‘Effetto Giovanisì’: le storie dei giovani beneficiari delle misure analizzate dalla ricerca IRPET

Quanto ha funzionato Giovanisì? Quali sono gli effetti a 6 anni della partenza?
Sono queste le domande alla base della ricerca – svolta da IRPET (Istituto Programmazione Economica della Toscana) e finanziata con il POR FSE 2014/2020sul progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani.  In particolare, ad essere analizzate sono state 4 misure: Tirocini non curriculari, Casa – contributo affitto, Fare impresa e Coworking.

I risultati emersi sono stati presentati il 3 aprile 2017 durante un evento pubblico presso la Presidenza della Regione Toscana.

A raccontare “l’effetto Giovanisì da un lato i dati emersi dalla ricerca, dall’altro le storie dei giovani che hanno beneficiato di una delle 4 misure analizzate: Valentina, Giulia, Nicola e Simone.

valentina-tirociniValentina, Tirocini non curriculari

I numeri dimostrano che nel confronto tra pari i tirocini avvantaggiano chi si affaccia per la prima volta nel mercato del lavoro. Per loro la probabilità di trovare un impiego entro un anno e mezzo è il 5 per cento in più: tra chi beneficia di un tirocinio cofinanziato dalla Regione e chi svolge un tirocinio privo di finanziamento pubblico il differenziale cresce positivamente di altri 11 punti.
Nel 2015 sono 381 i giovani che hanno trovato un impiego dopo aver svolto un tirocinio.

Valentina, dopo un tirocinio svolto alla Baxter di Sesto Fiorentino nel 2013, è stata richiamata qualche mese dopo ed ora è parte del team di controllo sulla qualità dei farmaci della multinazionale.

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Giulia-casaGiulia, Casa – contributo affitto

I giovani in Italia, è noto, escono di casa più tardi rispetto ai coetanei europei (anche quando già lavorano) e la Toscana non fa difetto. Fra il 2012 e il 2015 la Regione ha finanziato 4.138 contratti di affitto (il 65% delle domande ammesse) di giovani all’inizio tra 25 e 34 anni e poi da 18 a 34 anni, con quattromilacento euro l’anno di importo medio per ogni beneficio e un contributo complessivo di 54,5 milioni.

A usufruirne in gran parte sono stati laureati con occupazioni precarie. Ma nove su dieci non avrebbero fatto quel passo senza l’aiuto della Regione: Giulia, una laurea in lingue straniere, qualche lavoro precario durante gli studi e poi un tirocinio da 500 euro al mese subito dopo l’università, non ce l’avrebbe fatta. Le è servito ed oggi, come il 94 per cento di chi ha usufruito del contributo, continua a vivere da sola nonostante il sostegno sia finito.

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simone-coworkingSimone, Coworking

Tra le ultime misure sperimentali messe in campo dalla Regione dopo il 2014 e inserite nel progetto Giovanisì c’è anche il coworking: parola forse poco nota, che indica uno spazio condiviso dove liberi professionisti e lavoratori autonomi possono condividere locali e postazioni. Una contaminazione che portano ad arricchire il servizio, moltiplicando collaborazioni, numeri di clienti e fatturato. La Regione paga l’affitto per un anno: in 68 ne hanno usufruito e tra i 37 per cui nei mesi scorsi il sostegno era già terminato in 26 hanno rinnovato o rinnoveranno l’affitto.

Come Simone, fotografo fiorentino free-lance specializzato in servizi documentaristici e reportage: prima aveva uno piccolo studio assieme ad altri fotografi (ma scomodo), poi per un certo tempo ha lavorato da casa. Con il coworking sono arrivate nuove opportunità.

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nicola-fareimpresaNicola, Fare Impresa

La Regione sostiene l’imprenditorialità giovanile e femminile da lungo tempo, fin dagli anni Novanta. Non è dunque una novità. In questo caso si tratta di garanzie offerte per favorire l’accesso a prestiti bancari.

“Senza – confessa Nicola, che assieme ad un coetaneo a 28 anni, nel 2012, aveva scelto di metter su un’impresa specializzata nella stampa 3D – nessun istituto ci avrebbe dato credito ed avremmo dovuto ridimensionare il nostro progetto”. Con Giovanisì e la Regione Toscana ha ottenuto l’accesso al prestito bancario, come altre 1972 imprese tra il 2012 e il 2015: un terzo negozi, quasi tre su dieci bar e ristoranti, una su dieci parrucchieri ed estetiste, altrettante le attività manifatturiere.

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