Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

piano-regionale-di-sviluppo-2016-20 - v4La proposta di Prs – Piano Regionale di Sviluppo approvata dalla giunta apre una nuova fase dopo la più grave crisi degli ultimi decenni. “La fase recessiva iniziata nel 2008 secondo i segnali degli ultimi mesi pare superata – ricorda Rossi – ma si dovrà fare i conti con uno scenario completamente diverso dal passato e ancora incerto”. Incerto sulla scacchiere internazionale, incerto nelle risorse limitate a disposizione e incerto perché non necessariamente la ripresa della crescita del Pil e dello sviluppo economico sarà proporzionale alla creazione di nuova occupazione. Occorre far ripartire gli investimenti, scesi in Italia dal 20% al 16,5% del Pil, e correggere le diseguaglianze amplificate dalla crisi e fronteggiare tutte le situazioni di disagio che si potranno creare, anche la Toscana ha retto meglio del resto d’Italia e la crisi può essere una grande opportunità per reinventarsi.

Il Pil è diminuito infatti meno, così come gli investimenti: negli ultimi quattro anni in Toscana si è riusciti ad invertire il trend, si è abbandonata in parte la rendita e reinvestito sui fondamentali e si sono attratti capitali dall’estero http://toscananotizie.tumblr.com/. L’occupazione è calata, ma con cadute inferiori a quelle delle altre regioni ed inferiore è stato anche l’aumento della disoccupazione, pur raggiungendo livelli preoccupanti sul fronte giovanile: più di 50mila sono i disoccupati under 30 e il doppio i ‘neet’, ovvero chi non studia, non lavora né segue un corso di formazione.

Gli obiettivi
I traguardi che la Toscana ambisce a centrare sono quasi tutti superiori alla media del paese Italia; migliori del resto sono già i risultati conseguiti fino ad oggi. Sono obiettivi macroeconomici, il cui esito dipenderà dalla congiuntura. Si punta ad un tasso di occupazione del 71 per cento per quella fetta di popolazione che ha tra i venti e i sessantaquattro anni (nel 2014 era il 68,1% e nel 2015 il 69,2%): un due per cento in più che vale 50 mila posti di lavoro in più. Dovranno crescere gli investimenti in ricerca e sviluppo, dal 1,33 per cento del 2014 all’1,53 nel 2020, soprattutto quelli privati, perché quelli pubblici, forti dell’impegno delle università, sono già alti in Toscana. Quello R&S – avverte l’Irpet –  è una dato però a volte sottostimato in sistemi economici dove prevalgono le piccole imprese, le quali spesso non contabilizzano le spese in ricerca, anche quando fanno innovazione.  Dovranno migliorare gli standard ambientali, garantendo almeno il 36,08% dell’energia con fonti rinnovabili contro il 25,96% che era nel 2013, ultimo dato a disposizione. L’obiettivo è anche tagliare del 20% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra in atmosfera, che poi vuol dire ridurle di una quota ancora maggiore se si guarda al 2004, quando erano cresciute dell’11 per cento rispetto a quattordici anni prima.

L’abbandono precoce degli studi ha da sempre caratterizzato la Toscana, favorito in passato dalla maggiore facilità di trovare lavoro nei distretti e piccole e medie imprese. Per anni è stato funzionale al modello di sviluppo prevalente, oggi invece questa bassa propensione ad una formazione più avanzata rappresenta un limite. Qualcosa è già stato fatto: nel 2004 il tasso di abbandono scolastico era il 20,9%, dieci anni più tardi, nel 2014, il 13,8. Il nuovo traguardo è ridurlo entro il 2020 al 13 per cento e contemporaneamente innalzare al 30,6 per cento (dal 24,%2% centrato nel 2014) la quota di giovani tra 30 e 34 anni con un’istruzione universitaria o equivalente. Lo si dovrà fare con una consapevolezza, che crisi e recessione incentivano a studiare e il traguardo già raggiunto oggi andrà quindi difeso.

La crisi ha visto anche crescere le persone che non riescono ad arrivare a fine mese o che sono state costrette a tagliare parecchio la loro spesa. L’Europa si è data l’obiettivo di contare 20 milioni di individui in meno considerati a rischio o già in situazione di povertà o esclusione sociale: dunque non solo ridurre i poveri ma anche chi negli anni successivi lo potrebbe diventare. La Toscana, che vanta uno degli indici di disuguaglianza più bassi tra le regioni, darà il proprio contribuito provando a ridurre di 80-90 mila persone, entro il 2020, chi nel 2014 si trovava in questa situazione, portandole a 540 mila.

Tra i temi specificatamente regionali c’è la reindustrializzazione. La Toscana, pur restando una delle regioni più industrializzate tra quelle dell’Italia ha vissuto da lungo tempo un precoce processo di deindustrializzazione. Con la crisi la contrazione del settore si è arrestata e anche il peso degli occupati dal 201e e 2014 è tornato a crescere. Non arretrare e mantenere i livelli attuali (20,3% nel 2015) è il traguardo che si è data ora la giunta toscana. La maggiore crescita occupazionale è attesa infatti nel terziario, che non vuol dire solo turismo ma anche servizi legati all’impresa. Di pari passo la giunta vuole ridurre la disparità di sviluppo che oggi esiste tra i vari territori della regione. In particolare si punta ad accorciare la distanza tra il nord e il sud della Toscana e le peggiori dinamiche che contraddistinguono costa e montagna rispetto al resto del territorio. L’ultimo obiettivo riguarda la tutela e difesa del territorio. Entro il 2020 dovrà arrestarsi il consumo di nuovo suolo e marginale dovrà essere in questi cinque anni, puntando più che altro al recupero dell’esistente. Ciò aiuterà a contrastare anche i cambiamenti climatici e rendere meno vulnerabili i territori rispetto a frane ed alluvioni, altro impegno da qui al 2020.      

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Comunicato stampa di Walter Fortini, Toscana Notizie