la politica”. C’è spazio anche per raccontare la giornata tipo di un presidente di Regione. “Sveglia tra le cinque e mezzo e le sei, lettura dei giornali sull’Ipad, doccia, colazione e poi al lavoro, fino a sera”. Quindi il premio: ‘un annafiatoio’ consegnato a Rossi dagli organizzatori del ‘Dire e fare’ per come la Regione, con il progetto Giovanisì, ha saputo coltivare l’innovazione e il futuro. In fondo alla sala una copia della Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali della Ue per tutti.

Comunicato stampa Toscana Notizie,  di Walter Fortini

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