Il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani

«L’intercultura non significa cancellare l’identità ma costruirne una nuova e più avanzata». L’assessore regionale al welfare Salvatore Allocca ha sottolineato con questo concetto l’importanza del percorso che ha trasformato le scuole della provincia di Prato in tanti piccoli laboratori sull’integrazione. «Un processo che deve partire, appunto, dai banchi di scuola».

Lo ha fatto oggi a Prato, concludendo la sessione mattutina della giornata ‘La scuola integra culture’, iniziativa organizzata dalla Provincia per fare il punto, a quattro anni dall’avvio, sul progetto di accoglienza degli alunni stranieri. Un percorso realizzato dalla Provincia di Prato insieme alla Regione, ai 57 istituti scolastici del territorio provinciale, alle amministrazioni comunali e agli Uffici scolastici regionale e provinciale.

«Tutta la storia dell’uomo – ha detto l’assessore – è fatta di contaminazione culturale, ma l’intercultura non va vista come un modo per cancellare l’identità, semmai come un percorso per costruirne una nuova. La scuola svolge un ruolo fondamentale che non è soltanto quello di trasferimento di competenze. La scuola è un luogo di socialità, un luogo che produce cultura e valori, non solo per gli alunni, ma anche per le famiglie. Prato, da questo punto di vista, non può essere che un laboratorio. A Prato i flussi migratori hanno consentito lo svecchiamento della comunità ed esistono tutte le premesse affinchè questo possa tradursi in uno sviluppo sociale ed economico del territorio, a patto di coglierne gli aspetti positivi».

Allocca infine ha ribadito che la Regione farà di tutto per mantenere il proprio sostegno al percorso. «Fin dalla nascita abbiamo sostenuto la realizzazione del protocollo (250 mila euro, ndr). E intendiamo mantenerlo anche per il futuro, nonostante i tagli e l’incertezza sull’assetto istituzionale dei prossimi due anni. Su questo aspetto stiamo portando avanti un percorso integrato, anche all’interno della Regione, per garantire la nostra parte».

Lo strumento del laboratorio è stato utilizzato per l’alfabetizzazione (sviluppo della conoscenza della lingua italiana) per l’apprendimento intensivo dell’italiano prima dell’inserimento scolastico e per lo sviluppo interculturale. Sono state attivate azioni di sistema per il sostegno alle famiglie, con oltre 300 genitori coinvolti nelle attività di educazione degli adulti e la partecipazione di 150 studenti al progetto innovativo Family Friendly. Azioni anche per la formazione di operatori del sistema (docenti, perdonale ATA, mediatori culturali, facilitatori linguistici) e la documentazione e la diffusione delle esperienze. Inoltre le convenzioni con L’Università di Parma, e prima con l’Università per gli stranieri di Siena, per i corsi sulla didattica della lingua italiana a stranieri (certificazione DITALS) e con l’Università Ca’ Foscari di Venezia (certificazione CEDILS e CEFILS), hanno visto la partecipazione attiva di insegnanti di ogni ordine e grado.

Nell’anno scolastico 2010-2011 sono 6.971 gli alunni di cittadinanza non italiana iscritti alle scuole della provincia pratese: il 19,7% sulla popolazione scolastica complessiva. La media nazionale è del 7,5%, quella regionale del 10,9%. Tra le province italiane, secondo gli ultimi dati Istat relativi al 2009/10, Prato (17,7%) è al primo posto come percentuale di stranieri sul totale degli studenti, seguono Mantova (17,4%), Piacenza (17,3%), Reggio Emilia (15,7%) e Brescia (15,6%). Rispetto all’anno scolastico 2002/03 gli alunni stranieri nelle scuole pratesi sono più che raddoppiati, passando da 2.714 unità (il 9% degli iscritti di allora) a 6.971, cioè 4.257 studenti in più (+156%). In generale le dinamiche migratorie (compensando la riduzione dei contingenti di ragazzi nati negli anni ’90) e i più elevati tassi di fecondità delle donne straniere hanno determinato una forte crescita della popolazione scolastica pratese. Oggi sono 89 le cittadinanze presenti, i cinesi (3.077) rappresentano il 44% degli alunni stranieri, seguono albanesi (20%), rumeni (7%), marocchini (6%) e pakistani (4%), quindi nigeriani, bengalesi, peruviani, tunisini, ucraini, ivoriani e filippini.

Comunicato stampa di Federico Taverniti, Toscana Notizie