Dietro le quinte

Tratto dal libro “Accenti – autonomi racconti di Giovanisì”

Dietro le quinte
di Leonardo Sacchetti

“Tanto per cominciare”. Era il 28 ottobre 2012 quando il primo mattone di Accenti veniva posato lì, in una mail di Carlo Andorlini (il responsabile dell’Ufficio Giovanisì) che attira e attiva l’attenzione di tutti noi. Soprattutto, perché c’è già il nome. Accenti. “Ma che vuol dire?”, gli chiedo. La risposta è quella che avete letto all’inizio di questo volume; è quella che racconta il nostro compagno di strada Niccolò Fabi. La risposta è quella dei racconti scritti da 10 scrittori.

Più di cinquanta vite si intrecciano in questo libro. Vite raccontate, ascoltate, scritte, condivise. Questo è Accenti: vite che si incontrano sulla carta stampata, sul blog, in video e sul web. Sono le vite dei giovani che hanno usufruito di alcune azioni del progetto Giovanisì della Regione Toscana a cui si sommano le vite degli scrittori che hanno aderito a quest’idea: giovani che scrivono di giovani. Persone curiose e disposte a muoversi, a rischiare, a scommettere su se stessi.

Lindsay Paiva è una borsista che viene dal Rhode Island per studiare Giovanisì. Ha un talento per raccontare storie e finisce subito nella lista degli scrittori. Presentando il suo primo racconto, quasi si giustifica per il suo american style. “È molto informale – scrive e abbastanza strano…”. Ottimo.

“Accenti e altre leggende metropolitane”, è il codice con cui in Ufficio iniziamo a parlare del progetto. E la benzina per andare avanti arriva dai giovani che ci seguono su Facebook. “Esistono anche cose che funzionano in Italia”, scrive Andrea a fine novembre 2012. E allora: avanti, sapendo dei timori e mille speranze che ogni progetto ha per il suo protagonista.

“Devo dire grazie a tante persone – scrive a dicembre sulla pagina Facebook di Giovanisì Diego Maioni (che è raccontato pure in questo libro!) per annunciare l’apertura di una sua attività, legandola al sostegno all’Associazione Tumori Toscana (Att) – e spezzare una lancia in favore delle Istituzioni, troppo spesso criticate a priori. (…) Non rassegnamoci!”.

Ecco: una bella responsabilità. Anche perché da Giovanisì passano persone che stravolgono pure la loro vita. “Anch’io ho usufruito delle vostre misure, ho finito a novembre il servizio civile regionale e a gennaio partirò per l’Ecuador grazie ad un voucher per tirocini formativi all’estero finanziato tramite FSE :)”, racconta Alessia. Una copia di Accenti la spediamo anche a Quito, promesso.

A inizio 2013 escono notizie allarmanti sulla nuova emigrazione dei giovani italiani. Migliaia di persone che lasciano l’Italia perché non trovano prospettive. L’antidoto è l’entusiasmo dei ragazzi che “ci provano”. Come Irene e Sara che, mentre fanno un tirocinio, ci scrivono pure un libro sopra e ci invitano alla presentazione. Anche di loro, avete letto nelle pagine precedenti.

E così arriva il primo incontro tra Niccolò Fabi, gli scrittori e i beneficiari. È il 23 febbraio. Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per Accenti, avrebbe detto Neil Armstrong. È l’occasione per chiarire la roadmap del progetto e per chiarirsi tra di noi. “Non ho capito una cosa però – mi chiede un ragazzo -: devo scrivere io la mia storia? o passare un pomeriggio con qualcuno che la scriverà?”. No, la storia è la tua e la dovrai condividere con uno degli scrittori. Che poi la scriverà con il proprio stile (“Ho abbandonato l’idea del nastro con John Lennon: allontanava troppo dal nostro soggetto principale”, scrive uno di loro…).

È la ricetta del progetto: mettere insieme persone. La cosa ha funzionato, al di là del libro che avete sfogliato, perché sono nate amicizie tra scrittori, tra loro e i “beneficiari”, tra giovani con idee simili o solo vicini di casa senza nemmeno saperlo. “Ti ringrazio enormemente del contatto!! Sarebbe bellissimo poter partecipare ma sabato lavoro!!!! Vorrei proprio partecipare!!!!”, è uno dei messaggi di chi, tra i giovani, non è rientrato nella lista dei questi primi nomi. Altri danno forfait per “condizioni meteo proibitive”, “causa influenza”. C’è persino chi ha saltato un incontro perché alle prese con “il monitoraggio del vulcano Stromboli” (Sara Frangioni, anche lei raccontata qui).

Poi: il secondo incontro (sabato 4 maggio): “Complimenti! È stato proprio un bell’incontro. Si respirava aria di fattività, sia da parte vostra che avete organizzato che da noi “beneficiari”. Speriamo che le nostre storie siano uno stimolo per gli altri che verranno. Sono ansiosa di partecipare ad un’altro incontro, e se il buongiorno si vede dal mattino….”, scrive Daniela Cantini. E ancora: “Vi ringrazio TUTTI per questa bella esperienza, la vita è fatta soprattutto di incontri e Accenti me lo dimostra più che mai”, scrive Erika.

Il grazie va a loro, agli scrittori, a Federico Bondi, a Carlo Andorlini (da cui è partito tutto), ai comunicatori David e Giulia, a Chiara (“veterana” del progetto) e a tutto l’Ufficio di Giovanisì. E a Niccolò Fabi, che un giorno di maggio mi scrive: “Ci siamo… Un abbraccio”. Ci siamo.

 

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