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LiberaUnipiLa formazione del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali di Pisa per alcune aziende calabresi.

 

L’agricoltura, di qualità tecnologica, come deterrente per sconfiggere la mafia. Quella del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell’Università di Pisa per le aziende che operano sui campi confiscati alle mafie grazie all’opera di Libera, non è solo ‘formazione’ nel settore agrario. Il gruppo di ricerca di Meccanica agraria sta infatti aiutando l’assocazione guidata da Don Luigi Ciotti per rendere produttivi e remunerativi i terreni confiscati alla mafia e restituiti alla legalità.

“L’obiettivo principale di queste aziende è fare agricoltura biologica e farla in modo economicamente redditizio – spiega il professor Andrea Peruzzi dell’Università di Pisa – Il nostro ruolo è stato quello di dar loro supporto per la scelta e la messa a punto dei macchinari da usare per ottenere produzioni ottimali, grazie anche al contributo di alcuni costruttori di macchine agricole che hanno di fatto “partecipato” al progetto fornendo attrezzature a prezzi politici”.Non un aiuto ‘una tantum’, fine a se stesso. Ma una progettazione di lungo periodo in grado di dare lavoro e di rispondere con l’occupazione alla criminalità. Il Consorzio Libera Terra è infatti costituito da numerose cooperative che coltivano terreni confiscati alle mafie, rendendo legalmente produttive  le attività agricole svolte in contesti degradati dalle precedenti forme di gestione attuate da organizzazioni criminali.

Un aiuto pratico che ha permesso di evitare errori nella fase produttiva. Ad esempio, presso la cooperativa Valle del Marro, l’utilizzo ripetuto di attrezzature azionate per la preparazione del terreno prima dell’impianto di colture di peperoncino e melanzana, aveva causato una rilevante diffusione delle infestanti stolonifere e rizomatose. Grazie al supporto del team pisano, è stato ottimizzato il controllo preventivo del terreno e velocizzata la procedura della raccolta.

“La collaborazione con Libera Terra ha dato fino ad adesso ottimi risultati mettendo in luce il ruolo centrale dell’“elemento umano” nel successo di operazioni all’apparenza tecniche e “aride” come quelle che riguardano la scelta e il corretto impiego delle macchine agricole – commenta Peruzzi – I rapporti personali, la condivisione, il rispetto, l’amicizia e la reciproca stima tra i membri delle cooperative, hanno infatti determinato una rilevante sinergia e una forte empatia, fondata anche sulla consapevolezza di “remare nella stessa direzione”, ossia verso una cultura della legalità che riguarda non solo la gestione delle attività agricole dei terreni confiscati alle mafie, ma anche la formazione degli studenti, la trasmissione del sapere, del fare, del saper fare e del saper far fare”.

Fonte: www.intoscana.it