Combattere la guerra, conquistare la pace
Pierluigi
Un insieme di fortunate coincidenze, di quelle che fanno la Storia e le tante piccole storie di ogni giorno e di ogni uomo. Così è iniziata la mia esperienza di borsista presso la Fondazione di studi storici Filippo Turati di Firenze. Un’opportunità offerta dalla Regione Toscana, raccolta e trasformata poi da questo importante istituto culturale in una sfida: raccontare la Grande guerra – proprio nel momento in cui le lancette della Storia fanno segnare il suo centenario – dalla trincea di chi si oppose a questa inutile carneficina.
Tutto partiva dal preciso obiettivo di valorizzare il ricco patrimonio bibliografico e la documentazione archivistica conservati presso la Fondazione; per farlo bisognava costruire un percorso compatibile con finalità e tempi del bando. Dopo la prima fase di selezione – che ha in modo inatteso premiato un tenace ma incredulo archivista/ricercatore siciliano come me (oltre alla collega “indigena” esperta di fotografia) – è stato il momento della scelta del focus dell’indagine.
L’occhio acuto ed esperto del prof. Luigi Tomassini, Direttore della Fondazione nonché tutor del progetto, aveva già puntato la prediletta preda: gli opuscoli di propaganda stampati e diffusi dallo stesso editore de “L’Avanti”, ovvero l’organo principale, la voce ufficiale dei socialisti italiani. Tra questi in particolare quelli raccolti nel Fondo Enrico Bassi e precipuamente dedicati al tema della prima guerra mondiale.
Quale miglior contributo poteva venire dall’istituto che conserva il passato della gloriosa tradizione socialista alla ricostruzione del secolare evento? Si trattava, peraltro, di un genere di fonte spesso tralasciato a causa della natura degli opuscoli – trattati come “materiale minore” e dunque scartati nei progetti di digitalizzazione – e poco considerati dalla stessa storiografia, mentre invece ad uno sguardo più attento appaiono utili a rivelare le armi della contesa retorica ingaggiata dagli esponenti del Psi contro tutti i sostenitori – in Patria e fuori – dello sforzo bellico.
Da Filippo Turati a Jean Jaurès fino a Claudio Treves e altri ancora, le migliori voci e le più incisive parole che essi scagliarono contro l’assurdo conflitto, in nome dell’internazionalismo proletario, furono raccolte in diverse collane e fatte affluire al pubblico dei lettori e dei militanti socialisti. In che quantità e con quali effetti è difficile supporre. Di certo (e purtroppo) non salvarono l’Europa dal baratro della distruzione e dei milioni di morti.
il “privilegio” di vivere un’esperienza tanto formativa professionalmente quanto proficua umanamente
Man mano che ho proceduto con il lavoro di studio e con la scansione digitale delle pagine di questi piccoli libricini è cresciuto in me l’interesse per l’argomento affrontato e la familiarità con luoghi e persone. Sempre più familiari erano, infatti, per me le sale di Palazzo Lapi, elegante sede della Fondazione che sorge in prossimità dalla centrale piazza dei Ciompi, oltre che il personale lì incontrato: le giovani ricercatrici, gli egregi professori, la segretaria o il responsabile di archivio e biblioteca.
Trascorsi i mesi e conclusa la borsa non posso che ringraziare tutti loro, oltre chi mi ha consentito – attraverso le borse erogate dal progetto Giovanisì – il “privilegio” di vivere un’esperienza tanto formativa professionalmente quanto proficua umanamente.
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