Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani
Logo_POR-FSE_orizzontaleQualificare la formazione, investire di più sul capitale umano per dare modo alle imprese dinamiche di crescere ancora e creare occupazione, migliorare il rapporto fra questa offerta qualificata alla domanda che viene dai territori e dalle imprese e che, oggi, non sempre trova risposta. Saldiamo così, una volta per tutte, il rapporto fra scuola, formazione ma anche università, con il mondo del lavoro”. E’ in questo circuito virtuoso il senso, secondo il presidente della Regione Enrico Rossi, che la Toscana deve dare  agli oltre 732 milioni di euro in sette anni previsti dalla programmazione toscana del Fondo sociale europeo per il periodo 2014-20. 
 
“Una formazione mirata è la prima richiesta che viene dal mondo delle imprese – spiega Rossi – per questo la Toscana sta lavorando ad una riforma che rimetterà al centro il problema dell’occupabilità, anche premiando, su questa base, le agenzie formative che riescono a creare davvero un legame con il mondo del lavoro.Abbiamo scelto di puntare sulle imprese dinamiche e potenziare la formazione deve essere funzionale a questa scelta”. 
 
Oltre all’esigenza di qualificare la formazione professionale per qualificare l’offerta e renderla funzionale alla crescita delle imprese dinamiche,  Rossi ha sottolineato la necessità di intervenire sul rapporto fra mondo del lavoro e scuola. “C’è stata una liceizzazione forse eccessiva per quanto riguarda l’istruzione secondaria, si è trascurata l’istruzione professionale che ha progressivamente perduto il rapporto con il mondo produttivo.E’ anche da qui che nasce la dispersione scolastica. Anche in questo caso credo si debba premiare l’occupabilità”. 
 
E se l’obiettivo è quello di riportare i giovani che non studiano e non lavorano dentro un percorso formativo, la Toscana è riuscita, secondo Rossi, a mettere in campo strumenti come Giovanisì, per contrastare lo sfruttamento mascherato dei giovani tramite tirocini. Non solo. Grazie all’efficacia del lavoro svolto dai suoi centri per l’impiego, ha dato piena operatività al programma nazionale Garanzia Giovani, ottenendo su questo dei risultati concreti, come pure si sono ottenuti risultati sul fronte dell’avviamento al lavoro dei disabili.
 
Rimettere in linea istruzione, formazione e lavoro è l’obiettivo della riforma della formazione che  la Toscana sta attuando.  Ne ha parlato l’assessore all’istruzione e formazione Emmanuele Bobbio.  “Il Fse ci offre la possibilità di qualificare quei percorsi di istruzione e formazione su cui, come Regione Toscana, ci stiamo impegnando in termini di innovazione e cambiamento”. Bobbio ha sottolineato la quota riservata a tali settori (circa 168 milioni) e fornito alcune informazioni sul loro utilizzo: nella scuola (“sarà ad esempio possibile innalzare la qualità della didattica, anche attraverso la formazione dei docenti”) e nei diversi aspetti della formazione (“l’orientamento in entrata e in uscita, l’integrazione scuola-lavoro, la ricerca: tutto questo deve essere finalizzato a creare occupazione”). 
Nei prossimi anni – ha concluso Bobbio al convegno fiorentino sul nuovo Fondo Sociale Europeo in Toscana da qui al 2020 – abbiamo “la concreta possibilità di creare collegamenti efficaci tra istruzione, formazione, lavoro. Dobbiamo farcela”.
 
Sugli aspetti sociali del programma toscano Fse è intervenuta la vice presidente Stefania Saccardi.  “Per la prima volta proviamo a declinare il FSE – ha detto – non solo sulla formazione ma anche sulle frontiere del disagio e sulla lotta all’esclusione sociale”. Spiegando come la Regione Toscana e, in particolare, l’assessorato alle Politiche Sociali da lei guidato, si sta preparando a gestire la quota (146 milioni) in arrivo, sull’asse dedicato appunto a inclusione sociale e lotta alle povertà.
La vicepresidente ha poi citato lo specifico percorso partecipativo” già effettuato con la società toscana e come, con esso, siano già pervenuti circa 200 contributi. “Serviranno – ha concluso – per costruire bandi davvero declinati sulle esigenze del territorio e capaci di mettere al centro le esigenze non delle strutture ma dei cittadini”.
 
“Il Fse ci offre la possibilità di qualificare quei percorsi di istruzione e formazione su cui, come Regione Toscana, ci stiamo impegnando in termini di innovazione e cambiamento”. Emmanuele Bobbio, assessore con delega a istruzione e formazione, sottolineando la quota riservata a tali settori (circa 168 milioni), ha fornito alcune informazioni sul loro utilizzo: nella scuola (“sarà ad esempio possibile innalzare la qualità della didattica, anche attraverso la formazione dei docenti”) e nei diversi aspetti della formazione (“l’orientamento in entrata e in uscita, l’integrazione scuola/ lavoro, la ricerca: tutto questo deve essere finalizzato a creare occupazione”). 
Nei prossimi anni – ha concluso Bobbio al convegno fiorentino sul nuovo Fondo Sociale Europeo in Toscana da qui al 2020 – abbiamo “la concreta possibilità di creare collegamenti efficaci tra istruzione, formazione, lavoro. Dobbiamo farcela”.
 
Comunicato stampa di Barbara Cremoncini e Mauro Banchini, Toscana Notizie