Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Articolo di Luca Aterini pubblicato il 18 marzo 2013 su www.greenreport.it

Contro una crisi generazionale: «Il 40% dei tirocini diventa un rapporto di lavoro»
A fronte di una caduta del Pil pari al 4,5%, in Toscana dal 2008 al 2012 la flessione degli occupati è stata pari all’1,1%, la metà di quella registrata a livello nazionale, ma i già fragili argini stanno cedendo ancora: per il 2013 si prevede che il tasso di disoccupazione arriverà al 9%, il più alto mai registrato dal 1990.

Nei dati raccolti dall’Irpet (Istituto regionale programmazione economica della Toscana) all’interno del Rapporto sul mercato del lavoro, si nota come quella in atto sia anche una crisi generazionale. Come sintetizzato dalla Regione, «i giovani sono i primi a fare le spese della crisi: la disoccupazione della fascia 15-24 anni raddoppia passando dal 15 al 30%, mentre raggiunge il 20% nella fascia 15-29. Circa 18 giovani su 100 appartengono oggi ai Neet (giovani che non studiano e non lavorano). Nel 2008 erano 13 su 100. Fra i Neet la prevalenza degli inattivi è maggioritaria (62%), così come la quota di giovani senza esperienze di lavoro (41%)».

In questo quadro a tinte sempre più fosche, c’è un elemento che garantisce almeno un margine di respiro all’occupazione (e non solo) giovanile. Si tratta di Giovani ì, un progetto della Regione entrato in funzione nel 2011 e che, mobilitando 334 milioni di euro, promuove «opportunità su tirocini, casa, servizio civile, fare impresa, lavoro, studio e formazione». Un’iniziativa all’avanguardia, con risultati sotto il profilo occupazionale che, in un momento come questo, risultato particolarmente confortanti ma che ancora non possono bastare: sui traguardi tagliati e le sfide ancora da affrontare abbiamo chiesto a Carlo Andorlini, responsabile ufficio Giovanisì.

Quali sono i risultati ottenuti per l’occupazione dal progetto Giovani sì, dal momento della sua introduzione nel 2011, in particolare sotto il profilo dei tirocini attivati?
«Giovani sì è un progetto complesso, che si compone di circa 28 misure diverse: nello specifico, per quanto riguarda i tirocini – prima con l’attivazione di un periodo di sperimentazione, poi con la legge 3/2012 – contiamo circa 5mila tirocini extracurricolari con rimborso spese cofinanziato dalla Regione Toscana: al momento vediamo un trend di circa 450-500 nuovi tirocini attivati ogni mese».

Quanti dei tirocini avviati sotto il cappello di Giovani sì si sono poi trasformati in un rapporto lavorativo stabile?
«Il dato che abbiamo a disposizione, ma che dovrà essere aggiornato, è che al 38-40% dei tirocini avviati segue un conseguente contratto di lavoro (sotto le quattro forme di apprendistato, contratto di lavoro indeterminato, determinato, a progetto). Di questo 40% circa, il 50% è a tempo indeterminato, classicamente inteso o come apprendistato».

Quali sono le iniziative che la Regione, al momento, ritiene prioritarie per migliorare ulteriormente l’efficacia del progetto?
«Da pochissime settimane abbiamo avviato anche un’altra esperienza che riguarda i praticantati: sia gli obbligatori che i non obbligatori potranno essere cofinanziati dalla Regione. In questo caso la situazione è diversa rispetto ai tirocini, perché la regolamentazione dei praticantati rientra nella normativa nazionale, al contrario di quella dei tirocini, ma abbiamo deciso di offrire questa possibilità a quegli studi professionali che decideranno di dare un rimborso spese al giovane. In tre settimane, abbiamo ricevuto già 200 richieste.

Per quanto riguarda i tirocini, invece, stiamo per chiudere un protocollo che riguarda tutte le università toscane per la promozione del tirocinio in quanto tale ma anche e soprattutto di alcune tipologie di tirocinio curricolare, che verranno specificate in dettaglio nell’avviso che seguirà la stipula del protocollo: anche in questi casi, come Regione prevediamo una possibilità di cofinanziamento, laddove quei tirocini vengano retribuiti con un rimborso spese – anche in questo caso – di 500 euro».

La green economy rappresenta una delle più grandi opportunità lavorative per il presente ed il prossimo futuro, come ha di recente testimoniato anche l’Organizzazione internazionale del lavoro. Pensa che il progetto Giovani sì potrebbe evolvere incentivando questa tendenza, favorendo in particolare l’occupazione dei giovani nei settori della green economy?
«Assolutamente si: la green economy è ormai una risorsa fondamentale per l’occupazione. Proprio ora, con il presidente Rossi stiamo curando un rapporto da presentare in Europa, al Comitato delle Regioni, sull’occupazione giovanile ed in particolare sui tirocini: in occasione di questo parere, uno dei punti che metteremo in evidenza è proprio la necessaria attenzione ad alcuni settori lavorativi emergenti, tra cui la green economy (insieme al settore sanitario e all’Ict, come d’altronde valuta la stessa Unione europea).

In particolare, come Giovani sì prevedete una declinazione pratica di questa particolare attenzione verso la green economy?
«Stiamo lavorando ad una rimodulazione di Giovani sì e (non tanto per quanto riguarda i tirocini, ma sullo sviluppo di idee imprenditoriali, alcune forme nuove di lavoro giovanile, etc) vorremmo sperimentare in particolar modo a promuovere la green economy. Se riusciamo, anche il tirocinio potrà diventare uno strumento maggiormente utilizzato nell’ambito dell’economia verde».

Nel combattere la disoccupazione giovanile, per la Regione Toscana quali benefici potrebbe apportare adesso con l’introduzione di una forma di youth guarantee, come suggerito dall’Europa?
«Da una parte, la youth guarantee ci convince ma, dall’altra, al momento è di fatto una raccomandazione dell’Unione europea: ne seguiamo comunque con interesse gli sviluppi. La youth guarantee, di fatto è un’azione che funge da cornice ad una serie di strumenti, come il tirocinio, l’apprendistato, la formazione: ciò che dunque si aggiungerà alla sperimentazione già in essere in Toscana è una maggiore efficienza da parte dei nostri centri per l’impiego, dei servizi d’orientamento e della stessa Regione, in modo da permettere in tempi prestabiliti – si parla di 4 mesi – per quei soggetti che escono dai circuiti lavorativi o formativi di rientrarci con una nuova occasione.

Per noi si tratta di una misura positivissima: possiamo comunque dire che, con Giovani sì, la Regione abbia già avviato in modo informale una sorta di youth guarantee. La cosa importante che noi auspichiamo, e che è in linea con quanto emerge sul bilancio europeo 2014-2020, è che dall’Europa  vengano destinate risorse specifiche alla youth guarantee. Se davvero ci saranno, in Toscana sono già presenti tutti gli elementi che la compongono, e potrà sicuramente portare benefici per l’occupazione giovanile. Nel frattempo, già nella seconda metà del 2013 la Regione prevede di impiegare risorse proprie per una sperimentazione della misura, e nel 2014 dovrebbe andare a regime grazie ai nuovi fondi europei».

Fonte notizia www.greenreport.it