Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Nel 2011, in Toscana, il 17% dei giovani compresi nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 34 anni è in una fase di stallo, cioè non studia e non lavora. È questo il dato del fenomeno della cosiddetta generazione Neet emerso dalla ricerca dell’Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana) che è stata presentata i giorni scorsi alla commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale.

La generazione NEET ha riscosso un successo giornalistico importante negli ultimi tempi, ma indica un fenomeno non nuovo e già significativo in Italia anche negli anni Novanta. La semplice rilevazione statistica però, oltre a porre dei problemi metodologici, non ci dice chi siano veramente i NEET, limitandosi a ragggruppare un insieme di persone molto diverse tra di loro. Per questo la ricerca ha teso soprattutto a capire “chi siano i giovani toscani che possono riferirsi a questa categoria”. La premessa generale è che l’Italia è un paese in fase di invecchiamento. In Toscana il fenomeno è particolarmente accentuato: la popolazione con meno di 30 anni è appena il 26% del totale (in Italia siamo al 30%). Non solo, i giovani, rispetto ai paesi scandinavi, alla Germania e all’Austria, dove esistono modelli formativi e di welfare diversi, in Italia e in Toscana sono sottoutilizzati. Tra i Neet, fino a 24 anni non esiste una differenziazione di genere. Con il crescere dell’età, invece, le ragazze aumentano sensibilmente rispetto ai maschi. Sulla base del livello di istruzione, il fenomeno riguarda per il 43% chi possiede bassi livelli di istruzione, per il 42% chi possiede un diploma e per il 15% chi possiede una laurea. Per capire chi siano i giovani riferibili alla generazione Neet, l’Irpet ha svolto 40 interviste (12 laureati, 26 diplomati e 2 con licenza media inferiore).

“Le indagini sul campo, e questa ne è la riprova”, hanno spiegato i ricercatori, “sempre più non riescono a coinvolgere i veri soggetti marginali, perché essi rifiutano l’intervista così come si arrendono prima nella ricerca di un lavoro”. Tra i diplomati emerge un forte giudizio negativo sulla scuola “troppo distante dalla realtà del mondo del lavoro”, mentre tra i laureati emerge un tasso elevatissimo “di odio nei confronti della matematica”. Tra i 40 intervistati, i 13 che hanno dichiarato di aver rinunciato alla ricerca di un lavoro vivono nella casa di proprietà dei genitori e in piccoli centri della Toscana, hanno tra i 25 e 31 anni, sono in maggioranza diplomati e hanno perso il lavoro nel 2008 (in genere commessi, parrucchiere, segretarie e sempre con contratti a termine o, anche, senza alcuna forma di contratto. I 22 che sono disoccupati e stanno cercando un lavoro, invece, vivono anch’essi con i genitori ma a Firenze e Prato o in altri capoluoghi, 8 sono laureati e gli altri diplomati con classe di età differenziate, e hanno svolto l’ultimo lavoro tra il 2008 e il 2011 con contratti, quasi sempre, di precariato. I territori di appartenenza e il livello di istruzione, dicono i ricercatori, hanno dunque un peso rilevante sulle aspettative. Ma l’indagine ha fatto anche emergere che il diploma, rispetto a qualche anno fa, protegge meno di quanto non faccia la laurea.

I ricercatori dell’Irpet hanno confermato che il nodo che emerge con maggior forza è proprio quello della qualità del sistema della formazione, della scuola e anche dei percorsi universitari. Rispetto a questo, hanno sottolineato che, per quanto sia vero che ci siano richieste di figure professionali particolari, non esistono luoghi di formazione per rispondere a questa domanda.

Rispetto al numero degli intervistati, infine, è stato chiarito si è scelto di indagare in profondità il fenomeno facendo non un’indagine statica fine a sé stessa ma effettuando, invece, un’indagine di tipo qualitativo.

La ricerca “I giovani che non lavorano e non studiano. I numeri, i percorsi, le ragioni” è stata curata da Natalia Faraoni, Donatella Marinari, Alessandra Pescarolo e Francesca Ricci.

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Fonte testo: estratto del comunicato stampa redatto da Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana