Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Dottorato di ricerca: ora si può fare anche lavorando in azienda. Il lavoro consiste proprio nel portare avanti la ricerca per la tesi di dottorato all’interno dell’impresa, con la formazione e la supervisione garantite dall’università. In altre parole: alta formazione, di livello post universitario, ma fatta direttamente al lavoro, dentro un’impresa, grazie ad un contratto di apprendistato. Una possibilità che da qualche tempo è permessa in Italia da una legge nazionale e che nel Nord Europa è già largamente diffusa, specialmente per professioni ad alto contenuto scientifico ed innovativo.

Da oggi anche in Toscana sarà più facile sfruttare questa possibilità grazie ad un protocollo d’intesa firmato dalla vicepresidente della Regione, con delega all’istruzione, Stella Targetti, insieme ai rappresentanti di ben 21 soggetti che rappresentano a tutto tondo il mondo dell’università e dell’alta formazione toscana, tutte  le associazioni datoriali e i sindacati dei lavoratori. Un protocollo che si prefigge lo scopo di avvicinare sempre di più il mondo della scuola e dell’università con il mondo del lavoro,  facilitando l’inserimento dei giovani e contribuendo a colmare quel gap di alta formazione che affligge l’impresa italiana, sopratutto quella di piccole dimensioni, storicamente povera di personale in possesso di laurea e ancor di più di titoli post laurea.

“Oggi il gran numero di firmatori di questo protocollo -ha detto la vicepresidente Targetti –  dà conto dell’importanza della sfida che rappresenta ed anche della sua complessità. La Regione Toscana in questa legislatura ha investito molto sui dottorati di ricerca attraverso borse di studio (220 borse: 50 borse triennali nel 2011, 100 borse triennali nel 2012, 70 borse biennali nel 2013) non solo per consentire ai giovani la possibilità di una carriera nel mondo accademico ma pensando a percorsi di ricerca finalizzati all’innovazione delle imprese del territorio. Per questo, con convinzione – ha ribadito la vicepresidente – abbiamo inteso sfruttare lo spazio normativo che il Testo Unico sull’apprendistato riserva alle Regioni, non certo per appesantire adempimenti e regole ma per semplificare, condividendo con tutti i soggetti coinvolti, mondo del lavoro, delle imprese e accademico, alcuni punti fermi,  come la durata e le ore di didattica e apprendimento formale.”

Targetti ha poi aggiunto: “Sappiamo che questa firma è un punto di partenza, adesso dovremo fare tutti un lavoro impegnativo per tradurlo in atti concreti. Sarà questo un modo attraverso il quale gli stessi  Atenei potranno vincere la sfida del trasferimento tecnologico, mentre le imprese avranno  persone altamente qualificate in azienda per attività di ricerca ed innovazione ad un costo minore grazie all’abbattimento del  cuneo fiscale e dei livelli retributivi inferiori previsti per la durata del contratto. Penso sopratutto – ha concluso Targetti – alle opportunità che si aprono  per le piccole aziende ad alto valore di innovazione, start up innovative, spin off universitari, ecc.”

Dopo la firma del protocollo, in collaborazione con il mondo accademico, verrà creato un elenco regionale dei dottorati che possono essere svolti in modalità di apprendistato, che servirà a facilitare l’incontro fra domanda e offerta. L’elenco potrà essere costanetemente aggiornato su richiesta degli atenei. I dottorandi che, d’accordo con il proprio collegio docenti, vorranno intraprendere il percorso potranno usufruire di vauchers regionali per l’attività di progettazione e formativa specifica.

Comunicato stampa di Mauro Banchini, Toscana Notizie