Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Secondo un’elaborazione fatta da Datagiovani per il Sole 24 ore le assunzioni per i giovani under 30 nel 2011 sono aumentate del 6%. L’aumento riguarda principalmente il Centro e il Nord, mentre al  Sud la situazione appare più preoccupante. Ecco qui di seguito un’interessante articolo pubblicato da  “Il Sole 24 ore” che racconta presente e prospettive future dell’occupazione giovanile in Italia.

di Francesca Barbieri pubblicato su “Il Sole 24 ore” il 26/09/2011 (scarica l’articolo in pdf)

Assunzioni dei giovani in ripresa. Almeno sulla carta. In Italia ci sarebbero oltre 2oomila posti di lavoro per gli under 30, in base alle previsioni delle imprese per il 2011 registrate da Unioncamere. Un aumento del 6% rispetto all’anno scorso, ben localizzato in alcune aree geografiche, in primis nel Nord Italia dove la crescita è del 22% a Ovest e dell’11% a Est. Al Centro – secondo un’elaborazione di Datagiovani per Il Sole 24 Ore – si registra una lieve flessione (causata dal -22% incassato dal Lazio), mentre al Sud la situazione appare più preoccupante, con un calo dell’8% delle previsioni rispetto al 2010.

Le regioni che mostrano i maggiori segnali di ottimismo sono Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia al Nord (un quarto di posti previsti in più rispetto al 2010), Toscana (+23%) e Marche (+33%) nel Centro, mentre l’unica eccezione in positivo del Mezzogiorno é l’Abruzzo (+25%).

«A parte il caso della Liguria – osserva Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani – tutte le regioni del Nord mostrano segnali di un possibile recupero dei posti persi nel 2010, nonostante nel primo trimestre dell’anno gli occupati siano calati di 15mila unità. In quest’area si potrebbe arrivare a un aumento dell’occupazione, mentre al Sud nella più rosea delle previsioni il gap tra 2010 e 2011 rimarrebbe negativo per oltre 10mila unità».

Ancora improponibile il confronto con il 2008: «I dati di stock – dice Pasqualotto – mostrano un’emorragia di 8oomila lavoratori under 35 e nelle regioni meridionali le previsioni di assunzione sono calate del 40%, in particolare in Campania, Puglia e Sicilia».

Dove l’occupazione è «green»

Sono le province più popolose a presentare il maggior numero di inserimenti previsti di giovani, con Milano, Roma e Torino nei primi tre gradini del podio. Tra le prime 20 province italiane (si veda la tabella a lato) sostanzialmente tutte (a parte il caso di Roma, -27,5%) mostrano segnali di ripresa rispetto al 2010, in particolare Monza e Brianza (+61,9%), Firenze (+57,6%) e Padova (+48%). Tra i risultati meno scontati: Rieti si posiziona al primo posto per percentuale di ingressi under 30 su quelli totali (5o%), mentre Fermo registra la più elevata crescita di previsioni di assunzione rispetto al 2008 (raddoppiate). «Le piccole province al centro di aree tradizionali del made in Italy – spiega Martina Giannecchini, docente alla facoltà di Economia dell’Università di Padova – stanno mandando segnali positivi sul fronte occupazionale, sintomi di un certo risveglio della manifattura, come dimostra anche la richiesta di tecnici, meccanici e montatori di macchinari industriali».

Settori e titolo di studio

I settori che dovrebbero assorbire la maggior parte dei giovani sono industrià, commercio e servizi alle imprese. Nel primo (che calamita un quarto delle new entry) i comparti che ricercano più personale sono metalmeccanica, tessile e abbigliamento. Nel commercio è il retail a fare la parte delle leone,mentre tra i servizi alle imprese spiccano quelli operativi di supporto e i trasporti, logistica e magazzino.

Le richieste delle imprese si concentrano prevalentemente su diplomati (48%), in particolare sugli indirizzi amministrativo-commerciale, meccanico e turistico-alberghiero. Le stesse tipologie vengono richiamate anche nelle qualifiche professionali, richieste nel 13% dei casi. Pochi i posti per i laureati (15% dei neoassunti), riservati per lo più a economisti, ingegneri e informatici. «Non si ricercano figure ad alto potenziale – commenta Egidio Riva, docente di sociologia del lavoro all’università Cattolica di Milano – ma sembra piuttosto che le imprese siano orientate a soddisfare esigenze di carattere contingente». La tesi trova conferma anche nel fatto che oltre il 70% dei neoassunti andrà a ricoprire funzioni produttive odi assistenza ai clienti, mentre appena il 3,5% sarà destinato a ruoli di progettazione e Ricerca e sviluppo. Le conoscenze informatiche non sono necessarie nel 48,7% dei casi e poco vincolante è dimostrare la conoscenza di una lingua straniera (35% dei reclutamenti). «Nell’insieme – sottolinea Riva – le prospettive di sviluppo futuro del sistema competitivo e occupazionale italiano non sembrano per niente rosee».

Infine, uno sguardo ai contratti: le formule a tempo determinato e indeterminato sono pressoché equivalenti, con una leggera prevalenza dei primi (39% contro 37%), mentre nel 19% dei casi si tratterà invece di apprendisti.

francesca.burbieri@ilsole24ore.com