Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

Un sistema scolastico efficiente, caratterizzato da un’offerta ampia e qualificata di servizi in favore della prima infanzia, con un’attenzione agli studenti disabili e con un buon indice di integrazione degli studenti stranieri. Ma, allo stesso tempo, anche con una serie di problemi da affrontare: non soltanto quelli legati alla scarsità di risorse ma soprattutto per quanto riguarda la criticità della dispersione scolastica. É ciò che emerge dalla ricognizione a 360° sul mondo scolastico regionale realizzata con il I rapporto ‘Dal nido alla scuola superiore’, un’approfondita analisi dei punti di forza e delle debolezze che è stata presentata stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati nel corso di un convegno al quale è intervenuta la vice presidente Stella Targetti.

Il rapporto si divide in quattro parti. Nelle prime due sono contenuti tutti i dati riferiti ai servizi educativi per l’infanzia e quelli che riguardano l’istruzione. Rispetto ai primi, che si rivolgono ai bimbi da 0 a 3 anni viene messa in evidenza la leggera prevalenza dei servizi privati su quelli pubblici (51,9% contro il 48,1% a differenza del dato nazionale, 59 contro 41), la grande crescita del tasso di ricettività delle strutture toscane, passato dal 2007 al 2011 dal 28,7% al 31,7% (+3%), maggiore sia alla media nazionale (19%) che a quello delle regioni del centro-nord (22-25%) e la buona capacità di dare una risposta alla domanda che supera l’83% (+8% rispetto al 2007). Buona anche la risposta della Toscana rispetto all’indicatore di Lisbona, indice di copertura fissato dal Consiglio europeo di Lisbona pari al 33% entro il 2012: nel 2011-2012 l’obiettivo è stato superato raggiungendo il 33,4%, con un aumento dal 2004 di quasi 7 punti.

Molte delle ombre riguardano invece il fenomeno della dispersione scolastica. La Toscana è tra le regioni italiane con valori più alti di abbandono prematuro degli studi: 18,6% contro il 18,2% nazionale e un trend non favorevole, soprattutto nell’ultimo periodo. I maschi abbandonano molto di più (23,4%) rispetto alle femmine (13,6%). I NEET – Not in Education, Employment or Training (quota di popolazione tra i 15-29 anni né occupata, né in un percorso di istruzione formazione di qualsiasi tipo, escluso l’autoapprendimento) è un altro fenomeno in crescita, in questo caso più diffuso tra le donne che tra gli uomini. In Italia siamo al 22,7% (media UE intorno al 15%), che si traduce nel 2011 in oltre 2 milioni di persone. I valori toscani sono al di sotto della media nazionale: dal 2007 al 2011 la crescita è stata superiore a quella della media italiana, raggiungendo il 16,4% (uomini 13,4% donne 19,4%). Non positivo anche il dato che riguarda gli alunni in ritardo rispetto al regolare percorso di studi: nel 2011 sono quasi 63mila, 15,59% degli iscritti. Anche in questo caso il fenomeno è in aumento negli ultimi cinque anni e riguarda soprattutto le scuole secondarie, specie quelle di II grado.

“Il dato sull’abbandono scolastico è indicativo – ha commentato la vicepresidente – perché va integrato con i dati su chi ha scelto il percorso della formazione professionale e di chi si è trasferito in altre regioni. Ma più che il valore assoluto ciò che conta è la tendenza, che purtroppo è in aumento. E’ un segno del crescente disagio sociale e allo stesso tempo ne è la causa. Chi lascia la scuola infatti non manifesta solo un disagio, ma è destinato a viverne anche di peggiori in futuro, perché abbandonando gli studi diventerà poi più difficile entrare nel mondo del lavoro e stare nella società, visto che tra i banchi si sviluppano competenze anche sociali. Anche per questo motivo– ha proseguito – la prima risposta al disagio sociale è proprio la scuola, perché è il luogo privilegiato per aggredirlo”.

Occorrono però investimenti. “Come Regione – ha aggiunto Stella Targetti – stiamo lavorando su vari progetti, ma per cambiare in profondità le cose occorrerebbe una seria riforma della scuola: sperimentare modelli diversi, cioè innovare il rapporto tra insegnanti e e studenti, cambiare il sistema di reclutamento e di formazione dei docenti, riformare i contratti di lavoro. E naturalmente metterci le risorse che servono”. Si registra un calo di iscrizioni ai nidi. “E’ una tendenza in peggioramento – commenta la vicepresidente – a giudicare dai primi dati sulle iscrizioni per il prossimo anno educativo, ed è un chiaro e preoccupante effetto della crisi economica. Stiamo attivando un tavolo ad hoc con sindacati, categorie economiche e mondo cooperativo per monitorare la situazione e prendere possibili contromisure”.

Spiegando infine lo scopo del rapporto, Stella Targetti ha spiegato che “ha l’ambizione di diventare uno strumento da aggiornare di anno in anno, con lo scopo di creare una base di conoscenze che ci aiutino a progettare, insieme ai territori, le azioni future. Non che nel passato ci siano mancati gli strumenti conoscitivi del nostro sistema, basti pensare ad i rapporti Irpet, al lavoro degli uffici scolastici provinciali o alle indagini dell’Istituto degli Innocenti. La nostra intenzione è però dare continuità ed uniformità di analisi. L’ambito di analisi ottimale risiede nelle conferenze zonali, perchè vogliamo questo ambito territoriale abbia sempre più forza nella programmazione e nella progettazione degli interventi e perchè deve diventare il luogo di condivisione delle scelte. Il rapporto dovrà diventare lo strumento più utile possibile ai decisori politici, questo attraverso la costruzione di indicatori di sintesi in grado di ‘parlare’, di dire di più dei singoli indicatori”.

Scheda di approfondimento:
‘Dal nido alla scuola superiore’, sintesi dei dati

 

 

Comunicato stampa di Federico Taverniti, Toscana Notizie