Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani
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BANNER-NEET-smallNOW, uno dei 17 progetti vincitori del Bando sperimenta   le per l’autonomia dei giovani NEET (“Not in Education, Employment or Training” ovvero quei giovani che non sono inseriti in alcun percorso di formazione, istruzione o lavoro) finanziato dalla Regione Toscana, nell’ambito del progetto Giovanisì, è stato realizzato dall’Associazione Il Sestante Solidarietà Onlus Livorno, nel corso dell’anno 2014-2015.

Il progetto, rivolto ai NEET nella fascia di età dai 18 ai 30 anni, è stato attivato nella provincia di Livorno, una delle provincie della Toscana con il più alto numero di giovani inattivi, in particolare nella città di Livorno, nel Comune di Collesalvetti e nel Comune di Portoferraio. Le attività si sono concluse nel mese di Novembre 2015.

Desiderare il futuro
L’Associazione Il Sestante Solidarietà Onlus, che da oltre dieci anni lavora nella provincia di Livorno con i giovani, promuovendone il benessere e l’inclusione sociale, si è posta come obiettivo principale per questo progetto, quCorso alfabello di realizzare un percorso capace di incoraggiare i ragazzi tornare a desiderare il futuro.

L’assenza di una visione di futuro, infatti, sembra essere alla base della demotivazione e dell’indolenza che spesso caratterizza l’atteggiamento dei giovani, in particolare di quelli che rimangono “fuori dal gioco”. Per rintracciare le origini di questo blocco nell’immaginarsi un futuro, è necessario guardare sia alla crisi dell’individuo, ma anche alla crisi globale che, la cultura occidentale, sta attraversando.

Come afferma Pietropolli Charmet, da un punto di vista psicologico, l’impressione che molti giovani hanno, di non avere gli strumenti per affrontare la vita, di non essere capaci di svolgere quei compiti evolutivi necessari per diventare adulti, genera dolore (disperazione narcisistica), che può andare a finire in una depressione, che consiste nel vedere la morte del proprio futuro.12511887_10208051976558886_72038339_n

Tuttavia la crisi economica, ma anche la crisi dei valori della cultura occidentale, hanno portato a cambiare la visione del futuro: siamo passati da un futuro come promessa, che vedeva nella scienza e nella tecnologia la risoluzione di tutti i problemi di un’umanità orientata verso il progresso, a un futuro come una minaccia, dove i disastri ambientali e climatici, le guerre, le nuove malattie, l’individualismo dilagante, ci restituiscono l’estrema negatività di un tempo affidato alla casualità senza direzione e orientamento (U. Galimberti).

Benasayag e Schmit, parlando degli adolescenti si riferiscono alle «passioni tristi», che non sono il dolore o il pianto, ma l’impotenza, la disgregazione, la mancanza di senso e il fatalismo che ne deriva. Si perde la speranza, la demotivazione cresce, le iniziative si spengono: come in una spirale che si ripiega su se stessa, si blocca qualsiasi movimento e il futuro si chiude.

Pensare al presente, a godere quello che c’è oggi senza guardare a domani, rimane la scelta meno dolorosa, per molti giovani che non vedono più il loro futuro.

 Come abbiamo lavorato
L’obiettivo che ha sostenuto il nostro intervento, è stato quello di aprire delle porte, di estendere la visuale verso un domani che deve essere ancora inventato, ma prima di tutto va immaginato e desiderato. Abbiamo ritenuto importante lavorare per far uscire i ragazzi dall’isolamento, valorizzando le relazioni affettive e la solidarietà, per noi antidoti necessari all’individualismo e alla competizione che caratterizzano la nostra epoca.

Questo è stato fatto sostenendo i giovani in un percorso di riscoperta di se stessi e di valorizzaz12507077_10208051971838768_82802154_nione delle proprie competenze relazionali, culturali e creative, accompagnandoli in questo viaggio verso una nuova vitalità.

Il progetto ha previsto una prima fase di intercettazione e di aggancio dei giovani, attraverso una mappatura per identificare i luoghi di maggiore aggregazione dei NEET nella Provincia di Livorno e, l’invio da parte della rete locale e delle istituzioni (Centro per l’Impiego, Consultorio adolescenti, Sert, Servizi sociali, ecc.), con le quali è stato possibile collaborare per tutta la durata del progetto al fine di individuare percorsi personalizzati ad hoc per i giovani presi in carico.

Cuore del progetto è stata la figura professionale del Tutor Familiare, figura educativa con competenze specifiche nella relazione, che è diventato un punto di riferimento per 12483637_10208051974518835_584459583_ni giovani coinvolti. La filosofia alla base del lavoro svolto dal Tutor è stata quella di “fare insieme” e non “al posto di”. Partendo dalla costruzione della relazione, i ragazzi sono stati accompagnati e sostenuti in un cammino, non solo di conoscenza dei servizi offerti dal territorio, di formazione e orientamento al lavoro facendo, se necessario, da “ponte” tra i servizi e il giovane, ma anche verso la riscoperta dei propri interessi e delle proprie passioni.

Si è lavorato per arrivare a una piena consapevolezza delle risorse, delle competenze, delle potenzialità, dei punti di forza e di debolezza.

Dopo una prima fase di conoscenza e di osservazione, che è stata necessaria per comprendere i reali bisogni dei giovani, sono stati individuati direttamente con i singoli partecipanti al progetto (condivisi anche con gli eventuali servizi invianti), progetti a breve e medio termine, che hanno previsto fasi di orientamento, sostegno e potenziamento, delle proprie risorse, ed eventuali accompagnamenti ad attività formative da svolgere insieme.

Per conoscere le diverse realtà dei giovani, strumenti fondamentali del progetto sono stati i colloqui individuali e i momenti di condivisione a piccoli gruppi, dove è stato possibile mettere in comune le proprie esperienze e ritagliarsi uno spazio per stare insieme e condividere con gli altri le proprie esperienze, sperimentando nuovi modi di relazionarsi tra coetanei.

Partendo quindi dagli interessi, dalle passioni e dalle attitudini12467816_10208051972718790_1985221339_n di ciascuno, integrando il tutto con l’esperienza, le competenze professionali e personali degli operatori impegnati nel progetto, sono state proposte attività e laboratori di tipo artistico, di orientamento lavorativo e di volontariato che hanno stimolato i giovani alla ri-attivazione di se stessi.

Le attività alle quali i giovani hanno partecipato con grande entusiasmo sono state:

  • laboratorio di “Orientamento formativo e lavorativo” (consigli pratici su come scrivere curriculum vitae e lettera di presentazione, simulazione di colloqui di lavoro);
  • laboratorio di “Alfabetizzazione informatica”;
  • laboratorio di “Riattivazione attraverso il volontariato” (Attività in centri di recupero per animali);
  • laboratorio di “Riciclo e riuso creativo”;
  • laboratorio “Rudimenti di DJ e Mix Art”;
  • laboratorio di Musicoterapia e percussioni.

Il progetto si è concluso con un evento finale nel quale è stato possibile fare un’interessante confronto e una valutazione di questa esperienza ancora in fase sperimentale assieme ai giovani che hanno partecipato al progetto e che si sono adoperati, ognuno con le piccole nuove competenze a702852_10208051975558861_2026999034_ncquisite, per la sua buona riuscita.

All’evento hanno partecipato anche altri ragazzi appartenenti a movimenti studenteschi emergenti e le Associazioni che sostengono le attività giovanili sul territorio cittadino, le Istituzioni e i Servizi Territoriali con gli operatori che con passione e professionalità hanno messo in campo le proprie competenze e esperienze a favore dei destinatari del progetto.

Alcuni dei giovani che hanno partecipato al progetto sono riusciti a intraprendere percorsi di formazione e lavorativi, altri semplicemente a seguire i propri interessi risvegliati; tutti con maggior consapevolezza delle proprie potenzialità, un buon inizio verso l’autonomia e la voglia di credere ancora in se stessi.

 Alcuni Laboratori nel dettaglio
“Orientamento formativo e lavorativo”

Cosa fare per attivarsi nella ricerca di un lavoro?

Come fare un c.v.? cos’è e quando si usa la lettera di presentazione? Come fare un’autocandidatura? Come affrontare un colloquio di lavoro?

Il laboratorio ha cercato di rispondere a queste domande, immaginandoci le difficoltà che i ragazzi possono avere nell’iniziare il difficile percorso di ricerca del lavoro e cercando di fornire loro più strumenti possibili , anche su un piano più tecnico e formale.

Il percorso, però, include anche finalità più personali.12468007_10208051976238878_1149126045_n

La stesura di un c.v. serve a riflettere sulle proprie competenze , cercarle, riconoscerle, valorizzarle, ad esserne quindi più consapevoli e spesso, nelle situazioni di scarsità di competenze teoriche e professionali, consente di evidenziare le proprie competenze personali.

Questo aiuta i ragazzi a riconoscere le proprie risorse , ma anche i propri limiti e quindi a capire di che cosa ci sarebbe bisogno per migliorare e per accrescere le possibilità di entrare nel mondo del lavoro.

Avere una direzione può aiutare a ” muoversi”, ad “andare verso” , ad uscire dalle sabbie mobili del “tanto non serve a niente” .

Scrivere una lettera di presentazione mette di fronte alla difficoltà di esprimere in poche righe le competenze e le motivazioni ad un lavoro, implica la capacità di sapersi descrivere con il “vestito buono” , ma che deve pur sempre essere il “proprio vestito”….

Anche la lettera di presentazione può diventare strumento di riflessione e consapevolezza.

I ragazzi hanno partecipato al laboratorio attivamente, hanno dimostrando interesse e si sono messi in gioco, nelle simulate del colloquio di lavoro e dell’autocandidatura , con la serietà e la leggerezza del gioco, dando così spazio anche a momenti di grande ilarità e divertimento, che sono stati importanti tanto quelli della riflessione.

“Alfabetizzazione informatica”

Abbiamo deciso di attivare un laboratorio di alfabetizzazione informatica per fornire ai ragazzi uno strumento valido per la ricerca del lavoro.

Sono molti i siti che offrono posti di lavoro. Tuttavia, per utilizzare queste piattaforme, è necessaria una conoscenza di base del computer e delle caselle mail.

Durante il corso abbiamo notato che i ragazzi erano bravissimi nell’utilizzo dello smartphone, ma imbarazzati davanti ad un computer. Questo perché lo smartphone ormai è utilizzato da tutti, ma in modo intuitivo, senza conoscere effettivamente tutte le potenzialità dell’apparecchio.

Il corso è stato molto informale, infatti, ci sono stati molti momenti di divertimento e condivisione. Ci siamo scambiati gli indirizzi mail e ci siamo mandati messaggi, foto, barzellette e altro. Ovviamente c’era chi conosceva già qualcosa sul computer, e chi ne era completamente digiuno. Nonostante la differenza di capacità nessuno ha dato segno d’impazienza, anzi, si sono dati una mano l’un con l’altro in assoluta armonia. A fine percorso abbiamo deciso di creare un PowerPoint che descrivesse noi e il corso.

Per quanto mi riguarda, è stata un’esperienza divertente che ripeterei volentieri, con alcuni miglioramenti e cambiamenti (come ad esempio un maggior numero di computer o una prima lezione solo con le persone che non hanno mai usato il computer). Spero che a loro sia rimasto un ricordo positivo di questa esperienza e che possa averli aiutati ad avere più fiducia nelle loro capacità.

Musicoterapia e percussioni

Lo scopo di questo laboratorio è di far sentire e trasmettere ai ragazzi che la musica è un linguaggio universale che parla all’anima ed è espressione e creazione.

L’idea è quella di un viaggio per suonare, giocare e ascoltare tantissima musica e suoni di ogni continente e di ogni alfabepoca: dalle cantigas ai suoni dell’oceano polinesiano, dal minimalismo di Philip Glass, dalle note della musica egiziana agli esperimenti della musica autogenerativa (creata dal computer) fino alle note di un organo da chiesa e le campane tibetane. Gli strumenti usati saranno i più vari: le tablas indiane, il santur persiano, i synth e le groovebox. E anche strumenti più semplici come le campane, le maracas, il tamburello per poi esplorare i suoni dei tamburi a cornice, il duf, il bendir, la tamorra.

Il laboratorio si è svolto all’aria aperta (in villa Fabbricotti) ed è durato 8 ore

 

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