Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Si è concluso venerdì 29 agosto il primo atto del percorso che porterà alla partenza per Auschwitz del Treno della Memoria 2015. Alla Certosa di Pontignano dell’Università di Siena gli insegnanti provenienti dalle scuole superiori di tutta la regione hanno partecipato alla Summer School organizzato dalla Regione; da lunedì scorso si sono impegnati per cinque giorni, insieme a studiosi ed esperti della materia, ad approfondire e capire sempre di più la tragedia della Shoah. Sono venuti in 68: 5 dalla provincia di Arezzo, 12 da quella di Firenze, 4 da Grosseto, 4 da Livorno e 9 dalla provincia di Lucca, 5 da Massa Carrara, 8 da Pisa, 9 da Pistoia, 6 dalla provincia di Prato e ugualmente 6 da Siena.

D’ora in avanti saranno le guide che nelle aule scolastiche trasmetteranno ai circa 500 studenti prescelti per la partenza, a fine gennaio 2015, gli strumenti per comprendere la realtà dura e sgradevole dei campi di sterminio visti da vicino senza filtri e mediazioni, nella crudezza della loro follia apocalittica. La stessa costata la vita a sei milioni di ebrei e a circa cinque milioni tra prigionieri politici, di guerra, persone di etnia Rom, omosessuali, portatori di handicap fisici e mentali, di persone ritenute comunque dai nazisti indesiderabili.

“Sono i motivi fondanti della scelta della Toscana di non dimenticare e di non far dimenticare fatti ed atti che è essenziale restino nella memoria collettiva e condivisa – ha detto l’assessora regionale alla cultura Sara Nocentini salutando i partecipanti a conclusione delle giornate di formazione e studio –, dando continuità all’esperienza del Treno della Memoria, pilota a livello nazionale, e centrandola soprattutto sulla scuola come luogo elettivo di formazione grazie allo scambio tra docenti e studenti.”.

“Il Treno ha la valenza di un messaggio attualizzato da una vera e propria comunità viaggiante – ha proseguito l’assessora – che vive un’esperienza comune contro le tendenze sempre più forti di isolamento individualistico, così facilmente preda di ideologie aberranti che possono nascere e svilupparsi nei periodi critici come anche quello che stiamo attraversando, offrendo terreno fertile a spinte nazionaliste, violente e xenofobe. Un’esperienza per cui vale la pena continuare anche con sacrificio a investire risorse umane e finanziarie. A maggior ragione nel momento in cui il teatro di scambio delle memorie diventa un’Europa per la cui crescita è vitale la condivisione, il confronto e la costruzione di una cultura di pace e inclusione sociale”.