Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

“La visita ad Auschwitz è la tappa di un percorso iniziato un anno prima con la formazione dei docenti. Noi non siamo qua solo per commemorare e mettere corone, ma per fornire ai ragazzi la conoscenza su ciò che è stato. Soprattutto per fornire loro quegli strumenti di pensiero critico che li possano aiutare a giudicare”. La vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni lo sottolinea, uscendo dal Museo di Auschwitz, al termine della cerimonia davanti al Muro della Morte dove anche la Regione Toscana ha portato, come ogni volta, la sua corona di fiori.

“Per questo – continua Barni – ho centrato il mio intervento ieri a Birkenau durante la cerimonia dei nomi, su tre aspetti principali: l’educazione, la conoscenza e la costruzione dello spirito critico”. Educazione come chiave fondamentale per la costruzione dei nuovi cittadini e la nuova classe dirigente, spiega la vicepresidente.

“Importante poi il tema della conoscenza – prosegue – perché troppo spesso si abbina la Shoah all’operato di mostri, cioè qualcuno che è distante da noi e costruiamo un muro tra noi e loro. Ma quello che è stato non è solo opera di mostri, è anche e soprattutto il frutto di un disegno perfettamente strutturato che ha coinvolto la burocrazia e stamani l’abbiamo visto: i registri delle persone, degli oggetti, i capelli, tutto doveva essere schedato e riutilizzato anche a fini di sostegno dell’economia. Mai fermarsi quindi all’affermazione – dice ancora – che chi ha perpetrato questo abominio fossero dei mostri, ma andare oltre e capire le ragioni profonde e il disegno che si voleva seguire. Non a caso ieri ho parlato di ‘stato giardiniere’, uno stato, cioè, che vuole eliminare le erbacce e che lo fa con un disegno scientifico, facendo sì che quelle erbacce possano servire fino in fondo”.

Ultimo tema, quello legato alla costruzione dello spirito critico nei ragazzi: “perché devono sempre tenere gli occhi aperti – afferma Barni – e, come ci dice Primo Levi, far sì che la storia non si ripeta perché non pensate che quell’orrore non possa tornare, può tornare in forme diverse, usando capri espiatori diversi, ma il meccanismo è sempre lo stesso: si individua un capro espiatorio, si costruisce un clima di sospetto e di odio e questa mattina lo abbiamo visto benissimo nel padiglione israeliano del Museo, nel quale una stanza era interamente dedicata al tema della costruzione dell’odio attraverso le parole e le azioni. Poi, una volta trovato il capro espiatorio e un contesto favorevole, si va oltre, ma a quel punto le condizioni si sono create ed è facile. Per questo – conclude Monica Barni – anche con il presidente Enrico Rossi abbiamo invitato i giovani a non essere indifferenti, a scegliere in modo consapevole , perché le scelte di ognuno di noi sono importanti. I nostri giovani devono essere partigiani della memoria”.

 

Comunicato stampa di Chiara Bini, Toscana Notizie